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La forza degli inglesi? La lucidità geopolitica

PH Kristina Gadeikyte (Unsplash)
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L’incoronazione di Re Carlo III offre uno spunto di riflessione per capire meglio la forza della Ruling Class anglosassone, da sempre ispirata dalla Classicità. Gianni Bonini e Lorenzo Somigli per un nuovo dialogo.

“Nullum ab Agricola positum castellum aut vi hostium expugnatum aut pactione ac fuga desertum; nam adversus moras obsidionis annuis copiis firmabantur”.

“Nessun fortilizio fatto costruire da Agricola fu espugnato dagli assalti nemici o abbandonato a seguito di una tregua o di una fuga; infatti, per far fronte alle difficoltà di un assedio venivano premuniti di provviste per un anno”.

De vita et moribus Iulii Agricolae, Tacito

Lorenzo Somigli: “La legge ferrea della geografia, che non cambia in un tempo umano: le isole albioniche incombono sul continente come una perenne minaccia, ma sono anche una base di lancio per la conquista dei grandi spazi marini, per un imperium talassocratico; in effetti, sono state punto di arrivo di migrazioni e invasioni ma anche base di partenza. Intuendo questa funzione, i Romani si impiantano in Britannia, la collegano, fondando insediamenti, vi stanziano molti soldati”.

«In quella presentazione a L’Ora Blu con Giacomo Guida, autore de “L’assedio di Aquileia del 238 d.C.” su Massimino il Trace, un imperatore che cambia il corso della storia romana, accennammo anche al litus saxonicum ovverosia quel sistema di piazzeforti che proteggevano la Manica e le foci dei fiumi come la Senna (ecco il forte di Rotomagus, Rouen) e la Somme, segno che un’invasione dalla costa Nord avrebbe prodotto danni incalcolabili nel profondo del continente».

“Diverse città odierne derivano da quegli insediamenti: Branodunum, odierna Brancaster, che proteggeva l’estuario del The Wash o ancora Dubris ovvero Dover Castel dove era di stanza una delle varie flotte. Perché Roma era arrivata a controllare anche il Mare del Nord. Lungo quelle coste, dalle Fiandre passando per l’attuale Normandia, l’Inghilterra e l’Irlanda inizia a forgiarsi una identità atlantica”.

«Il Tardo Impero è contrassegnato da flussi di potere che si spostano altrove da Roma. L’aquila vola “contr’al corso del ciel” verso Costantinopoli, capitale del solo Dio, e lì prosegue una storia, per mille anni, dopo il Sacco, dopo la fine del Regno di Soissoins (480), per certi versi tutt’oggi. C’è anche uno spostamento del baricentro dall’ecumene mediterranea verso il cuore del continente: emerge Mediolanum, grazie alla sua geografia e alla sua rete d’acqua antesignana dei navigli, mentre Augusta Treverorum è elevata a capitale con la tetrarchia».

“Forse, ma dico forse, il Mediterraneo, dopo la grande rastremazione, tra abbandono, invasioni e pestilenze, ritrova centralità solo con Federico II, ma del resto lui era figlio della “Gran Costanza”, che era normanna”.

La Britannia romana e un’eredità che si perpetua

Gianni Bonini: “I Romani, la cui perizia geografica è stupefacente, hanno chiara la pericolosità delle isole inglesi e sanno che per proteggere il continente, la Gallia prima di tutto ma anche fino alla Spagna, occorre allungare il proprio limes verso la Caledonia, rendendo più lenta qualsiasi invasione. Dove non ci sono barriere naturali, penso ai deserti per il Nord Africa, Roma allunga il confine, disloca insediamenti e un sistema di fortilizi che rendono veramente difficoltose le operazioni belliche, logistica inclusa”.

«Ecco, quindi, le varie campagne per mettere in sicurezza il Nord, al pari di quelle nei Balcani, nella Dacia e verso la Mesopotamia, per secoli: da Gneo Giulio Agricola fino a Settimio Severo (208-211 d.C.), che si prenderà l’appellativo di Britannicus riuscendo ad andare oltre il vallo di Antonino Pio fino a Inverness, punta massima dell’espansione romana a Nord – Portus Ferresanus dovrebbe essere quella a Sud. A ciò associano la costruzione dei due valli, in parallelo a moltissimi insediamenti in punti strategici – citiamo anche Eburacum l’odierna York – oltre al litus saxonicum che hai doverosamente menzionato: gli Angli e i Sassoni non penetreranno dal Sud».

“In Britannia, pur con difficoltà e Tacito lo spiega bene nel suo Agricola, i Romani rimangono per oltre 300 anni, fino al ritiro delle truppe romane datato 410 d.C.; eppure, l’eredità di Roma è ben presente”.

«I baroni normanni dopo e nonostante Tordesillas – fatto dalla Chiesa sotto Papa Borgia – e l’Act of Supremacy non hanno mai rinunciato nel loro Imperium alla simbologia romana. I “Trionfi di Cesare” del Mantegna che Cromwell, secondo Graham Dixon, sottrasse all’asta pubblica della collezione reale di Charles dopo averlo decapitato, sono conservati nel Palazzo del bagno di Hampton Court a Londra. Shakespeare, Newman e Chesterton – celeberrimo il suo discorso a Firenze sul lascito latino nella lingua inglese – sono stati resi funzionali al soft power di Rule Britannia».

“Perfino nella cerimonia di incoronazione di Re Carlo III rivediamo elementi greco-latini e del Sacro Romano Impero”.

“La Ruling Class anglosassone non ha commesso certo il nostro errore ovvero liquidare scioccamente la Classicità e il “Sogno di Roma”, per dirla con Boris, perché nei Classici c’è la chiave per la Politica. Le radici sono importanti! Sine ira et studio”.

Global Britain

LS: “Global Britain è una realtà, hai proprio ragione. Lo è per la tradizione vivente che è l’opposto dell’anacronismo, per la sua geo-politica, lo è finanziariamente, il soft power anglofono, tra serie tv di cucina e Premier League, rinnova la sua egemonia; la sua classe dirigente è disseminata nei posti che contano ovunque, anche in Europa, anche post-Brexit. Chiaramente, questo primato, a oggi mai messo in discussione, non contendibile, si basa su legioni di disperati e di poveri, working poors, che oggi va di moda come termine. Basta vedere i film di Ken Loach – dei suoi consiglio “Piovono pietre” (1993) e “Sorry we missed you” (2019) ma ci metto anche “Full Monty” (1997) ambientato proprio a Sheffield – per capirlo, tra disoccupazione, white trash e, nei più recenti, solipsismo digitale. Un modello che funziona certo… non proprio desiderabile”.

GB: “Tutt’altro che desiderabile! In generale la mobilità sociale è molto difficile e non inganni Rishi Sunak, non è Massimino il Trace, dopo la Constitutio Antoniniana del 212 d.C. Non apre nessuna ascesa di classe. È un altro giuoco. È la Grande Finanza apolide che coopta un coloniale di casta elevata usa e getta, relativamente s’intende. Nel contesto della narrativa gender ed antifa…”

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