Cerca
Close this search box.

Campo di Marte, l’occasione perduta e la fine dell’Urbanistica a Firenze. Una critica radicale: per tornare alla Bellezza

Firenze Campo Marte foto 1
Condividi articolo:
SEGUICI SU TELEGRAM:
Dal caso dello Stadio Franchi alla triste fine dell’urbanistica a Firenze, passando per una crisi abitativa che ci riporta indietro di mezzo secolo, per arrivare, infine, all’insostenibilità del turismo di massa.
Le riflessioni dal convegno “Firenze Campo di Marte: lo stadio, la comunità, l’occasione perduta”, promosso da Il Tazebao – Un Manifesto per una Critica della Contemporaneità.

Firenze, 27 maggio 2023 – Quasi un secolo fa, il Campo di Marte è stato al centro di una sperimentazione urbanistica e architettonica all’avanguardia, intorno ma non circoscritta allo Stadio. Il confronto è impietoso e perfino l’opportunità storica rappresentata da Rocco Commisso non è stata colta. Tuttavia, il caso dello Stadio è l’emblema di un problema più ampio e non eludibile: l’esaurimento di ogni capacità di pensare e ripensare lo spazio urbano e civico.

Da questa constatazione, nascono le analisi degli ospiti intervenuti al convegno “Firenze Campo di Marte: lo stadio, la comunità, l’occasione perduta”, promosso da Il Tazebao il 22 maggio scorso alla libreria L’Ora Blu di Firenze.

Lo Stadio Franchi, Commisso, l’occasione perduta

“L’arrivo di Commisso ci ha regalato l’occasione insperata di progettare e di riorganizzare funzionalmente un’area urbana storica e vitale, e noi l’abbiamo perduta”, ha esordito Gianni Bonini, aggiungendo che “il Viola Park di Bagno a Ripoli riscriverà l’identità viola col suo corredo di marketing e di valorizzazione paesaggistica”. Il Campo di Marte, “nel quadro del trinomio pavoliniano, arte, turismo e spettacolo”, ha trovato, secondo Bonini, la sua “funzione urbanistica, fulcro di una dialettica progettuale feroce ed altissima che si prolungherà nell’immediato Dopoguerra nella discussione tra forma e funzione”. “Si chiama urbanistica concertata – ha puntualizzato – l’operazione che era da fare subito con Rocco, al suo sbarco a Firenze, al Campo di Marte, le amministrazioni di sinistra se ne facevano un vanto”.

Francesco Borgognoni ha ricordato che “la nostra Bellezza viene da lontano, era al centro del progetto politico dei Medici. Politica, Consenso, Ricchezza, Sociabilità, Sogno. Lo Stadio entra nella città nel periodo in cui compaiono la Manifattura Tabacchi e il Teatro Puccini, la Filarrocca e la Guerrina, le Officine Galilei e la Aermacchi. Insieme al prodigio dei prodigi, la stazione di Santa Maria Novella. Lo scempio che se ne è fatto ancora non ha distrutto l’incanto degli affreschi di Rosai…”

La monocoltura turistica e la nuova crisi abitativa

Lorenzo Somigli ha rilevato che “il modello del turismo di massa mette in discussione le basi della nostra civiltà, che esiste nell’abitare. Dietro questi ‘turisti per caso’ si nasconde un nuovo modello politico, che ci vuole nomadi, per citare il film che ha vinto l’Oscar”. Sulla stessa linea Lorenzo Villani: “Quello di Airbnb è un modello che contraddice la natura stessa dello stare e del vivere un luogo”.

Sia Somigli sia Villani hanno posto l’accento sull’emergenza abitativa: “Circa 100 gli immobili all’asta ogni mese nel 2023, 150 gli sfratti ogni mese nel 2022 e, di contro, 7 nuovi studentati di lusso in costruzione. Sta tornando la precarietà abitativa mentre fette di popolazione – anche chi prima stava bene o stava meglio – tornano in condizioni abitative che erano la norma, prima dei piani pubblici per la casa”.

Tutti gli intervenuti hanno concordato sul dare continuità alle riflessioni, con nuovi incontri, allargando la partecipazione e di conseguenza lo sguardo: “Un compito lo abbiamo e non lo possiamo disertare”.

Il nostro impegno prosegue
  1. Segnali di risveglio: la città viva contro la città vetrina

Cerca un nuovo articolo

Resta sempre aggiornato
Scopri Il Tazebao

Ho letto la Privacy Policy

Il Tazebao
Scopri altri articoli
Notte di droni

Il Tazebao – Recita la canzone sovietica: «Notte buia, solo i proiettili fischiano attraverso la steppa». La notte del 13