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Stadio Franchi: siamo al redde rationem

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Siamo arrivati al redde rationem sulla questione dello Stadio Franchi e Il Tazebao non si sottrae a una disamina sistematica e seria.

Le penne pensanti de Il Tazebao intervengono sulla questione dello Stadio Franchi – la Fiorentina ha rispedito al mittente l’ultima proposta del Comune di Firenze; è un “caso” che chiama in causa la gestione di un quartiere come Campo di Marte, che un secolo addietro fu al centro di una innovativa trasformazione urbanistica, e, più in generale, l’urbanistica, la scienza per il governo del territorio e di società complesse, che sembra ormai del tutto scomparsa. È un “caso” o è una scelta? Nel maggio scorso il gruppo de Il Tazebao ha promosso anche un incontro, partecipato e trasversale, svoltosi in quel presidio di civiltà che è la Libreria L’Ora Blu, incentrato proprio su questi temi. Non solo, il nostro manifesto – era il maggio del 2021 – promosse un appello a sostegno del Presidente Rocco B. Commisso allora bersagliato da tutti, in primis dalla stampa locale. Oggi interveniamo così.

Fabio Fallai – Presidente Viola Club Franco Nannotti

E siamo finalmente arrivati alla conclusione del tormentone stadio. In una dichiarazione ripresa da Firenze Viola il DG Joe Barone ha finalmente rovesciato il banco: la Fiorentina non metterà un euro sul Franchi né sul patetico progetto di stadio provvisorio al Padovani, ipotesi rilanciata da Nardella e caldeggiata da Abodi per coinvolgere Commisso e la Fiorentina. Neanche un euro. E finalmente cesseranno, mi auguro, i fastidiosi lamenti per un voltafaccia dell’Europa, una punizione del governo al Sindaco dell’opposizione, una ridda di soluzioni alternative una peggiore dell’altra. Rifate i servizi igienici al Franchi, date una imbiancatina e sperate che il cemento armato duri altri vent’anni! Li avrete disponibili per intortare i creduloni su ipotesi marziane di nuovi stadi: lo stadio è al Campo di Marte e la Fiorentina giocherà sempre lì. Mettete i soldi da parte per rifare uno stadio come si deve al posto di un cesso (“una schifezza”, per parlare come Rocco), anche a tutela di un quartiere che degradato non è ma lo diventerà senza la Fiorentina. Io sto con Rocco!

Sul tema, Fallai, che ha rilanciato la gloriosa rivista Alé Fiorentina, scrisse un suo tackle: Commisso, lo stadio e… la fine del calcio. Il tackle di Fabio Fallai

Francesco Borgognoni

La verità la sanno tutti, solo che nessuno la vuole dire. Era emersa chiaramente anche ai tempi dei Della Valle con i primi rosiconi. Bastò accennare ad un investimento sulla Piana perché un intervento della Magistratura (24 ore dopo sic!) ponesse sotto sequestro le aree oggetto di interesse.

Esiste subalternità da parte della politica nei confronti di un gruppo di potenti, aristocratiche ricchissime famiglie, che hanno la pretesa di tutto controllare in tema di grandi scelte urbanistico – immobiliari. Sono i soliti da sei secoli e costituiscono la comunità che massimamente al mondo vive in continuità di residenza e di funzione nella città di antica origine. Non c’è stata visione né progetto. Ma solo una miserabile subalternità, ormai acquisita, direi, quasi geneticamente, mediante automatismi quasi inconsapevoli.

Se la politica muore, la città decade. L’unica cosa viva e popolare in questo disastro rimane la squadra viola. Quella dei nostri sogni di bambini. Io spero che sopravviva alla nostre, ormai non più lunghissime, vite. Forza Viola!

