Il cedro del Libano

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Prosegue il nostro special sul Libano con un approfondimento sull’albero simbolo di tutto il paese: il cedro.

Il cedro simbolo del Libano è un albero maestoso, spettacolare, dalla storia affascinante, famoso per il suo legname, per la sua bellezza e potenza. Entrato nell’immaginario collettivo come rappresentazione simbolica di qualità morali e fisiche, rappresenta l’immortalità e l’incarnazione della grandezza d’animo e l’elevazione spirituale del popolo che l’ha scelto per collocarlo sulla sua bandiera.

Il simbolo di una nazione

La bandiera del Libano sintetizza semanticamente i riferimenti sia storici che morali ed è composta da tre strisce orizzontali due rosse e una bianca al centro dove è presente un albero di cedro verde.

L’immagine dell’albero nella bandiera ha origini moto antiche nel XVIII secolo furono i Maroniti ha introdurla su fondo bianco. Mentre furono i nazionalisti libanesi che aggiunsero le bande rosse durante la prima guerra mondiale. I colori della legione libanese istituita dai francesi nel 1916 erano il rosso e il bianco. Durante il periodo francese la bandiera fu disegnata da Naoum Mukarzel del movimento di rinascita libanese il cedro era presente sulla bandiera tricolore simile a quella francese.

L’immagine del cedro sull’attuale bandiera adottata il 7 dicembre 1943, che venne disegnata dai deputati del parlamento libanese a Mousaitbeh, è di un colore unico verde si distingue distintamente al centro di essa proprio in mezzo alla striscia orizzontale bianca considerata rafforzativa nel suo significato, come simbolo di pace e anche della neve che copre le montagne della Nazione, la più ampia come grandezza rispetto alle due strisce rosse che simbolicamente rappresentano il sangue puro versato per il conseguimento della liberazione.

Dal bianco come simbolo, con riferimenti sia morali che naturali, nasce il nome del Libano poiché Laban, nelle lingue semitiche significa bianco. Il gigantesco cedro nelle sue caratteristiche naturali identifica molto bene i principi su cui si basa la cultura e i propositi del popolo libanese.

Le caratteristiche

Il cedro del libano ha suo fusto alto e dritto medialmente circa 40 metri può raggiungere anche l’altezza di 60 metri con un diametro di 3 metri e anche oltre, la sua corteccia è liscia e grigia in giovane età, ma raggiunta una certa maturità si spacca in senso longitudinale e in una naturale metamorfosi assume la colorazione bruno nerastra.

L’albero con il passare del tempo assume il portamento severo forte tipico della sua costituzione, con i rami lunghi e larghi con un fogliame formato da una fitta coltre di aghi di colore verde intenso quasi bluastro, fino a formare un caratteristico ombrello amplio nelle dimensioni e da considerarsi protettivo. Nella Bibbia è ricordato come simbolo di fermezza, di stabilità e di protezione.

Il cedro del Libano è una pianta sempreverde, le sue foglie sono fatte di aghi lunghi fino a raggiungere tre centimetri, che possono persistere sulla pianta dai 3 ai 6 anni. L’albero produce una resina aromatica, conosciuta anticamente per le profumazioni, mentre nella cultura egiziana veniva utilizzata per i processi d’imbalsamazione delle mummie. È una pianta monoica, così definita per il riferimento con la riproduzione sessuale, termine che indica gli organi riproduttivi maschili (gli stami) e femminili (pistillo) che sono portati sullo stesso albero.

Il cedro ha la particolarità di produrre delle pigne, che variano dai 6 ai 12 cm di altezza, e raggiunta una adeguata maturazione rilascia semi alati. La pianta è una conifera e appartenente alla famiglia delle Pinaceae. Questa imponente pianta ha la particolarità di sopportare bene l’aridità ma ha bisogno di molto sole per crescere pienamente.

Le foreste libanesi anticamente erano monumentali, e si ergevano su tutta la catena montuosa del Libano, ed erano di un colore verde intenso dato la loro estensione per decine di chilometri. Nel tempo furono deforestate per l’utilizzo del prezioso legname. Erano l’unica riserva di legno in un territorio molto vasto, abitazioni ed edifici religiosi e sculture e imbarcazioni, mobili, furono costruiti con il loro utilizzo nei secoli da parte di molti popoli: gli egiziani, i fenici, i cananei, gli israeliti, i babilonesi e gli assiri, i persiani e i greci e i romani, che avevano ridotto notevolmente il numero degli alberi.

Nel 118 d.C. l’imperatore Adriano, per tutelarli emanò un editto di tutela, che è da considerarsi il primo decreto di protezione ambientale della storia. I cedri crescono nel Nord della catena montuosa del Libano in parchi naturalistici sotto la tutela dell’Unesco.

Una lunga stratificazione simbolica

Le imponenti conifere sono stati per i popoli biblici un simbolo di potenza e di ricchezza, di maestosità e sono il simbolo di opulenza di bellezza e di benessere. La pianta anche nella vecchiaia si innalza eretta e forte verso il cielo, nella sua grandiosità continuando a produrre frutti abbondanti, caratteristiche fisiche che possono avere un riferimento simbolico e morale paragonabile alla Sapienza divina, e trovano nell’antico testamento una storica citazione “il giusto fiorirà come palma e crescerà come un cedro”.

Anticamente il legno di cedro era molto diffuso nel mediterraneo orientale, si narra che fosse stato utilizzato per il tempio di Gerusalemme, e da re Salomone per rivestire l’interno del Tempio, le Sacre scritture riportano “il cedro all’interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori, tutto era di cedro e non si vedeva una pietra”. La leggenda narra che il palazzo di Salomone e il labirinto di Minosse fossero sorretti da colonne di legno di cedro.

La fantasia su questo albero ha preso vari scrittori e in un racconto di Grazia Deledda il cedro del Libano possiamo leggere:

“È una pianta che dura migliaia di anni e precisamente al suo centesimo anno di età fiorisce per la prima volta. Io non conosco questo fiore: non ne ho mai visti: ma deve essere bello e grande come una bandiera azzurra. Dicono che sulle colline di Gerusalemme, ancora esiste un cedro sotto il quale andava Gesù coi suoi discepoli,  nelle notti lunari di estate”.


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