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Cibo, energia, acqua: la crisi alimentare turca

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«L’aumento dell’inflazione e il valore record della lira hanno esacerbato la crisi alimentare della Turchia, che è stata accelerata dagli shock economici locali e globali della pandemia di COVID19 e delle sue conseguenze nel 2021».

Inizia così l’articolo di Michael Tanchum, docente di Relazioni Internazionali del Medio Oriente e del Nord Africa presso l’Università di Navarra.

L’articolo che reca il seguente titolo, “La crisi dell’inflazione in Turchia rivela la debolezza sistemica nella sicurezza alimentare della Turchia”, pubblicato a inizio dicembre per Turkeyanalyst.org, mette in luce la correlazione tra il tasso di interesse, questa creatura mostruosa per la Turchia di Erdoğan, e la crisi alimentare, una delle tante crisi che si stanno abbattendo sulla mezzaluna islamica. Ovviamente non dobbiamo dimenticarci del debilitante cambiamento climatico, al quale neanche il paese è immune, e la preoccupante scarsità d’acqua dell’altopiano anatolico.

Il tasso di interesse

Focalizziamoci sul tasso di interesse, nemico giurato del presidente Erdoğan: nonostante la forte crescita del PIL della Turchia nel 2021 dopo la contrazione imputabile alla pandemia di COVID19 nel 2020, l’aumento della povertà in Turchia è allarmante. Sempre attenendoci ai dati forniti dal Prof. Tanchum nell’articolo sopracitato, “Dalle difficoltà economiche della Turchia nel 2018, seguite dalla contrazione economica indotta dalla pandemia COVID-19, più di tre milioni di cittadini turchi in più sono scesi sotto la soglia di povertà entro giugno 2021, il che rappresenta circa un aumento del 40%.” [1] Lo stesso tasso di inflazione è peggiorato da giugno: l’Istituto statistico turco [2] colloca l’inflazione in Turchia, nell’ottobre 2021, a un preoccupante 19,89%. Tuttavia, l’Inflation Research Group (ENAGrup), composto da accademici ed ex funzionari governativi, stima che il tasso di inflazione reale della Turchia, nello stesso mese, sia un allarmante 49,87%. A metà novembre, il valore della lira turca è crollato a un minimo storico, superando la linea psicologicamente importante di 10 lire contro il dollaro americano. A seguito di un ulteriore taglio del tasso di interesse dell’1% da parte della banca centrale turca il 19 novembre, la valuta turca è crollata ulteriormente di 11 lire contro 1 dollaro. Nel complesso, la lira turca ha perso il 30% del suo valore durante il 2021.

I consumatori turchi hanno sentito il pungolo dell’inflazione galoppante più immediatamente nel costo del cibo, in particolare del pane. Il tasso di inflazione alimentare in Turchia nel mese di ottobre 2021 si è attestato al 27,41%. All’inizio di ottobre, il governo del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha ordinato l’espansione della rete di negozi di alimentari gestiti dalle cooperative di credito agricolo della Turchia (Türkiye Tarım Kredi Kooperatifleri), sperando di dissuadere dall’attuale aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Questa iniziativa, tuttavia, non ha avuto il successo sperato in quanto i nuovi negozi, non possono eguagliare la copertura delle maggiori catene di supermercati turche: BIM, ȘOK Marketler, Migros, CarrefourSA e Yeni Mağazacılık (A101). Poche settimane prima dell’iniziativa dei nuovi negozi di generi alimentari, Ankara ha lanciato un’indagine di alto profilo [3] su queste catene di supermercati, indagine che ha causato un calo del 2% degli acquisti nei negozi BIM, 3-4 % per le altre catene, nonché una cospicua multa di ben 283 milioni di dollari.

Al di là di questa iniziativa istrionica, volta a mettere in buona luce il presidente stesso e il suo partito, come sottolinea insistentemente il Professore, Ankara è cosciente della causa sistemica della crisi. Proprio per questo, a inizio settembre, il governo ha ridotto a zero il dazio doganale di importazione sui cereali per il resto del 2021. La Turchia è il terzo più grande importatore di grano [4] al mondo con importazioni totali di grano nel 2020 per un valore di 2,33 miliardi di dollari, ma è anche l’undicesimo produttore dello stesso cereale. Ma tuttavia la produzione propria non soddisfa, da sola, la domanda interna.

