La maestra e l’Avemaria (parafrasando Bulgakov…)

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Un nuovo approfondimento a cura di Antonio Bellizzi di San Lorenzo a partire dalla vicenda della maestra e…dell’Avemaria.

Il moltiplicarsi di cose che non si possono pronunciare nel discorso pubblico, perché non “politicamente corrette”, determina un moto crescente di interdizioni semantiche culminanti a spirale giugulatoria nell’interdizione identitaria di una comunità nazionale. Tale tendenza comporta il rischio di conseguenti irrazionali esplosioni identitarie in sede non dialogica, proprio perché espulse dal dicibile nel campo condiviso della cultura, sempre più asfissiato da una definizione di “laicità“, sempre meno espressiva di maggior apertura mentale e paradossalmente sempre più restrittiva, dogmatica e cripto-templare.

In tal luce pertanto, prima che sia troppo tardi, occorre levare voce per protestare verso l’abnormità di provvedimenti come quello recentemente inflitto da un Ufficio scolastico italiano contro una Maestra “rea” di aver fatto recitare un’Avemaria e un Padrenostro a dei bambini di terza elementare, l’ultimo giorno di Scuola prima delle vacanze del Natale di Chi non dovrebbe più essere menzionato per essere “politically correct”: figuriamoci la Madre (Ave…) o il Padre (…Nostro)!

E levare una voce laica e pluralistica, si badi, non religiosa o confessionale.

Si tratta di una difesa del principio logico di univocità e non contraddizione: se vi sono vacanze di “Natale” − quale fatto sociale pubblico sancito dalla Legge − è doveroso spiegare, proprio nella sede pubblica della Scuola, a tutti i Bambini, e non nell’ora di religione, che cosa significhi il Natale, di Chi sia il giorno natale e quali Valori esprima − condivisibili o meno − visto che l’identità culturale italiana, come quella di tanti altri Paesi del mondo, determina la sospensione della erogazione del servizio scolastico, per questa occasione, a prescindere che siano cristiani, atei, agnostici o di altre religioni, i genitori dei frequentatori e/o gli stessi: in tale contesto la maestra sarda ha semplicemente adempiuto al suo ufficio di garantire ai suoi scolari l’unità del campo semantico nella prospettiva del «giorno di Natale», così definito come “festivo”, insieme ad altre ricorrenze religiose e civili, dall’art.2 Legge 27 maggio 1949 , n° 260. E, nell’esercizio della Libertà d’insegnamento, la Maestra, per condividere il senso della sospensione natalizia del tempo scolastico, ha opportunamente ritenuto di recitare insieme ai Bambini le due antiche Preghiere della Cristianità, le quali comunque −osservate come testi etsi Deus non daretur − non contengono alcuna esortazione all’odio verso nessuno o a comportamenti illeciti di sorta. Così come in un paese di tradizione islamica nessuno si dovrebbe meravigliare se, in occasione di una pubblica ricorrenza, venisse recitato un versetto del Corano in una scuola. E d’altra parte, in una scuola europea, che problema vi sarebbe a spiegare cosa sia il Ramadan piuttosto che la Quaresima?

Altrimenti, per coerenza verso la logica di questo abnorme atto sanzionatorio, non si dovrebbero organizzare più gite scolastiche in musei dove vi sono opere pittoriche o scultoree rappresentanti scene del Nuovo o del Vecchio Testamento, che altro non sono che rappresentazioni di preghiera o di frammenti di vicenda sacra, né far visitare Chiese e consimili edifici. Per non parlare di arte precristiana manifestazione religiosa ad ogni livello, dalle Statue di Divinità ai Templi: com’è noto, né per Islam, né per Ebraismo, Divinità e forme viventi possono esser rappresentate. Non credenti o diversamente credenti potrebbero allora essere turbati dalla vista di immagini religiose, dalla nudità sofferente dei crocifissi o da quella sensuale greco-romana o rinascimentale etc.? E col suono delle campane dei tanti campanili italiani come la mettiamo? E Statue nelle piazze, Croci, Tabernacoli che costellano Città, Paesi, Campagne del Bel Paese potrebbero essere traumatiche per qualcuno? E ciò anche per motivi opposti a quelli religiosi, com’è avvenuto in Florida, dove un’altra insegnante è stata sanzionata per aver mostrato un’immagine ritenuta “pornografica” guarda caso del regal capostipite terreno della Famiglia di Nazareth, ossia il baldanzoso Davide di Michelangelo!

