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Segnali di risveglio 2: dall’incontro in Oltrarno con Tomaso Montanari

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C’è una risorgente carica di critica in città. Anche perché i problemi stanno diventando evidenti e gli effetti negativi del turismo di massa debordanti. Per tutti.

Nell’ambito della nostra piattaforma di critica radicale sul modello di sviluppo urbano della città vetrina, giovedì scorso abbiamo partecipato all’incontro tenutosi in Oltrarno con lo storico dell’arte Tomaso Montanari. Una serata di riflessione civica promossa dal Comitato Oltrarno Futuro, che ha avuto ampia e qualificata partecipazione. E non è poco nell’epoca del solipsismo digitale. Segno, inequivocabile che le energie ancora ci sono, nel vero tessuto civile.

Dell’intervento di Montanari, che avuto il pregio di stimolare molti dei presenti, riportiamo di seguito alcuni passaggi salienti così da alimentare nuovo dibattito e nuove riflessioni.

“Siamo in molti e io sono qua come residente dell’Oltrarno. Stamani, durante un’intervista a Controradio, mi è stato detto che l’Oltrarno è ‘ancora una città’, però i residenti dicono che qualcosa non va. In quell’ancora c’è la ragione per cui siamo qua stasera”, ha esordito Montanari. “Perché siamo e vogliamo continuare a essere ancora una città, a differenza del quadrilatero romano”.

Montanari ha detto di volersi battere “per mantenere vivo il rapporto tra Urbs, la città delle pietre, e la Civitas, la città delle persone: noi vogliamo ancora abitare una città viva”.

“C’è un’idea di Firenze, ma non è un’idea di città. C’è un’idea di messa a reddito, di rendita di pochi, a spese di tutti: è la socializzazione delle perdite e la privatizzazione degli utili”, ha proseguito.

Montanari ha definito “clamoroso” che il sindaco di Firenze “faccia di tutto per non far partire la raccolta firme per i due referendum del Comitato Salviamo Firenze”. I due quesiti, ha spiegato, chiedono, infatti, che “non sia automatico il passaggio da destinazione d’uso da direzionale a ricettiva” e che “non si continui a nascondere, dietro l’etichetta degli studentati, un’ulteriore breccia rispetto ai limiti alle attività ricettive”.

“Ciò avviene – ha puntualizzato Montanari – in un momento in cui gli studenti vedono negato il diritto allo studio perché è negato loro il diritto all’abitare e, in nome degli studenti, si costruiscono student hotel che, però, sono hotel a cinque stelle”.

Come ha riferito Montanari, il turismo di massa ha messo piede in svariate città, italiane ed europee, con effetti devastanti: “Poche settimane fa il numero dei posti turistici ha superato quello dei residenti e il modello di Firenze è Venezia, che al tempo di Tiziano aveva un numero di abitanti largamente superiore a oggi”.

Montanari ha poi aperto una riflessione sul governo delle città e sul nodo della partecipazione e la capacità di incidere veramente sulle decisioni del potere: “Il problema sta nella partecipazione dei cittadini. Il presidenzialismo delle città, con l’elezione diretta del sindaco, è stato una sciagura. Ha portato allo svuotamento del Consiglio Comunale. Ci era stata promessa più partecipazione diretta, invece, chi vince ha sostanzialmente un mandato in bianco e la città è estromessa”. 

Le nostre riflessioni a margine

Jean-Claude Martini: La partecipazione è stata talmente ampia che non bastavano i pur numerosi posti a sedere. È sicuramente segno del fatto che la popolazione, quando le si permette di parlare, ha molto da dire e non si tira indietro dall’esprimersi, come peraltro hanno dimostrato i molti interventi combattivi, tra cui quello del principale relatore il prof. Tomaso Montanari. Ancor più stupefacente, in ciò, è stata l’assenza totale sia del giornalismo che della politica istituzionale, fatta eccezione per Lorenzo Villani di Per Un’Altra Città.

Il nodo del contendere è rappresentato dal referendum che il Comitato Salviamo Firenze vuole promuovere rispetto alla promozione della partecipazione della cittadinanza per quanto attiene al procedimento di variante e alla regolamentazione circa la costituzione legale dei cosiddetti “Air B&B”. In tutto ciò, il sindaco Nardella non ha firmato il decreto di autorizzazione per lo svolgimento del referendum, i cui termini sono scaduti il 2 giugno scorso.

Forse per ironia della sorte, forse no, questa mobilitazione riporta alla memoria il sommovimento analogo che si verificò, anch’esso di giugno, nel 2011 per l’acqua pubblica, contro il nucleare e contro il “legittimo impedimento”, il cui chiaro risultato fu completamente disatteso dalle politiche delle giunte e dei governi successivi. Inoltre, è da portare all’attenzione l’analoga campagna referendaria che il Comitato Ripudia la Guerra sta conducendo per far firmare la popolazione italiana contro la partecipazione del governo italiano al conflitto ucraino e contro l’invio di armi ai paesi coinvolti in conflitti.

