Un missile yemenita ha colpito l’aeroporto di Tel Aviv. Israele minaccia l’intervento diretto col sostegno di Trump. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Sempre più battuta la strada del “Pivot to Asia”. Alle tensioni che si prolungano tra India e Pakistan, con gli eserciti di entrambi in stato di massima allerta, i quali però non osano fare il primo passo, si inaspriscono quelle in Medio Oriente: gli Ansarallah hanno lanciato il 27esimo missile su Israele da quando questi ha ricominciato la sua aggressione alla Striscia di Gaza il 18 marzo scorso. Questa volta, trattandosi di un missile ipersonico, l’obiettivo è stato colpito: l’Aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Risultati: otto feriti, un cratere di 25 metri e la chiusura dello scalo. I “potenti mezzi” forniti dagli Stati Uniti, il THAAD e l’Arrow-3, sono rimasti impotenti; merita ricordare che il primo è schierato anche in Corea del Sud dal 2017, il che offre uno squarcio singolare sulle sue prestazioni in un ipotetico riavvio della Guerra di Corea. La radio dell’esercito israeliano ha ammesso che «nonostante centinaia di attacchi statunitensi nelle ultime settimane, lo Yemen continua a lanciare missili e droni ogni ora o giorno» e che «gli Houthi non sono stati eliminati e questo obiettivo sembra improbabile da raggiungere». Ciononostante, il governo di Netanyahu ha “giurato vendetta” e, col beneplacito di Trump, minaccia un intervento diretto in Yemen. Scontata l’accusa all’Iran di essere stato “la mente dietro l’attacco”, prontamente rigettata da Teheran, la quale, per parte sua, ha svelato ufficialmente il nuovo missile Qasem Basir. Interessanti le sue specifiche: una gittata di 1.200 km, una probabilità di errore circolare inferiore a un metro e un tasso di intercettazione del 5% (quello dei missili lanciati nelle rappresaglie su Israele nel 2024 era più elevato), nonché un’alta precisione e la capacità di eludere la guerra elettronica e rimanere nascosto ai radar. Le dichiarazioni del ministro della Difesa iraniano, Aziz Nasirzadeh, non lasciano aditi a fraintendimenti: gli obiettivi sono le basi americane nel Golfo, che verranno colpite, in caso di guerra, senza alcuna esitazione o limitazione. «Se veniamo attaccati o ci viene imposta una guerra, risponderemo con tutta la forza»: questo il messaggio lanciato da Teheran ai rivali regionali. (JC)

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