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Quest’anno il deficit di grano della Turchia sarà ancora più grave. La produzione totale di grano della Turchia è stata prevista in calo a 16,5 milioni di tonnellate nell’anno di commercializzazione 2021/22 rispetto ai 18,3 milioni del 2020/21 e ai 19,2 milioni del 2019/20.  Il costo delle importazioni è inversamente proporzionale al calo della produzione propria: da 150 milioni di dollari a 2,33 miliardi di dollari nel 2020 [5].  Dei 2,33 miliardi di dollari che la Turchia ha speso per importare il grano, 1,5 miliardi di dollari sono finiti nelle casse statali russe. L’Ucraina, che è il secondo più grande fornitore della Turchia, impallidisce al confronto con 246,4 milioni di dollari! Dato, quest’ ultimo, da tenere in considerazione quando si parla di crisi ucraina e di un possibile intervento turco…come non si stanca mai di ripetere Gianni Bonini “la geografia provoca la storia”.

La Russia e il resto dei produttori della regione del Mar Nero hanno subito danni ai raccolti a causa delle condizioni climatiche secche. Il prezzo del grano tenero utilizzato nella produzione di pane si è attestato a 271 dollari per tonnellata alla fine del 3° quadrimestre del 2021, con un aumento del 22% su base annua.

Il nesso cibo-energia-acqua

Uno dei modi in cui il costo dell’energia viene trasferito sulla produzione alimentare è attraverso l’uso di fertilizzanti, la cui produzione è ad alta intensità energetica.  Nel caso dei fertilizzanti a base di azoto, il costo energetico è ancora più alto in quanto il gas naturale o il carbone usati come componente chimico nella loro fabbricazione. Nel caso del fertilizzante per il grano, circa l’80% del costo di produzione proviene dal gas naturale, il cui prezzo è salito di cinque volte per i produttori di fertilizzanti. Nel 2018, la Turchia ha utilizzato 109,73 kg di fertilizzante per ettaro, causando un tasso di consumo di fertilizzante pari al 149% [6].

Il calo della produzione di grano in Turchia è stato determinato dal calo delle precipitazioni e dalle condizioni di siccità. Nell’estate del 2021, la Turchia ha registrato temperature record che hanno portato a più di 50 incendi che hanno anche danneggiato i raccolti. Oltre ai gravi eventi meteorologici, il cambiamento climatico sta producendo una crisi idrica in Turchia, esacerbata dal fatto che l’agricoltura turca si concentra su colture commerciali che consumano molta acqua. Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dell’ONU stima che il 60% della superficie della Turchia sia soggetta a desertificazione [7]. La principale esportazione alimentare della Turchia – le nocciole – richiede 9.807 litri d’acqua per chilogrammo rispetto a circa 1.500 litri per produrre 1 kg di grano. Il cotone, una delle principali colture commerciali della Turchia, è ancora peggio, richiede circa 11.000 litri per kg. La Turchia è il 7° produttore mondiale di cotone e il 9° esportatore.

Conclusioni

Con l’intensificarsi delle sfide climatiche e la produzione agricola nazionale, la Turchia rischia di diventare sempre più dipendente dalle importazioni per la sua sicurezza alimentare. La coltivazione di colture commerciali in Turchia ha esaurito le falde acquifere e prosciugato i sistemi fluviali e i laghi, compreso il lago Tuz, il secondo lago più grande del paese.  Molti agricoltori hanno fatto ricorso a pozzi illegali che attingono alle acque sotterranee che sono già a livelli molto bassi.  Con un’economia sofferente che ha bisogno dell’infusione di maggiori entrate, la Turchia non può facilmente abbandonare le sue lucrative, ma ad alto consumo d’acqua, colture, ora rese più attraenti per gli acquirenti stranieri dal basso valore della lira. Soluzioni come il miglioramento dei sistemi d’irrigazione della Turchia e la costruzione di impianti di desalinizzazione richiedono tutti ampi investimenti di capitale.  La desalinizzazione e l’aumento della produzione di fertilizzanti sono anche ad alta intensità energetica, rendendo la Turchia vulnerabile agli shock dei prezzi del gas naturale o richiedendo ulteriori investimenti di capitale per una capacità aggiuntiva di generazione di energia da fonti rinnovabili.

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Bibliografia
  1. GÜVEN SAK, Inequality rising in Turkey and across the world”, Hurriyet Daily News, 7 giugno 2021.
  2. “Consumer Price Index, October 2021”, 3 novembre 2021.
  3. “Turkey probing 5 biggest supermarket chains over soaring prices”, Daily Sabah, 26 settembre 2021.
  4. Daniel Workman “Wheat Imports by Country”,  www.worldstopexports.com, 10 luglio 2021.
  5. Ibidem.
  6. The World Bank Group, “Fertilizer consumption (kilograms per hectare of arable land) – Turkey”
  7. “SPECIAL REPORT: SPECIAL REPORT ON CLIMATE CHANGE AND LAND”, The Intergovernmental Panel on Climate Change.

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