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Ritorno a Ebla

Ebla 1
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La notizia dell’Ordine al Merito all’archeologo Paolo Matthiae, che ha dedicato i suoi studi a Ebla, è passata quasi inosservata in Italia…
Ecco perché Gianni Bonini, che ci ha donato le sue foto dal campo, e Lorenzo Somigli la sfruttano come leva per un nuovo dialogo.

Lorenzo Somigli: “L’archeologo Paolo Matthiae, che ha mostrato al mondo la profondità della civilizzazione di Ebla, ha ricevuto l’Ordine al Merito dal presidente Bashar al-Assad, ci informa Maria Luisa Forenza che proprio il dramma del popolo siriano ha raccontato nel suo Mother Fortress. Lo presentammo quattro anni or sono a Firenze: film che resiste, ancorché “dimenticato”. La tradizione dell’archeologia italiana in Siria è lunga e non mi stupisce l’attenzione riservata alla notizia dai media siriani, diversamente da quelli nostrali, distratti dalla cronaca nera e dagli influencer. Negli ultimi mesi, c’è stata un’inversione di rotta e la Siria, da isolata, è rientrata nei consessi internazionali. Forse, un ciclo di chaos è finito? C’è una storia che può riprendere?”.

Gianni Bonini: “Mother Fortress, che rimane un film che racconta gli orrori della guerra, ha subito una forma di boicottaggio strisciante. In questo ci sono colpe di molti, della Chiesa sicuramente. Di Francesco ho dato sempre un giudizio positivo, a partire dalle sue visite in Medioriente, in Egitto come in Iraq. Detto ciò, l’uscita di Zuppi a Kiev o è ingenua, e sarebbe grave, o serve a coprire più raffinate operazioni, che però ci sono ignote”.

«Il riconoscimento a Matthiae va valutato al di fuori di una dimensione bigotta della geopolitica: è meritato perché rappresenta il fiore dell’archeologia. Posso confermare direttamente lo splendido lavoro svolto dalla Sapienza e dal CIHEAM, che stava impostando un lavoro sui raffinati ed efficienti sistemi di canalizzazione sotterranea, purtroppo interrotto dalle nefaste primavere arabe».

Gianni Bonini e la regista Maria Luisa Forenza con Madre Agnes

LS: “…Un lavoro meritevole. Il mondo antico ci ha donato una competenza idraulica che abbiamo inopinatamente disperso. Poco tempo fa, con Toscana Chianti Ambiente – hanno il pregio di trattare di ambiente senza semplificazioni – abbiamo riscoperto la complessità di Ravenna, città delle acque. Damasco con il Barada, l’Abana della versione biblica, era ed è ricca d’acqua, ancorché dispersa nello sviluppo urbano. Non è un caso che la Grande Moschea di Damasco contenga quel che rimane di una decorazione musiva, influenzata dagli esempi coevi e bizantini, che squaderna la città, rigogliosa, e il suo fiume”.

Moschea di Damasco (di Gianni Bonini)

GB: “Colgo subito il tuo spunto. In Giordania, il luogo supposto del battesimo di Cristo, a differenza della parte israeliana, è ricostruito in modo naturale: il Giordano è un corso d’acqua vitale che accresce la sua portata nei periodi primaverili, e poi sfocia nel Mar Morto. Ovviamente, oggi la sua portata si è ridotta, ma non certo per il cambiamento climatico: perché sono cambiate le esigenze idriche della popolazione (e i numeri). Del resto, tutto il Medioriente ha subito un processo di inurbamento, che ha inciso sulle risorse naturali. Di contro, un’attenzione all’acqua ce l’ha l’Egitto che però ha il problema della depurazione. Un problema molto complesso quello dell’acqua che va letto non con le lenti del catastrofismo climatico ma partendo dalla storia”.

“Torno sulla Siria. In questi ultimi tempi, grazie alla Russia e grazie alla Cina, Assad viene riaccolto. Dunque, è fallito un disegno di rovesciare il suo regime (uso questa parola senza connotazioni, il tifo non mi porta fortuna vedi la Fiorentina)? Certo, la guerra in Siria è stata una tragedia immane, questa è una premessa che occorre fare oggi, visto che ci confrontiamo con la guerra sul suolo europeo. Il riconoscimento al nostro archeologo non arriva nel momento più difficile per il regime, tutt’altro. Può essere interpretato come un gesto di amicizia verso l’Italia che per prima andò via nel 2011 da Damasco. La nostra politica estera dedicava ampia attenzione alla Siria, c’era una diplomazia interrotta, come dimostrano anche gli scambi tra i servizi segreti dei due paesi durante Sigonella. Non c’era bisogno di affrettare la fuga nel 2011…”

Su Ebla, Bonini scrisse: «(…) Sargon il Grande “lavò le sue armi nel Mare Superiore”, dando vita, secondo il filologo Giovanni Semerano, a “quel vincolo di fratellanza culturale che lega da cinquemila anni l’Europa alla Mesopotamia”, fissando l’imprinting di una comune civiltà con il Mediterraneo al centro. Ebla, la Città del trono di un antico poeta hurrita, ancora oggi purtroppo inaccessibile gioiello dell’archeologia italiana, che ho avuto la fortuna di visitare nel 2010 prima della tragedia siriana, ne è stata un anello fondamentale». Da Vetulonia e la grande geopolitica del Mediterraneo – Tuttatoscana.

LS: “La Siria ha da sempre rappresentato un punto strategico e di frizione. Il limes arabicus è interessato da un’indefessa opera di rinforzo, pari solo all’attenzione riservata ai collegamenti, come la via Traiana. Ricordo gli importati lavori fatti dai Severi e poi da Filippo l’Arabo, che era nativo di Damasco, all’odierna Baalbek, ovvero Heliopolis, vero esempio di un sincretismo che non conosce pause”.

Le raffinate architettura di Baalbeck in Libano (Il Tazebao, 2021)

GB: “Bisogna cercare di capire il motivo delle due guerre del Golfo, considerando che molte tesi sono state smontate e molte non esauriscono la complessità strategica: c’è il piano del controllo del petrolio e dei rapporti nell’OPEC, della ellissi energetica che separa la Russia dai mari caldi e del passaggio a Oriente con la via della seta cinese, c’è lo storico scontro Romani contro Parti-Sassanidi per le vie del commercio delle spezie e non solo. C’è la partita fondamentale dell’Indo-Pacifico. Il Mediterraneo di Levante è la posta principale in giuoco, ma appunto non la sola. E poi lo stretto di Hormuz va presidiato. Faccio queste precisazioni perché in Iraq poi si è insediato un governo non ostile agli sciiti. Forse la Siria ha impedito all’Iran di avvicinarsi al Mediterraneo? Eppure, non è nemmeno così perché i Russi sono a Tartus e l’Iran è in Libano, non solo nella Bekaa”.

«Sicuramente, dopo le due guerre, c’è stato bisogno di installare alcune enclave nel Kurdistan e nell’Eufrate mentre i turchi occupano Idlib e la parte più prossima ai confini. Dunque, questo gesto, che risponde a verità, penso sia un’occasione che la Farnesina e gli Esteri non devono perdere. D’altronde gli equilibri sono destinati a non cambiare rispetto al quadro attuale. Sì, Erdogan e Assad hanno riaperto i colloqui ma uno spazio per l’Italia c’è…forse».

Gli altri dialoghi tra Bonini & Somigli
  1. La forza degli inglesi? La lucidità geopolitica
  2. Il Secolo Turco

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