di Lorenzo Somigli
Tra flussi d’acqua, flussi di potere, flussi energetici. La città del mosaico è un delicato crocevia liquido.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ‘l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui
Inferno, Canto V (97-99)
Toscana Chianti Ambiente – Ravenna non è capitale per un incrocio fortuito della Storia. Certo, il potere de-fluisce da Roma verso il cuore del continente europeo, come certifica la Tetrarchia, ma anche “contr’al corso del ciel”, per riprendere la celeberrima immagine del Giustiniano dantesco (VI Paradiso), a Oriente. Ravenna è punto di contatto, anche perché naturalmente protesa a Costantinopoli. La città sorge in un territorio acquoreo, fragile, soggetto a inondazioni e impaludamenti, ma anche strategico per le comunicazioni, confluenza di vie liquide. È città d’acqua Ravenna, innanzitutto, acqua di mare e acqua dolce, i suoi confini sono stati l’acqua mobile del mare e l’acqua ferma delle paludi, quella Valle Padusa faticosamente regimentata dal lavorio dell’uomo. Navigando nella “Pianura liquida”, l’Adriatico di Braudel, da Ravenna bisogna ancora passare: lo hanno capito i cinesi.
I romani vantano una perizia geografica indiscussa: sanno che lo stabile controllo dell’entroterra passa anche dalla protezione dei “grandi spazi” marini, delle isole e degli stretti, quei passaggi forzati che, tutt’oggi, determinano – avvisa, spesso inascoltato, Limes – le sorti delle potenze. Del resto, Roma è capitale perché sorge su un fiume ed è al centro esatto del Mediterraneo; Mediolanum si sente capitale perché costruisce intorno un articolato reticolo di canali navigabili (con tanto di porti urbani), larga parte dei quali soffocati dal debordante sviluppo urbano, con prevedibili conseguenze (si veda il prezioso lavoro di memoria storica condotto da Rinavigli).
Ottaviano Augusto sceglie Ravenna in ragione della proiezione strategica che la sua geografia assicura: Nord Italia e Nord Europa, Dalmazia, fino alla Macedonia e al cuore ellenico. Il porto di Classe, a Ravenna, e quello di Miseno, a Napoli, permettono il dispiegamento della flotta su tutto il mare nostrum – ciò denota una visione geopolitica modernissima – dunque il controllo del mare, la conseguente stabilità (quella costa, come altre, era da sempre terreno fertile per la pirateria) e la pace che ha contraddistinto l’età aurea. Secondo Cassio Dione, citato da Giordane, il porto di Classe poteva ospitare 250 navi; il numero di effettivi intorno ai 10 mila.
Al puer Ottaviano risale, inoltre, l’opera idraulica che ha reso Ravenna epicentro delle vie d’acqua padane, adriatiche e lagunari: la Fossa Augusta. Si trattava di un canale artificiale, lungo circa 30 km, che connetteva Ravenna con l’antico sito di Spina (oggi Baro Zavelea); lungo il suo tracciato era sito anche l’arsenale. Il suo prolungamento permette di congiungere, inoltre, Ravenna con Aquileia, città che apre le porte ai Balcani.
Queste opere di sofisticata ingegneria idraulica, che permettevano un effettivo governo e sfruttamento delle acque, modificando i luoghi, erano consuetudine per i romani anche in altre zone o latitudini, anche quelle dove la penetrazione del “Sogno di Roma” – è il titolo del celebre libro di Boris Johnson – era meno profonda: si pensi al sistema della fossa Drusi, che connetteva il Reno con il Mare del Nord, o fossa Corbulonis, tra il Reno e la Mosa, che permetteva di spostare e dispiegare la classis Germanica così da rendere meno insicure le coste del Nord e della Britannia.