Di Borgognoni abbiamo pubblicato anche: Firenze e la Bellezza

Gianni Bonini

Spero che le sacrosante dichiarazioni del DG Barone pongano fine a questo tormentone, che è durato anche troppo. La scelta infelice dell’amministrazione di portare Commisso al Mercafir ha prodotto un effetto domino che ha travolto le possibilità di modernizzare il nostro stadio evitando così che si venisse a creare un buco urbanistico nel corpo della città. Del resto è una scelta in continuità con la crescente perdita di funzione e di ruolo di Firenze negli ultimi trent’anni che ora ha accelerato. I lavori al Campo di Marte erano l’Occasione con la O maiuscola per rimediare al disordine ed agli errori dei Mondiali del ’90.

Tutto questo dobbiamo aggiungerlo alla perdita di peso del calcio nazionale, resa evidente dalla partita dei diritti tv, al momento largamente sotto le aspettative.

La gestione di Nardella è in linea con la gestione della Lega Calcio che dimostra di essere trascinata dalle dinamiche del mercato senza controllarne le briglie. C’è un problema enorme di classe dirigente in tutto il Paese, le élite cooptate in modo familistico e non per merito dimostrano di non saper navigare in una situazione internazionale turbolenta in cui finanziarizzazione della vita sociale e geopolitica dettano senza pietà i tempi della Storia.

I comitati, che difendono gli alberi del Campo di Marte, e io sono con loro, dovrebbero cogliere il precipitare della deriva di Firenze ed alzare il tono generale della loro iniziativa. Prima che sia, se non lo è già, troppo tardi.

Sulla città Bonini ha scritto: Finis Florentiae

Lorenzo Somigli – autore di “Chi vuole (ancora) una città così?” (I Quaderni de Il Tazebao)

Non c’è niente di più emblematico che la gestione dello Stadio Comunale Artemio Franchi. Verrebbe da domandarsi cosa ci abbiano guadagnato i sindaci e gli assessori ma forse ha ragione Francesco. Il declino della città mette a dura prova anche i volenterosi.

Da mera rassegna stampa si legge che il centro, negli ultimi otto anni, ha perso un residente al dì (Repubblica Firenze), che nel centro c’è un bar/ristorante ogni 31 cristiani – pardon – “cittadini” (Corriere Fiorentino), che il turismo porta “tre miliardi” ma porta anche salari bassi – una leva per impoverire – e sommerso (così, sempre sul Corriere); Firenze Today fa le pulci – bisogna darne atto al giornale – alle nuove vendite di pregio: Palazzo Vivarelli Colonna, di cui si faranno “residenze di extra lusso”, e la casa natale del Cellini che dovrebbe diventare un Airbnb grazie a un investitore francese. Che sia anche questo un effetto del Trattato del Quirinale?

Nel frattempo, Lorenzo Villani – anche lui è intervenuto all’evento di maggio su Campo di Marte e Stadio Franchi – su La Città Invisibileche mi pare un laboratorio da seguire, mette tutti in guardia da un possibile crollo di Airbnb. Forse sarebbe il caso di evitare furberie e provare a capire. Oltre la tirannia dei “subiti guadagni”, così scomodo anche il più illustre dei nostri. Il crollo nella casamadre degli States, in città medio grandi sembra confermato, da Porto – scrive Euronews – arrivano segnali agghiaccianti sugli abitanti espulsi dal mercato immobiliare per colpa degli affitti brevi e del turismo di massa: i fenomeni sono globali, come globale è il capitalismo delle piattaforme.

Aggiungiamo il lento trapasso del Maggio, con buona pace del trinomio “arte, turismo, spettacolo” che lo ha generato – lo dico ad usum degli immemori – e le difficoltà croniche del “polo fieristico”, oggi costretto a un nuovo risanamento.

Il modello scelto e praticato, a mezzo di precise scelte urbanistiche, ammesso porti “ricchezza”, ha devastato la città, sicché ha divorato sé stesso. Non sembra una scelta “economicamente vantaggiosa” – uso il lessico di quelli che vorrebbero usare il lessico di quelli bravi in economia. Spero di sbagliarmi, temo di no.

La nostra nuova pubblicazione: I Quaderni de Il Tazebao: Chi vuole (ancora) una città così? (2023)

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