Israele: fine di un’era?

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Il governo del cambiamento o governo anti- Netanyahu

Israele ha un nuovo governo. L’incubo di Netanyahu, purtroppo o per fortuna, dipende da quale angolo si analizza la vicenda e attraverso quale lente, si è avverato.

I “triumviri”, Lapid, Bennett e Abbas, hanno postato sui social una foto di loro tre insieme con dei fogli sul tavolo di fronte, 35 minuti prima della mezzanotte del 2 giugno: hanno raggiunto un accordo, è nato finalmente, dopo un lungo e dolorosa tribolazione, il governo del cambiamento o governo anti- Netanyahu. È nato solo formalmente perché necessita del voto di fiducia dei membri della Knesset, il parlamento israeliano.

Ripercorriamo velocemente le tappe intraprese dai vari protagonisti in corsa per spodestare Bibi, le trattive avviate e il ruolo e il peso di tutti nel nuovo governo.

Antefatti: lo schieramento politico

Ultime ore per il mandato di Yair Lapid! È scaduto martedì notte, 2 giugno, il mandato conferito dal presidente uscente Rivlin a Lapid, leader di Yesh Atid, per formare il governo che destituirà Netanyahu dopo ben 12 anni di premiership.

“In a week the state of Israel can be in a new era with a different prime minister” [1] ha detto il centrista Yair Lapid, 57 anni, in un discorso tenuto lunedì. Nel suo discorso e per la prima volta, Lapid si è riferito a Bennett, un nazionalista religioso di estrema destra e forte sostenitore del movimento dei coloni nei territori palestinesi, come il “prossimo primo ministro”. Il quotidiano The Guardian riporta queste parole di Lapid:

“It is the thing that Israel needs today like we need air to breathe. We need a government where right, left and centre work together as a way of life”. [2]

 

(“È la cosa di cui Israele ha bisogno oggi come noi abbiamo bisogno di aria per respirare. Abbiamo bisogno di un governo in cui destra, sinistra e centro lavorino insieme come uno stile di vita”).

Naftali Bennett, 49 anni, allievo di Netanyahu, come molti dei suoi colleghi e partner di coalizione, sarà il prossimo primo ministro del paese sotto un accordo di condivisione del potere proposto per spodestare Benjamin Netanyahu, da 12 anni primo ministro israeliano.

Una fonte del partito Yesh Atid [3] di Lapid ha confermato che l’accordo porterebbe Bennett a diventare prima ministro e poi a passare il potere a Lapid. La fonte riferisce che un accordo su come si divideranno un mandato di quattro anni non è ancora stato definito. Ricordiamo agli attenti lettori che anche Netanyahu aveva proposto un governo bicefalo a rotazione a Beni Gantz, per ben due volte, e il risultato non è stato soddisfacente.

Per costruire il blocco anti-Netanyahu, Lapid deve firmare accordi individuali con sette partiti [4], i cui membri voterebbero poi in parlamento per confermare la coalizione. Essi includono piccoli partiti come Nuova Speranza dell’ex alleato di Netanyahu, Gideon Saar, e il partito di destra Yisrael Beitenu di Avigdor Lieberman, fiero sostenitore anch’ egli degli insediamenti e aspro critico della ‘debole’ risposta di Netanyahu contro i razzi di Hamas.

Anche il partito centrista Blu e Bianco del ministro della difesa Benny Gantz (che potrà ricoprire la stessa carica nel prossimo- probabile governo del cambiamento) [5], il partito Labor e il partito Dovish Meretz si unirebbero. Se tutti questi partiti firmano davvero, l’alleanza emergente ha ancora bisogno dell’appoggio di altri quattro lawmakers.

Una vittoria per Mansour Abbas

Per questo, Lapid conta sui partiti che rappresentano i cittadini palestinesi di Israele, che devono ancora annunciare le loro intenzioni. Mansour Abbas, capo del partito conservatore Ra’am, che ha quattro seggi, ha generalmente espresso apertura a qualsiasi accordo che migliori le condizioni di vita del 20% della popolazione palestinese di Israele. Abbas ha detto ai giornalisti martedì che i negoziati sembrano andare “in una buona direzione” [6].

