Il Tazebao – Per bocca del Presidente Putin, dal Cremlino è giunta ieri la dichiarazione destabilizzante, per i mercati europei, sull’eventualità di restrizioni da parte russa alla fornitura di materie prime strategiche quali titanio, uranio e nichel come risposta alle sanzioni occidentali, riservandosi la possibilità di introdurne anche per altri beni. Le relative azioni e i rispettivi prezzi, soprattutto per quanto riguarda nichel e uranio, sono di conseguenza aumentati, rispettivamente del 2,6% (16.145 dollari per tonnellata al London Metal Exchange) e del 5,4%. Ben si comprende come questa decisione, possedendo la Russia il 44% della capacità mondiale di arricchimento dell’uranio ed essendo il terzo produttore mondiale di spugna di titanio (fondamentale in settori quali l’aerospaziale, il navale e l’automobilistico) e guidando la lista degli importatori del suo uranio nel 2023 gli USA, la Corea del Sud, la Francia e la Germania, ciò avvantaggerebbe in primis gli altri principali importatori (Cina e Kazakistan) e getterebbe al contempo nel caos le economie europee, costrette a privarsi di una principale fonte di approvvigionamento o a procurarsele, ma a prezzi incomparabilmente più elevati, gravando sulle loro già affaticate finanze. Nel caso francese, ulteriori asperità si prospetterebbero, dal momento che già il Niger ha fermato le esportazioni di uranio verso Parigi, con un decreto simbolicamente emulato dal Burkina Faso, che pur non possedendone giacimenti ha comunque inviato un forte segnale a Macron sulla nuova direzione che sta intraprendendo l’Africa, prima ancora che il resto del mondo. (JC)
Bombe democratiche e altri pratici rimedi
Il Tazebao – Va bene porgere l’altra guancia, con annesse reminiscenze, visto il contesto, o quanto ne rimane di quei