Il primato delle acque e i tempi nuovi
Tuttavia, il territorio ravennate rimane intrinsecamente critico: la lotta con le acque impari, la subsidenza una minaccia costante. E da fortuna è presto lunga decadenza. Il porto di Classe si perde per effetto dell’impaludamento e già Costantino è costretto a dirottare la flotta nella nuova capitale sul Bosforo – l’importanza degli stretti -; destino analogo ad altri territori dove la presenza dell’Impero si liquefa e la natura si riprende il primato: è il caso della Maremma che torna a essere paludosa e inospitale, e lo sarà per secoli, come descritto nel piangente De reditu suo da Rutilio Namaziano (dopo 415 d.C. circa).
Dai secoli d’oro il mare si è fatto meno prossimo e il paesaggio intorno Ravenna è mutato profondamente. Solo la scoperta dei giacimenti metaniferi, a inizio degli anni ’50, inaugura una nuova stagione per la città che dal X secolo circa viveva una lunga decadenza.
Troppo bella, anche sequestrata in quei cappotti monocolore, Giuliana (Monica Vitti ne Il Deserto Rosso di Antonioni) si muove nel panorama ravennate del Boom economico, scandito da silos e ciminiere più che da campanili, con tanto di fiammate sinuose, che non sono le fiamme “in su la grada” (IV Paradiso) verso cui va San Lorenzo, irremovibile, nella volta di Galla Placidia.
In attesa che riprendano le estrazioni di gas naturale (forse), mentre i giacimenti offshore esauriti si preparano a fungere da stoccaggi, non per il gas ma per la CO2, lo skyline marino è destinato (forse) a cambiare di nuovo con l’aggiunta del ri-gassificatore (ultimi mesi 2024?), il pinnacolo che dovrebbe tramutare o meglio ri-gassificare il gas frattanto fattosi liquido. Tutto torna, forse.
Conclusioni
Quanto avvenuto per il “maltempo” – si sceglie questo termine caro alle narrazioni mainstream – è destinato a produrre una modificazione in quei luoghi tra l’Appennino e il Delta del Po, come per altro già successo nel passato. Bisogna studiare ciò che c’era, da dove l’acqua parte, le antiche Faventia (Faenza) e Forum Livii (Forlì) e Forum Popili (Forlimpopoli), dove essa sgorgava e arriva. Ché l’acqua ha una sua geografia e una sua memoria. E anche altre città dovrebbero ricordarsi d’essere acquose o sedute letteralmente sulle acque. Che l’idro-storia non passa.
Fonti consultate
Pasquini, Iconografie dantesche. Dalla luce del mosaico all’immagine profetica (Longo Angelo, 2008).
Fiori, Ravenna città d’acque: mare, lagune, fiumi e canali, 17 dicembre 2020, Corriere Romagna.
Mazzuca, Auto e cantieri navali: la nuova Via della Seta passa dall’Emilia-Romagna, 15 febbraio 2021, Il Sole 24 Ore.
Giordane, De origine actibusque Getarum XXIX, 149 e 150.
Tamoravenna.info, La via fluviale ed endolitoranea
Tamoravenna.info, Topografia di Ravenna nel 3-4° secolo d.C.
Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, Torre laterizia di Baro Zavelea
Caprioli, La Fossa Drusi (12 a.C.). Dal Reno al Mare del Nord, 22 novembre 2020, Tribunus.it
Lucci, La ‘via Popilia’, Butrium e Agosta, la via del Corriere (o via Corriera), la via Romea, Alfonsine.
Caselli, Rutilio Namaziano “De reditu suo”: da Roma a Luni (terza parte), 17 febbraio 2020, Tuttatoscana.net
Guzzo, Ravenna industriale / Deserto rosso (Michelangelo Antonioni, 1964), 16 maggio 2020, Luoghi di Celluloide.
Tazzari, Cattura e stoccaggio della C02 Aumentano le industrie interessate, 10 gennaio 2023, Il Resto del Carlino.
Tazzari, Rigassificatore Ravenna, ad aprile via ai lavori per ospitare la nave fino a fine 2024, 20 marzo 2023, Il Resto del Carlino.
Fonte: Ravenna e la sua idro-storia. In attesa del ri-gassificatore che verrà
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