Tuttavia, The Times of Israel, riporta una notizia del canale Channel 12 news [7] secondo la quale i leader del blocco del cambiamento stanno diventando sempre più preoccupati per le richieste di Ra’am. Mentre i misunderstandings fra gli stessi partiti ci sono e riguardano la divisione e assegnazione dei ministeri, i nodi con la fazione Ra’am sembrano non voler venire al pettine!

Mansour Abbas ha presentato una lista di richieste e ha dichiarato:

“I will be part of the coalition. The direction is right, but it is impossible to say that it will be closed until it is closed.” [8]

 

“Farò parte della coalizione. La direzione è giusta, ma è impossibile dire che sarà chiusa finché non sarà chiusa”

È improbabile che Ra’am accetti il posto di vice- ministro dell’interno [9] (il ministero verrebbe, infatti, affidato, per i primi due anni, a Ayelet Shaked, numero due di Yamina che ha ricoperto la carica di ministro della giustizia dal 2015 al 2019 e ritornerà al ministero della giustizia passati i primi due anni della premiership di Bennet), ma i suoi rappresentanti chiedono ampi poteri nel ministero dell’interno a favore delle autorità arabe. Lunedì sera, sempre secondo “The Times of Israel”, ci sono state proteste fuori dalla casa di Shaked a Tel Aviv, con alcuni dimostranti che si oppongono all’intenzione di Bennett di formare un governo con Lapid con cartelli che recitano: “Traditori di sinistra”. C’erano anche manifesti che mostravano ritratti di Bennett e Shaked con lo slogan “Collaboratori di Lapid” [10].

Nell’ambito dell’imminente accordo con il partito arabo, è stato raggiunto un accordo sulla nomina di Abbas a presidente del Comitato degli Interni e un piano economico per un decennio per il settore arabo, che sarà messo in bilancio per 30 miliardi di NIS, New Israeli Shekel, corrispondenti a circa 9 miliardi di dollari. Al centro della controversia c’è la richiesta del Ra’am per il riconoscimento di 14 località beduine nel deserto del Neghev. Richiesta, quest’ultima, fortemente avversata da Lieberman [11].

Insomma, sembrerebbe che gli otto partiti abbiano poco in comune politicamente a parte il loro piano per sostituire il primo ministro più longevo della storia israeliana, Benjamin Netanyahu.

La strategica rilevanza del Comitato per le nomine giudiziarie

Un nodo molto importante da sciogliere, di vitale importanza, riguarda i nomi di coloro che faranno parte del comitato per le nomine giudiziarie. Il presidente del partito laburista, Merav Michaeli, ha risposto positivamente alla proposta di compromesso, secondo la quale Ayelet Shaked servirà per prima nel comitato di selezione giudiziaria in qualità di rappresentante del suo partito, Yamina. Poi assumerà la guida del ministero della Giustizia che per i primi due anni verrà affidato a Gideon Saar di Nuova Speranza. Così si è espresso in merito: “La metà del mandato nel comitato per la nomina dei giudici in un modo che riflette un equilibrio tra i blocchi”. La nomina dei giudici è una questione esistenziale per il nuovo governo se vuole liberarsi dell’ingombrante ex primo ministro.

Domenica 30/05/2021, Netanyahu ha esortato i politici di destra a non unirsi a quello che ha definito “un governo di sinistra” che sarebbe “un pericolo per la sicurezza e il futuro di Israele” [12], ma non è stato ascoltato.

Nasce a fatica il governo: prime reazioni e prime difficoltà

La nuova coalizione ‘arcobaleno’ (si allude qui alle sfumature ideologiche che raggruppa è impostata per includere 61 dei 120 membri totali del parlamento, la più stretta maggioranza possibile [13]. Già un membro dello Yamina di Bennett, Nir Orbach, all’inizio della notte di mercoledì ha annunciato che potrebbe votare contro la nuova coalizione, una mossa che stroncherebbe il governo sul nascere.

Il leader di Bianco e Blu, Benny Gantz, in viaggio verso Washington in qualità di ministro della difesa, twitta:

This is a night of great hope. I congratulate my partners in the change bloc and wish great success for Israel.” [14].

 

(“Questa è una notte di grande speranza. Mi congratulo con i miei partner del blocco del cambiamento e auguro un grande successo a Israele”).

