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C’era una volta – Il Panopticon Teologico

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Sorveglianza e auto-sorveglianza: la religione come panopticon sull’individuo. Quanto siamo disposti a controllarci nella speranza della Salvezza?

In occasione del suo dodicesimo appuntamento virtuale [1], Sorin Petrof, accademico e curatore della South England Conference, propone una longue lecture sull’importanza dell’osservanza delle leggi.

La “Prigione della Legge”, così come lui ha intitolato la conferenza, ha l’ambizione di spiegare, senza esitazione, come l’osservanza dei comandamenti sia vista come un sistema di libertà vigilata dell’individuo che deve essere assistito e monitorato per prevenire la recidività, cioè per dimostrare finalmente che merita la possibilità di Salvezza.

Ma cosa succede quando finiscono i comandamenti, cioè senza i dieci, che in realtà sono tre: il sabato, la dieta e la decima? Allora come si può ottenere la Salvezza?

“Quale Legge?”

Petrof, avendo un’educazione religiosa di stampo avventista, pone la questione in termini religiosi: come gli avventisti percepiscono il concetto di Salvezza, egli sviluppa la sua riflessione in termini filosofici e arriva ad una interessante conclusione.

Prima di addentrarci nei numerosi meandri dei pensieri dello studioso, vediamo cos’è la Chiesa Avventista e cosa predica. La Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno [2] è un movimento mondiale presente nella società da oltre un secolo e mezzo. Essa si sviluppa nel solco tracciato dal protestantesimo americano e accetta i grandi principi della Riforma: sola fides, sola gratia, sola Scriptura. Il suo credo scaturisce da uno studio attento della Bibbia, unica e autorevole regola di fede.

Proprio dal testo sacro parte anche Petrof: lo scopo per cui leggiamo il testo biblico è quello di lasciarci interpretare da questo anche se noi tendiamo ad interpretarlo a nostro piacimento ricavando qualcosa sul momento. Lasciamo quindi che sia la Bibbia ad interpretare noi. Lo Spirito Santo, tramite il testo biblico ci interpreta. Petrof chiede ai suoi ascoltatori di vestire i panni di San Paolo da Tarso e di capire come si sarebbero comportati al suo posto visto che tale storia implica la presenza di Cristo e dunque l’interazione diretta tra uomo e Dio. Quando tale incontro avviene, l’uomo di qualsiasi epoca sia, si pone questa domanda: “Cosa devo fare per ricevere la salvezza?”. Spesso e volentieri, è una domanda che tendiamo a non manifestare, ma che in un modo o nell’altro viene a galla ed influenza molto il nostro rapporto con Dio.

Quale sarebbe stata la risposta di Cristo a questa domanda? Molto probabilmente: “Rispetta le leggi”. “Ma quali sono queste leggi?” si chiede Paolo. Il dubbio di Petrof è: “avremmo anche noi sentito l’esigenza di porre questo quesito?” Avremmo avuto esigenza di completare la domanda di Dio? Probabilmente gli avventisti no perché secondo il loro credo, le leggi si esauriscono nei dieci comandamenti. La legge, dunque, trova il suo compimento assoluto nella rispettosa osservanza dei dieci comandamenti. Questi, per la comunità, sono la legge morale da seguire. Esiste anche la legge cerimoniale: Gesù, morendo in croce, ha completato la legge cerimoniale, mentre quella morale è la legge eterna, è rimasta solo la legge morale sotto forma dei dieci comandamenti.

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Le 613 leggi ebraiche

Per gli ebrei, la situazione è più complessa: per la religione ebraica, la legge va oltre i dieci comandamenti. Conforme ad un calcolo di un rabbino, esistono ben 613 leggi presenti nella Torah. Questo numero consistente di leggi può essere diviso come segue: 41 leggi da ricercare nel libro dell’Esodo, 68 leggi del Deuteronomio, altre norme il cui numero non viene precisato nel Levitico ed infine ancora altre leggi e proibizioni nei 5 libri di Mosè. Si è anche escogitato uno stratagemma per memorizzarle tutte: 365 sono proibizioni (ciò significa che nel sistema solare un fedele è sottoposto ad un’interdizione al giorno), le rimanenti 249 erano precetti positivi. Queste ultime, sempre secondo il pensiero di alcuni rabbini, corrispondevano alle ossa del corpo umano. 613 in totale: difficile da memorizzare, ancora più difficile da rispettare!

