La Chiesa romana getta tutta la sua Auctoritas per salvare la Mesopotamia
Il viaggio di Francesco nella culla della civiltà è un atto politico che ci voleva e che aspettavamo con impazienza. Non solo per far sentire ai cristiani rimasti in Medioriente (che svolgono una funzione preziosa, come ricordato da Maroun El Moujabber) che non sono abbandonati e con loro tutte le minoranze e sono tante ed in pericolo che soffrono in questa terra benedetta e martoriata.
Non solo perché infonde fortezza d’animo a tutti quelli che lavorano per la pace e si impegnano in prima persona, come Madre Agnes di “Mother Fortress” e non come le fiction mediatiche che ci vengono propinate in Occidente, scottate dall’impaludarsi delle cosiddette Primavere Arabe in Libia come in Siria.
La Chiesa romana getta tutta la sua Auctoritas per salvare la Mesopotamia, guardando alla mezzaluna fertile nel suo complesso, dalla recisione delle sue radici e di quel meticciato etnico, religioso e politico che ne fanno un unicum storico.
Ci sarà tempo per fare una valutazione più approfondita. Per ora ci basta sapere che la millenaria visione del Pontifex è impegnata a cambiare il pensiero strategico occidentale che dal XX secolo non è riuscito a garantire una pace duratura, anzi negli ultimi dieci anni ha aggravato il processo di sbriciolamento statuale. Ora dobbiamo solo inginocchiarci.
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