Chi scrive ha partecipato anche al presidio, funzionale alla raccolta firme, svoltosi in piazza Sant’Ambrogio nella tarda mattinata del 2 giugno sotto il patrocinio di quest’ultimo aggregato, e può dire con certezza che i limiti intrinseci a questo tipo di iniziative sono comuni.

Manca una progettualità politica di respiro generale, manca una consapevolezza del fatto che gli spazi del legalitarismo “democratico” si vanno sempre più restringendo in favore di una burocratizzazione che complica gradualmente e ulteriormente, nell’ottica di farla svanire del tutto, la partecipazione popolare ai processi decisionali che partono dalle istituzioni.

Questo lo si è visto in particolar modo nella serata dell’8, ove i continui richiami al “pacifismo legale e non violento” sono stati infine contrastati dall’appello di una residente alla “occupazione del consiglio comunale” e da un ragazzo delle case occupate.

Ora, per quanto riguarda l’occupazione del consiglio comunale, senza dover risalire alle lotte degli anni ’70 possiamo citare l’infausto esempio degli operai della GKN; la continuità è la chiave di volta per il successo di ogni lotta rivendicativa che si inscriva in un progetto generale di vero protagonismo dal basso: comitati come quello dell’Oltrarno (e non solo) non mancano di tecnici, esperti, consulenti, di quella che nel gergo di altri tempi si sarebbe definita intellighentsia. Niente vi fa difetto, potenzialmente, affinché costoro assurgano in prima persona a istituzioni cittadine, anche perché nessuno meglio di loro conosce i problemi quotidiani dei vari quartieri: all’iniziativa di piazza Tasso era presente, infatti, un rappresentante di un analogo comitato del Campo di Marte. Apparentemente, ciò sembra richiamare esperimenti sociali e istituzionali già effettuati neanche troppo lontano da noi nel tempo e nello spazio: penso ai Congressi popolari e ai Comitati popolari che sorreggevano la vita istituzionale della Jamahiriya libica fino alla sua violenta distruzione nel 2011, laddove il popolo intero prendeva parte, suddiviso in Congressi Popolari Professionali, Congressi Popolari di Base e Comitati Popolari, su su fino al Congresso Generale del Popolo, agli affari politici dello Stato in un contesto di democrazia diretta senza intermediari sul modello dell’Agorà greca. Non è un caso che né venerdì 2 né giovedì 8 si sia minimamente parlato delle elezioni amministrative che si terranno, verosimilmente, a inizio giugno dell’anno prossimo; anzi, molti interventi dei presenti in ambedue le circostanze hanno sottolineato esplicitamente che le responsabilità pratiche dell’attuale catastrofica situazione si suddividono tra esponenti del centro-sinistra ed esponenti del centro-destra.

In conclusione, ciò che ci separa dall’attuazione di soluzioni realistiche e concrete è, a parere di chi scrive, lo spirito di delega che ancora persiste in seno alla popolazione e che un intervento alla serata di giovedì ha messo in evidenza. Una volta superato questo ostacolo, a quel punto saranno con ogni probabilità le istituzioni a inseguire i comitati cittadini e non più, com’è stato (infruttuosamente) sinora, il contrario.

Lorenzo Somigli: “La pressione del turismo di massa è tanto forte da debordare oltre i confini del centro cittadino, la porzione di città destinata scientificamente alla rendita fin dai lavori per Firenze Capitale. Oggi l’Oltrarno, domani Rifredi e Campo di Marte, che già assiste a uno svuotamento delle proprie funzioni, senza che ci sia una nuova progettualità. Dunque, la mobilitazione civica e trasversale, di tutta la città è un primo fattore positivo, che sta emergendo: va sostenuta. In effetti, non ci hanno ancora del tutto domati. Nel suo intervento, Montanari ha colto dei punti importanti e ha il merito indiscusso di aver sempre condotto una critica ragionata e sistematica al turismo di massa. Per quanto possiamo noi cittadini residenti (r)esistenti della città continueremo a tenere alta l’attenzione sulla città viva, contro la città morta, con un’opera anche di diffusione e di comunicazione di eventi e idee come queste. Ché il dibattito è sempre positivo e il torpore certamente mortifero”.

Dalla stampa fiorentina

Stamptoscana – Leopoldine straripanti di gente, San Frediano non vuole “perdere l’anima”

QuinewsFirenze – Residenza perduta, stressati di turismo e movida

Toscana Chianti Ambiente – Firenze, dall’Oltrarno un fermo no alla monocultura turistica. Le riflessioni di Montanari

I nostri altri interventi sulla città
  1. Firenze e la Bellezza
  2. Il modello Airbnb e la città senza cittadini
  3. Finis Florentiae
  4. Il turismo di massa mette in discussione la nostra civiltà. La nostra sfida dev’essere radicale

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