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Dall’aggressione volgare e rozza alla violenza sessuale: quando la pena non è commisurata. Il tackle di Fabio Fallai

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Il nuovo tackle del nostro Fabio Fallai sulla vicenda della molestia alla giornalista Greta Beccaglia.

Ho lasciato trascorrere svariati giorni dalla vicenda di cui è stata vittima la giornalista Greta Beccaglia un po’ per verificare l’umore dei media e dell’opinione pubblica, un po’ per sedimentare una reazione che vada oltre il giudizio morale e possa esprimere un giudizio di testa (e non di pancia) come mi pare sia stato fatto da molti.

Andrea Serrani, tifoso viola di Civitanova Marche, non è difendibile: il suo gesto rozzo, volgare e irrispettoso, oltre che stupido perché eseguito in diretta televisiva, rappresenta un cliché fuori luogo, fuori tempo, in contrasto con la modernità, con il buon senso, con la storia dell’equiparazione dei diritti tra uomo e donna che non ammette cadute di quel tipo.

Va condannato senza se e senza ma (come amano affermare i giustizialisti dell’ultima generazione): punto.

E infatti gli è stato somministrato un DASPO di tre anni che, per un tifoso appassionato quale sembra essere, è una punizione esemplare: senza contare l’esposizione mediatica negativa (allo stadio sarebbe stato scandito un coro solenne di “scemo, scemo”) che sicuramente farà riflettere lui e tutti gli eventuali emulatori.

Il problema è che, come al solito, l’iperbole dell’indignazione ha fatto tracimare il buon senso: in una società dove ormai i riferimenti della conoscenza e della competenza sono WhatsApp e Facebook e dove i superlativi si sprecano per ogni situazione, è stato facile mettere sullo stesso piano la toccata delle parti basse di Greta con il pestaggio dell’olimpionica Margaux Pinot da parte del compagno, o, peggio ancora, con l’ennesimo duplice stupro sul treno Milano – Varese di pochi giorni fa.

La condanna deve essere commisurata al fatto: rubare due mele non è la stessa cosa che assaltare una banca. Sempre di furto si tratta ma nessun uomo dotato di buonsenso potrebbe mai accomunare i due fatti e imporre la stessa condanna ai due colpevoli.

Siamo andati oltre: il Sindacato dei giornalisti ha invitato le aziende che inviano le giornaliste sul campo a dotarsi di servizio d’ordine per proteggere le loro dipendenti dalle aggressioni (senza nemmeno tenere conto che le aziende, per risparmiare, potrebbero scegliere di assumere solo giornalisti maschi, meno esposti a questo tipo di aggressioni, con buona pace della parità di genere).

I segni dei “tocchi” sul viso di Marguax Pinot sono ben più evidenti e dolorosi di quelli che ha dovuto subire Greta. E poiché lei stessa chiede di tornare alla normalità (perché quando si risveglia la bestia degli odiatori social, i danni si vedono su tutti e due i fronti: su quello di Andrea Serrani, indicato come omofobo, stupratore e potenziale femminicida, da richiudere in galera per almeno 12 anni, e su quello di Greta Beccaglia, accusata di fare carriera rapidamente grazie ad una mano morta forse addirittura organizzata da lei), credo che vada stesa una conclusione equa su tutta la vicenda.

Andrea Serrani si tiene il DASPO e il disprezzo delle donne e degli uomini civilizzati. Greta Beccaglia, senza perdonare il reo ristoratore, ritira la denuncia penale e la chiude qui.

La sensazione è che il mestiere del giornalista, così come in parte per quello dell’infermiere e del medico ultimamente o del magistrato fino a pochi mesi fa, amplifichi in maniera esponenziale ogni giudizio di condanna per le violazioni che toccano loro direttamente, una sorta di lesa maestà che scatena la difesa rabbiosa della corporazione.

Ecco perché rimango dell’opinione espressa con un meraviglioso striscione in Curva Fiesole, oscurato dal mainstream benpensante:

“Prima razzisti, poi sessisti… ma mai giornalisti!”

Gli altri tackle a cura dell’autore
  1. La delusione di Dusan Vlahovic. Il tackle di Fabio Fallai – Il Tazebao
  2. Di razzismo nel pallone e altre amenità corrette. Il tackle di Fabio Fallai – Il Tazebao

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