Ci si aspetta, infatti, che Israele chieda agli Stati Uniti 1 miliardo di dollari in aiuti militari alla fine di questa settimana per rifornire la sua difesa missilistica, Iron Dome, la Cupola di Ferro, dopo il recente assalto alla Striscia di Gaza. Lindsey Graham [15]., un senatore repubblicano del Sud Carolina, membro senior del Comitato per gli stanziamenti del Senato che supervisiona gli aiuti militari esteri, ha detto che la richiesta di Israele sarebbe stata accolta dal presidente Joe Biden e dal Congresso a maggioranza democratica.

Mansour Abbas, apostrofato negli articoli precedenti come ‘l’homo novus’ della scena politica israeliana, si è espresso contento del risultato:

“This agreement has a lot of things for the benefit of Arab society, and Israeli society in general.” [16]

 

Questo accordo ha molte cose a beneficio della società araba, e della società israeliana in generale”).

 Conclusioni

Non è saggio sottovalutare Netanyahu; anche se alla fine è stato sconfitto, nessuno si aspetta che se ne vada tranquillo e abbandoni il panorama politico israeliano. Non si dimetterà dal suo seggio alla Knesset, ma continuerà, invece, a cercare di rompere la coalizione di Lapid facendo un’aggressiva opposizione. Se e quando il nuovo governo crollerà, potrebbe competere di nuovo per il ruolo di capo della Knesset, sempre che non sia già in prigione.

Netanyahu si è aggrappato disperatamente al potere negli ultimi due anni, elezione dopo elezione inconcludente, in parte come un modo per schivare i suoi problemi legali. Ma esemplifica anche l’autoritarismo paranoico di un uomo che è al potere da troppo tempo; sembra davvero credere che solo lui possa guidare Israele. Forse dovrebbe trovare conforto nel sapere che ha vinto la partita lunga, rimodellando fondamentalmente il paese a sua immagine. Qualunque sia l’aspetto dell’era post-Netanyahu, semplicemente non c’è modo di tornare a come erano le cose prima.

Bibliografia

[1] Oliver Homles, “Far-Right Politician Would be Israel’s Next PM in Proposed Deal”, The Guardian del 31/05/2021.

[2] Ibidem.

[3] The New Arab & agencies, “Netanyahu Opponents in Final Dash to Form New Israeli Government Following Violence in Gaza”, The New Arab del 02/06/2021.

[4] Ibidem.

[5]Daphne Liel, “Who will be the Minister of Education and what are Michaeli and Shaked fighting for? The distribution of cases in the Bennett-Lapid government”, quotidiano israeliano N12 del 07/05/2021.

[6] The New Arab & agencies, “Netanyahu Opponents in Final Dash to Form New Israeli Government Following Violence in Gaza”, The New Arab del 02/06/2021.

[7] Daphne Liel, “Hours for the expiration of the mandate – the draft guidelines are revealed: “The unity government will focus on its actions in the civil and economic field”, quotidiano israeliano N12 del 02/06/2021.

[8] Ibidem.

[9] Daphne Liel, “Shaked’s insistence and Abbas’ demands: last – minute mines”, quotidiano israeliano N12 del 02/06/2021.

[10] TOI STAFF, “Ra’am chief meets Shaked, reportedly demands deputy interior minister role”, Times Of Israel del 31/05/2021.

[11]. Daphne Liel, “Hours for the expiration of the mandate – the draft guidelines are revealed: “The unity government will focus on its actions in the civil and economic field”, quotidiano israeliano N12 del 02/06/2021.

[12] The New Arab & agencies, “Netanyahu Opponents in Final Dash to Form New Israeli Government Following Violence in Gaza”, The New Arab del 02/06/2021.

[13] Yesh Atid (17 seggi), Blue e Bianco (8), Yisrael Beytenu (7), Labor (7), Yamina (6), Nuova Speranza (6), Meretz (6) e Ra’am (4).

TOI STAFF, “Lapid informs president he can form government removing Netanyahu from power”, The Times of Israel del 02/06/2021.

[14].Twett Benny Gantz.

[15] The New Arab Staff, “Israel to ask US for additional $1 billion military aid”, The New Arab del 02/06/2021.

[16] TOI STAFF, “Lapid informs president he can form government removing Netanyahu from power”, The Times of Israel del 02/06/2021.


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