L’osservanza delle leggi non corrispondeva con la salvezza: non esisteva un automatismo di fondo per cui se il fedele si comporta bene, la salvezza era garantita. Il concetto di salvezza è estraneo alla religione ebraica perché la salvezza non si ottiene su base individuale. L’individuo fa parte di una comunità. L’individuo, da solo, non vale niente. Il popolo aveva stipulato il contratto con Yahweh, non l’individuo. Fin quanto l’individuo faceva parte di questo popolo, poteva beneficiare del contratto con Dio, ma solo perché rappresentava una parte di questo tutto che era il contraente diretto. Come si poteva far parte del popolo? Molto semplicemente con la nascita e, in seguito, l’appartenenza veniva ufficializzata attraverso la pratica della circoncisione, per gli uomini. Dal momento che era l’uomo il capo famiglia, anche i suoi discendenti, per sangue, erano parte del popolo, formavano il popolo.

Se le leggi fossero state violate, si sarebbe rotto il patto tra Dio e il singolo in quanto questo si distaccava dalla comunità, quindi si poneva al di fuori del contratto da solo. Non è più parte del popolo prescelto, pur rimanendo ebreo. Non può più godere dei benefici accordati dal contratto tra Dio e comunità perché egli si è voluto allontanare, distinguere. Quindi l’osservanza della legge dimostrava l’adesione al popolo prescelto, il legame con questo. La salvezza era un concetto secondario, il legame era fondamentale. Solo attraverso il legame si otteneva la salvezza che è un concetto collettivo. Il legame già esisteva: era stato sancito con il dono dei dieci comandamenti sul Sinai.

Tutte le leggi andavano rispettate in base ad un principio che Paolo da Tarso mette in discussione nella Lettera ai Galati [3]:

“Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica”.

Il Panopticon Teologico e la Libertà vigilata

Sembra quasi che, se l’individuo non rispetta rigorosamente tutte le regole, questo lo porti a vivere sotto una nube nera di maledizione. Qui, Petrof irrompe sottolineando come Paolo avesse realizzato che nell’affermazione precedente mancasse qualcosa. Sospetta di essersi smarrito sulla via delle 613 leggi. Manca, infatti, un precetto che, fra i tanti, è sfuggito alla ragione dei molti. Per tale ragione la domanda “quale legge?” viene spontanea.

Cristo, infatti, per legge intende solo quelle che regolano la vita collettiva, il rapporto con gli altri. La legge morale. Perché la relazione individuo- Dio si basa sulla stessa legge che regola il rapporto individuo-individuo. Le leggi, per essere rispettate, vanno conosciute. Altrimenti c’è il rischio di cadere nella trappola dell’incertezza: come fa una persona ad avere la certezza che sta rispettando tutte le 613 leggi? È come percorrere una strada senza poterne mai vedere la fine. È umanamente impossibile avere la certezza dell’osservanza della legge. Chi si illude di conoscerle tutte e di vivere secondo queste, non sa di cosa parla perché la Bibbia lo contraddice nella figura di Cristo in primis.

Ritornando al quesito di partenza, “sulla base di cosa otteniamo la salvezza?”: attraverso la Passione di Cristo. Cerchiamo di argomentare meglio questa affermazione: poiché Cristo è morto al posto nostro, noi abbiamo ottenuto la salvezza.

Ma gli avventisti non si accontentano solo di questo. Cristo è morto per tutti, non solo per la chiesa avventista. Gli avventisti credono di essere il popolo prescelto e per dimostrare questo devono rendersi diversi da tutti gli altri non solo attraverso i riti perché ogni chiesa ha propri riti celebrativi, una propria organizzazione, ma anche e soprattutto nel modo di pensare la Salvezza. Quindi l’opera di Salvezza non si è risolta e conclusa alla croce con la morte di Cristo, ma è continuata nel cielo alla presenza di Cristo e sarà completata solo nel giorno del Giudizio.

Nell’avventismo il sacrificio di Cristo equivale a una sorta di decreto di amnistia generale. Sei stato perdonato, ti è stata data una nuova possibilità, ora sei libero di vivere. Va bene, ma come vivere, questa è la domanda?

