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Chi vuole (ancora) una città così? Episodio 1

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Prosegue il laboratorio di critica sullo sviluppo urbano de Il Tazebao dopo l’incontro di maggio.
Il primo episodio della newsletter sulla città di Firenze, a cura di Lorenzo Villani e Lorenzo Somigli.

Firenze, 29 settembre 2023Noi non vogliamo una città così. Hai visto anche te i fondi vuoti? Gli spazi senza persone? Hai visto quanti dormono per strada? Senza casa. Hai visto i costi che lievitano, i servizi che crollano? E la qualità della nostra vita che crolla di conseguenza. No, noi non vogliamo una città – e una vita – così. Non più. E abbiamo scelto una foto precisa per partire con questa newsletter sul nostro Tazebao: l’Hotel Astor – poco più in là c’è il nuovo studentato di lusso – che rappresenta l’abisso della nostra coscienza. La fine di un’idea di città dei cittadini.

Abbiamo scelto come titolo “Chi vuole ancora una città così”, perché la genitura della nostra critica è in quel lavoro civico e partecipato dell’architetto Luigi Bicocchi sulle minime di Casella, Paradiso e Rovezzano: i fermenti del Sessantotto erano ancora attivi e il tessuto sociale affamato di cambiare e incidere, con uomini e soprattutto donne protagoniste, proprio sulla città. Una volta di più consigliamo di vederlo. O di rivederlo, ché male non fa.

Firenze - Case minime di Casella, Paradiso, Rovezzano. 1973 (vimeo)
Firenze – Case minime di Casella, Paradiso, Rovezzano. 1973 (vimeo)

In questi mesi, sui danni al tessuto umano e sociale, financo economico, prodotti dal turismo di massa e dalla monocoltura turistica è rinato un dibattito pubblico, anche grazie al nostro contributo. Del resto, non poteva essere altrimenti visto il precipitare della situazione.

Montanari, che ha scritto pagine da mandare a memoria sulla Cappella Brancacci rendendo giustizia a quei corpi “poveri” nobilitati dal Masaccio, alle Leopoldine − mancavano i posti a sedere – ha lanciato una base per una critica trasversale. C’eravamo. Il laboratorio de La Città Invisibile conduce un’instancabile critica. La Cisl Firenze-Prato ha pubblicato uno studio coraggioso e ficcante sui giovani e la città che esclude anche per effetto del turismo di massa: la stampa locale, avvezza a parlare di “boom di presenze”, non ha potuto ignorarlo. Padre Bernardo, dall’acropoli di San Miniato, così orientale, adornata dalla luce dei mosaici, ha lanciato un monito affinché la città sia sempre Civitas e non un fondale vuoto. La lista potrebbe continuare, anche perché all’estero si ragiona sul modello Airbnb, anche nel paese di Nomadland (che ha vinto l’Oscar non per caso).

Noi daremo spazio a tutte le voci critiche e ragionate della città e sulla città, certi che le soluzioni vengano solo dal confronto e non da un dibattito stantio mono-tematico come il suo modello economico, perché la depressione spirituale e quella economica procedono congiuntamente.

Tutto questo avviene – e ci investe tutti – mentre il capitalismo evolve verso una nuova dimensione, più forte, più presente, più pervasiva e più oppressiva, nata dalla saldatura con il nuovo mezzo digitale. Così capiamo il successo e il primato di Airbnb e delle altre piattaforme, il motivo, tutto politico, della loro venuta: perpetrare la distruzione del modello della stanzialità e dell’abitare, cuore della Civiltà, e aprire una valvola di sfogo, a basso costo, per le masse triturate dal bio-potere. Rientra, per così dire, nei nostri compiti.

Così perveniamo a una critica dello sviluppo urbano come proiezione dello sviluppo del capitalismo digitale. Tutto si tiene e non è isolato.

Nel frattempo, mentre la città è inchiodata, le forze della storia riprendono la loro marcia, nuovi equilibri e potenze si affermano. E l’Africa vicinissima reclama un posto nel mondo e nella storia. E noi aggiungiamo che se lo merita pure. Perché i popoli – e le persone – esistono anche quando sono poveri. In fin dei conti, di fronte a tutto questo, siamo tutti poveri, anche chi ha un appartamento in più: così è. Politica è stare con l’altro, vivere il suo problema, andare avanti e insieme. Più siamo e meno ego.

Se non lo ha già fatto, tutto questo ci colpirà. Tutti. Più prima che poi. Anche chi pensa di guadagnarne, anche chi pensa di essere più furbo di noi. Nei prossimi mesi, condurremo un’analisi rigorosa e seria, alta nei contenuti, aperta ma inflessibile. Non c’è alternativa alla Lotta.

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