È evidente che la componente di matrice umana del paesaggio italiano protetto dall’art.9 della Costituzione, in quasi tutte le sue manifestazioni più significative, è incompatibile con la Cancel culture, tollerante solo verso il grande supermercato fisico e digitale.

Inoltre, per coerenza con la logica del noto ufficio scolastico, si dovrebbero spolpare anche i programmi di Scuole di ogni ordine e grado laddove si fa riferimento non solo a religione giudaico-cristiana ma anche a religione greco-romana o a religione egizia etc. Cosa rimane della famosa ‘Cultura’, tolta la Religione in tutte le sue manifestazioni intesa come tensione sempiterna dell’Uomo verso una dimensione ultronea rispetto all’hic et nunc del nutrirsi-riprodursi-morire? O anche come legittima negazione della stessa? Lo stesso Diritto fu pure la Religione di Roma antica, che eresse tempio alla Fides, ossia al Principio di coerenza tra Parola pronunciata (Dictum) e Azione conseguente (Fiat) quale base di ogni patto, per ciò stesso superamento del mero baratto di cosa contro cosa. Ma se marxianamente “la Religione è l’oppio dei Popoli”, non va forse conosciuta la pianta di quest’oppio, degli oppiacei in generale e di erbe che sol gli somigliano? Persino le torsioni della Psicanalisi da Freud a Lacan, passando per gli archetipi di Jung, si intrecciano con la dimensione religiosa ora stigmatizzandola, ora reperendovi un’anticipazione figurativa, ora rivalorizzandola.

La realtà è che un’antica preghiera al di là della libera fede, è un testo letterario come una poesia recitata senza il sentimento da essa espresso o una canzone d’amore, cantata senza essere innamorati di nessuno. Inseguendo il mito disincarnato di una formazione “neutrale” dei minori, in pratica dovremmo ridurre la formazione solo alla geografia, alle scienze della natura, fisico-matematiche e alla educazione fisica. Infatti, in prospettiva di Cancel Culture, Storia e Letteratura sono dense di Eventi la prima, di fatti di linguaggio la seconda, che − a parte la loro opinabilità interpretativa − potrebbero costituire pericolosi paradigmi comportamentali per i minori del terzo millennio, gelosamente da immunizzare da ogni dimensione simbolica e trascendente per essere abbandonati alla ‘realtà immersiva’ digitale del Metaverso, cui son stati svezzati con play station e videogames!

Una volta neutralizzata la valenza educativa delle Religioni tradizionali, sarà poi la volta della Filosofia, rea di introdurre il germe del pensiero critico-emancipativo, oltre che essere insidiosa verso la datità del Potere, in sé eversiva dell’Esistente ed ormai una sterile zavorra all’unico sbocco politicamente corretto della razionalità: quello tecnico-applicativo produttivo (anche di esseri umani!).

Qui vi è ormai il segno di tracimazione della laicità dello Stato, nel senso di giusta separazione dalla sfera religiosa da quella civile, verso un integralismo laicista omnipervasivo, inteso come eradicazione della dimensione religiosa, quale fatto sociale rilevante, fino a spingerlo in psicologismo individuale e a pretenderne la rimozione dalla plurimillenaria tradizione coesiva di un Popolo, per ottenerne la tabula rasa identitaria. Ma ciò che è rimosso è destinato a ripresentarsi, sotto specie di nuovi fenomeni, come un atteggiamento fideistico e religioso verso la scienza (Scientismo) o come certe deliberate divinizzazioni delle intelligenze artificiali (Theta noir, Thuring church, etc.) Infatti, com’ebbe a dire Chesterton: “Non è vero che chi non crede in Dio non crede in niente, perché comincia a credere a tutto”.

Gli interventi precedenti
  1. Non praevalebunt. In morte di Benedetto XVI – Antonio Bellizzi di San Lorenzo
  2. Un altro modo di obbligare: una riflessione a futura memoria sul Green pass – Dirittifondamentali.it 30/12/2022
  3. Epicedio per la Tradizione dell’Artigianato fiorentino. Risorgerà?
  4. Icona elisabettiana e Tradizione post-moderna della Corona inglese

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