Cerca
Close this search box.

La stretta sugli Airbnb funzionerà?

Condividi articolo:
SEGUICI SU TELEGRAM:
Proseguono le nostre analisi sul fenomeno del turismo di massa e la crisi dell’abitare, introducendo una prospettiva nuova: la stretta ad Airbnb come leva per colpire la proprietà e favorire gli Student Hotel.

Già nel giugno 2018, sulla scia dell’apertura del primo Student Hotel a Firenze, in viale Spartaco Lavagnini, l’imprenditore scozzese Charlie MacGregor annunciò che “entro cinque anni” sarebbero state aperte dieci strutture analoghe in tutta Italia con un investimento che si aggirava sui 6-700 milioni di euro.

I cinque anni sono trascorsi e MacGregor, come raramente si vede fare in Italia, ha mantenuto la parola: oggi infatti si parla di aprirne anche a Milano, Roma e Venezia. Solo che, nel frattempo, poco prima del Covid ha iniziato a diffondersi la pratica dei cosiddetti Airbnb, strutture ricettive gestite da privati a prezzi concorrenziali nei confronti degli alberghi “tradizionali”. Questo “dualismo di potere” nell’ambito del turismo è alla base dell’attuale confronto tra il governo e le amministrazioni locali, in particolare tra la ministra del Turismo Daniela Santanchè (FdI) e un certo numero di sindaci, capeggiati dal “nostro” Dario Nardella.

In questo scontro sicuramente influisce l’approssimarsi delle elezioni comunali a Firenze, in programma verosimilmente per il giugno dell’anno prossimo, in un contesto peraltro in cui il PD ha incassato sonore batoste a Massa, Pisa, Siena, Campi Bisenzio e Pietrasanta, confermando in Toscana soltanto Pescia. Fatto sta che il DDL Affitti Brevi proposto dal governo, che limita a due notti la durata minima del soggiorno turistico in un qualsiasi “comune di interesse” (fatta eccezione per le famiglie numerose, che potranno prenotare anche per una notte sola), è stato ritenuto “inefficace” da Nardella, il quale ha vietato l’apertura di nuovi Airbnb in centro dal 1° giugno, per “rilanciare la residenza nel centro storico” e “combattere il caro affitti”.

Per quanto i rotocalchi nazionali e locali abbiano cercato di far passare questa dialettica come un “braccio di ferro” tra sindaci e governo, in realtà le due proposte possono sovrapporsi senza alcuna necessaria soluzione di continuità in quanto il comune denominatore è rappresentato dal vantaggio che pongono in essere per la costruzione dei nuovi Student Hotel, in quanto miranti a sradicare alla base ogni ipotesi di concorrenza. L’obiettivo dichiarato del governo, vale a dire quello di “scongiurare i rischi di un turismo sovradimensionato” e “impedire lo spopolamento dei centri storici salvaguardandone i residenti”, non è certamente raggiungibile concentrandosi su questi aspetti.

Si tratta infatti di due problemi che hanno radici ben più profonde nel tempo e le cui cause risiedono nella politica seguita da molte amministrazioni, come appunto quelle di Firenze e Venezia, consistenti nel trasformare i centri storici in emblemi di “città-vetrina” costringendo i residenti originari a migrare verso le periferie e le province per via dei costi e dell’invivibilità del posto e dando il “liberi tutti” all’apertura di paninerie, ristoranti e bar in nome di un turismo d’accatto che contribuisce alle casse cittadine soltanto nei limiti del quantitativo astronomico di turisti che si riversano per tutto l’anno nelle nostre città.

Leggi anche: Chi vuole (ancora) una città così? Episodio 1

Cambia poco, in definitiva, che si favoriscano gli alberghi o gli Airbnb: al contrario, l’adozione delle misure proposte dalla Santanchè e dai sindaci consentiranno come al solito soltanto ai piccoli e medi imprenditori e in generale ai più abbienti di proseguire nella prassi che hanno posto in essere sino ad ora, colpendo unicamente i singoli o i piccoli nuclei familiari per i quali gli Airbnb sono nient’altro che un modo per arrotondare un magro stipendio e dover sopportare relativamente meno ristrettezze mediante un introito in più.

Nessuno, in ragione di ciò, ha parlato di regolamentare i flussi turistici a livello statale o di accentrare nelle mani dello Stato l’intera filiera turistico-ricettiva per garantire proprio quella regolarità e uniformità normativa a livello nazionale che la ministra Santanchè ha addotto tra le motivazioni ufficiali del DDL Affitti Brevi. Proprio questa è la “red flag” che suggerisce sin d’ora che l’annoso problema del turismo nelle grandi città continuerà, almeno nel prossimo periodo, a rimanere irrisolto.

Cerca un nuovo articolo

Resta sempre aggiornato
Scopri Il Tazebao

Ho letto la Privacy Policy

Il Tazebao
Scopri altri articoli