A colloquio con il noto attivista Faouzi Mahbouli, da sempre osteggiato dai poteri che controllano la Tunisia.
Oggi ricorre l’anniversario del Giorno dell’Evacuazione. L’ultimo soldato francese lasciava Biserta il 15 ottobre 1963. Eppure, l’influenza francese si è prolungata fino ad oggi: non un controllo diretto ma un’infiltrazione continuativa, una presenza stabile in settori e segmenti strategici dell’economia. La riprova è stata la presa di posizione dell’ex presidente Marzouki, a cui adesso e dopo tanta indignazione, è stato tolto il passaporto diplomatico, che da Parigi ha chiesto alla Francia di non sostenere in alcun modo Kaïs Saïed. La Francia, del resto, sostenne il candidato sconfitto proprio dall’attuale presidente. Al di là dei rapporti con la Francia, in generale, i paesi esteri non hanno mostrato alcuna aperta contrarietà a Saïed.
“Quella di Marzouki è stata un’uscita vergognosa” commenta Faouzi Mahbouli, uomo d’affari e attivista tunisino. Mahbouli è da sempre in prima linea per i diritti e nella lotta contro la corruzione: le sue battaglie lo hanno costretto all’esilio, scampando anche a un tentativo di omicidio. “Non è un caso – spiega – che Saïed sia sempre stato molto cauto nei rapporti con la Francia dopo la sua elezione. Bisogna aver chiaro che tra USA e Francia è in corso una guerra molto dura in Africa. Questa situazione molto preoccupante mi è stata illustrata da alcune persone del Dipartimento di Sicurezza. La Francia sta perdendo in tutti gli scenari e sta arretrando, di contro stanno avanzando i cinesi, ora primo investitore in Africa, e gli USA sentono di non poterlo permettere”.
I rapporti con gli USA possono determinare il successo di Saïed. “È così. Appena eletto firmò un accordo di cooperazione per la difesa con gli USA della durata di dieci anni, quindi ben oltre la durata del suo mandato. La Tunisia è troppo strategica”. E, infatti, ieri il Presidente ha incontrato l’ambasciatore a Tunisi Donald Blome. In una successiva intervista Faouzi Mahbouli ha parlato anche di questo.
Torniamo alle intromissioni francesi
“Ti racconto un episodio. A Tunisi c’è una scuola di giornalismo: scopro che è finanziata dal Ministero degli Esteri francese. Quando pubblicai, circa quattro anni fa, la notizia, chiamarono per insultarmi. Sia chiaro, ricevere finanziamenti, anche dall’estero, non è vietato e, infatti, era alla luce del sole: era indicato nel sito. Un po’ dopo tornai a controllare: non c’era più. Adesso hanno creato un’associazione che sostiene la scuola ma scavando cosa viene fuori: sempre il Ministero degli Esteri”.
Una presenza che non accenna a diminuire. “Sì, ma noto, anche grazie ai social, che molte più persone in Africa si stanno rendendo conto di ciò che ha significato la presenza francese nel continente. Macron – rimarca – è una calamità. In Mali, in Algeria, in Tunisia, ovunque”. Potremmo dire anche in Libano perché di fatto ha legittimato l’attuale classe politica. “Macron è molto più odiato di Sarkozy. I suoi rapporti con la famiglia Ben Ali e con altre delle famiglie che controllano il paese sono noti a tutti…”
Adesso però sembra aprirsi una finestra per il cambiamento
“La gente vuole cambiamento e ripone ancora fiducia in Saïed. Uno dei settori su cui Kaïs Saïed adesso intende intervenire è la magistratura, che è stata infiltrata di elementi vicini ai partiti e che gode del sostegno della coalizione della corruzione”. Anche per questo Bouden non avrà un compito semplice: “Assolutamente no, i poteri sono radicati e gelosi dei propri interessi. C’è stata una saldatura tra gli interessi delle grandi famiglie, che sono molto più potenti dello stato, e i partiti islamici e islamisti. Bouden però ha già portato novità, soprattutto dopo Mechichi: ha parlato apertamente di lotta alla corruzione. Nessuno lo aveva mai fatto. C’è tanto da cambiare in Tunisia. Nel sud, vicino Tataouine (che è stata centro delle protese del movimento Kamour), sono stati trovati dei giacimenti di petrolio e gas che potrebbero essere essenziali per l’economia ma a cui nessuno può accedere…”
L’articolo è stato ripreso da Assadakah.
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