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Mahbouli: “Ci aspettavamo di più da Saïed. Sicuramente ci sono state pressioni…”

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I poteri intoccabili che cercano di preservarsi, lo stato di eccezione attivato da Kaïs Saïed il 25 luglio e adesso prolungato a luglio 2022 ma soprattutto il popolo tunisino che, dieci anni dopo le Primavere, si ritrova sempre più povero e sfiduciato. Dopo il discorso del Presidente, Il Tazebao accoglie di nuovo l’uomo d’affari e attivista per i diritti umani Faouzi Mahbouli. Mahbouli è stato un convinto sostenitore di Saïed alle elezioni del 2019, sposando in pieno il suo progetto di democrazia diretta, oggi è più critico.

Lei è stato fortemente osteggiato, da sempre, dai grandi interessi che controllano i gangli essenziali della vita del paese e che hanno cercato di preservarsi. Come sono sopravvissuti alle Primavere e come si stanno riposizionando adesso?

“Più che una “rivoluzione” – io, come Saïed, penso non sia stata realizzata veramente – c’è stata una sollevazione del popolo il 16 e 17 dicembre, durata fino alla fuga di Ben Ali (14 gennaio). Subito dopo questo breve scossone il potere reale è tornato in mano alla vecchia oligarchia tunisina, composta da una parte più vicina agli USA e una più vicina alla Francia. La prima è quella che fa capo a Kamel Eltaïef, il nostro Licio Gelli, che, come lui stesso ammette, ha facilitato Ben Ali, soprattutto all’inizio, e gli è stato vicinissimo fino agli ultimi giorni. L’altra è quella della famiglia Mabrouk che ha interessi in una pluralità di settori ovvero banche, assicurazioni, auto, supermercati. Seppi dall’ex ambasciatore di Francia, Pierre Ménat, che fu proprio Mabrouk a chiedere la sua testa perché non volle nasconderlo in ambasciata il 13 gennaio. In quell’occasione ha ottenuto la sua testa e ha riottenuto pure il suo aeroplano, prima bloccato. C’è stato il finanziamento libico a Sarkozy, posso dire tranquillamente che ci sia stato anche quello tunisino, e non inferiore, a lui e a molti politici francesi. Dei loro affari ne parla con esaustività il libro “Tunis connection” dei giornalisti Lenaig Bredoux e Mathieu Magnaudeix, che ha citato molti esempi di azioni estorsive della catena Monoprix, per esempio. Il libro viene regolarmente bloccato in Tunisia: quando arrivano delle copie le famiglie mandano i propri uomini a comprarle, penso che in dieci anni avranno riempito un magazzino intero! Per lo meno Bredoux e Magnaudeix hanno una rendita fissa… Questi poteri che tengono in scacco il paese hanno cercato, in tutti i modi, di ostacolare i miei affari, la mia vita perché gli sono sempre stato addosso e non ho mai smesso di denunciare e, per fortuna, ci sono stati documentari, interviste, interventi in televisione che hanno contribuito a far conoscere la verità ai tunisini. Loro, in questi dieci anni, hanno portato i propri soldi all’estero e hanno cercato di diversificare gli investimenti ma hanno paura di una transizione politica”.

Pochi giorni fa ha parlato il Presidente annunciando una proroga nel congelamento dell’assemblea e un percorso di consultazioni popolari per le riforme.

“Sono un po’ deluso da Saïed perché si è mosso solo negli ultimi mesi, dopo due anni dalla sua elezione – sono stato un suo convinto sostenitore – ma capisco che le grandi famiglie da un lato e gli interessi internazionali dall’altro – spesso questi due attori si sovrappongono – riescano a opporre molta resistenza al cambiamento. Ci aspettavamo molto di più dal suo discorso. Non ha annunciato niente di straordinario. Non ha sciolto il Consiglio Superiore della Magistratura, che è uno degli organi più corrotti. Tutti noi tunisini pensiamo che la magistratura sia corrotta e pure il CSM ammette i suoi evidenti problemi. C’è stata una conferenza stampa del CSM: il presidente ha detto che occorrono riforme ma non adesso. Mi è venuto da ridere! E quanto ancora dovremmo aspettare? Sicuramente ci sono state delle pressioni esterne sul Presidente: da USA, Francia, Italia, insomma dagli stessi paesi che poco tempo fa chiesero la ripresa del processo democratico in Tunisia. La situazione è molto tesa, la gente aspettava risposte concrete già il 25 luglio e sono passati dei mesi: anche Saïed adesso rischia. Secondo gli ultimi sondaggi il consenso è sempre molto alto ma deve fare ciò che il popolo tunisino chiede. Deve sciogliere il CSM e congelare i beni delle grandi famiglie. Capiamo che sta lottando contro interessi duri a morire ma la fiducia non è eterna”.

Dopo il discorso del Presidente, c’è stata una chiara dichiarazione di apprezzamento da parte degli Stati Uniti (e anche dell’Italia a ruota).

“Il suo rapporto con l’ambasciatore americano a Tunisi non è idilliaco per via delle sue dichiarate posizioni sioniste mentre Saïed è sul versante opposto. Dopo la sua elezione, però, ha stipulato un accordo di cooperazione militare con gli Stati Uniti della durata di dieci anni (Essebsi ne aveva firmato uno per cinque) e l’accordo prevede anche delle basi”.

Il Presidente e soprattutto il governo Bouden devono provvedere a una situazione economica sempre più preoccupante.

“Tutto passa da rompere l’assedio di questi poteri locali e internazionali e dal riappropriarsi dei beni sottratti al popolo tunisino, a cominciare dalle nostre risorse. Dobbiamo recuperare la sovranità ma, senza il controllo sulle nostre ingenti risorse energetiche del Sud, sottratte sulla base di accordi sotterranei dopo l’Indipendenza, non saremo mai liberi. Dobbiamo liberarci dal gioco della Françafrique: la Francia è il primo responsabile di questo sistema di predazione, in Tunisia e in molti paesi del suo ex impero coloniale”.

La Tunisia, sulla scorta dei due paesi europei da sempre vicini, Francia e Italia, si prepara a introdurre il green pass (22 dicembre). Come giudica questa misura?

“Sono totalmente contrario e ho giù partecipato a delle manifestazioni di protesta. Abbiamo anche iniziato a registrare dei videoclip in cui spieghiamo perché dobbiamo contrastare questa misura. Riteniamo sia illegale imporre la vaccinazione, perché il green pass è una leva per arrivare a quello. Siamo coscienti però – e non si tratta di fare complottismo spicciolo – che esista un governo mondiale che esercita pressioni sul nostro Presidente”.

L’articolo è stato ripreso da Assadakah.


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