L’avventismo non credeva che si potesse vivere liberamente senza un attento monitoraggio. Si doveva in qualche modo dimostrare che la possibilità e il diritto alla salvezza erano meritati, quindi nella versione avventista, l’individuo è iscritto a una sorta di servizio di libertà vigilata, che è un periodo di supervisione di un criminale, imposto dal tribunale, essendo un’alternativa alla reclusione, una modalità di intervento attraverso attività socio-pedagogiche caratterizzata da un connubio tra supervisione e assistenza. Devi essere assistito (carattere pedagogico) e monitorato (carattere disciplinare) per prevenire il ripetersi e allontanare qualsiasi tentazione terrena dall’individuo. Si preserva così la libertà dell’individuo conquistata non da lui, ma da Cristo.

Si formò così una sorta di Panopticon teologico con profonde implicazioni psicologiche, inteso ad assistere l’individuo nella sua riabilitazione morale essendo lo stile e la visione avventista, per definizione, un vero inno alla profilassi. Questo è applicabile a tutte le religioni: indipendentemente dal credo di una persona, questa è cresciuta con l’idea che lassù ci sia qualcuno che la osserva di continuo, l’amore non è indispensabile. Questo non necessariamente nella persona di Dio, che è indaffarata anche con altro, ma tramite l’affiancamento di un ‘agente’ individuale, il famoso angelo custode che annota meticolosamente ogni mossa e pensiero del proprio assistito.

Un paragone poco felice è quello con la Securitate, la brutale polizia segreta durante il periodo comunista in Romania: i securiști erano degli angeli custodi molto abili e attenti osservatori.

E quale sistema migliore per prevenire i “crimini” se non l’osservanza dei comandamenti? Questi comandamenti vengono paragonati da Paolo, nella Lettera ai Galati, ad una guardia del sistema penitenziario [4]:

“Ma prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata”.

Cioè, la Legge guida (è educativa) e monitora il nostro comportamento (previene) per non ricadere in errore.

Da qui l’ossessione ermeneutica per la corretta interpretazione dei comandamenti, dovuta all’inevitabile eterno ritorno della trasgressione, dalla categoria ‘è peccato fare questo’ ed ‘è peccato non fare questo’.

Il vero problema è quando tratti l’individuo come un potenziale criminale: questo troverà sempre il modo per mandare in cortocircuito il sistema, per uscirne pulito, anche se sa di aver sbagliato e ritornerà a compiere atti illeciti. Nella maggior parte dei casi, i carcerati, una volta scontata la pena e usciti dal penitenziario, si abbandonano a comportamenti recidivi.

Ad esempio, cosa significa per la maggior parte proteggere i dieci comandamenti che in realtà sono tre: il sabato, la dieta e la decima. Questi tre sono misurabili e verificabili. Si può vedere se uno rispetta il sabato o meno, si possono notare gli sviluppi positivi o negativi della dieta ed è verificabile il pagamento o meno della decima. E finché ci aggrappiamo a loro, ci sembra di avere una certa certezza di salvezza, non definitiva, ma c’è.

Il teologo ha anche mostrato delle slides con i risultati di uno studio: oltre il 47% degli avventisti dell’emisfero australe, hanno affermato che se seguissero la dieta in modo più rigoroso, avrebbero una maggiore convinzione di salvezza.

Da bambini osservavamo i comandamenti, i tre, i dieci e altri che non sono nel libro sacro. Ma cosa fai quando inizi a esaurirli? Quando, per alcune cause, iniziano a non avere più la stessa influenza e valenza del passato? Cosa fai quando Cristo ti lascia senza comandamenti?

Forse è per questo che, istintivamente, abbiamo paura di incontrare Cristo: per alcuni potrebbe essere fatale perché non sappiamo vivere senza un custode, una guida o semplicemente senza la legge.

“Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo”. [5]

Bibliografia
  1. Închisoarea Legii, 02/04/2021;
  2. Gli Avventisti Rispondono;
  3. Il Vangelo di Paolo, I veri discendenti di Abramo, 3:10;
  4. Il Vangelo di Paolo, Funzione e scopo della Legge, 3:23;
  5. Il Vangelo di Paolo, Funzione e scopo della Legge, 3:25;
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