Gli interventi di Giovanni Amicarella, segretario del Socialismo Italico, del giornalista Lorenzo Somigli, del Fronte della Primavera Triestina, di Jean-Claude Martini, delegato ufficiale della Korean Friendship Association.
Il Tazebao – Non tutti sono schiacciati sul nuovo mainstream trumpista. Non tutti si fanno abbindolare dai presunti contro-informatori, di cui diversi certamente a libro paga. Tante coscienze critiche dall’Italia si sono sollevate contro la proposta di Trump di trasformare la terra dei palestinesi in una “riviera” tutta resort e cemento.

“Il vero problema del dissenso, termine vacuo e generale, è l’aver sottovalutato il peso politico del sionismo oggi”. Lo ha dichiarato in una dura nota Giovanni Amicarella, segretario dell’organizzazione politico-culturale Socialismo Italico. “Gaza – ha rimarcato Amicarella – è una carcassa da cui lo sciacallo sionista non mollerà mai la presa, motivo per cui quei tromboni che sono passati dal lodare il contrattacco palestinese a definirlo un’operazione a tavolino dei servizi, dovrebbero tacere. Improvvisarsi commentatori di geopolitica dal divano e sperare che una manciata di fucili mettano in ginocchio una potenza militare moderna supportata dal centro del mondo unipolare è da illusi, da lodare è la volontà palestinese di non arrendersi e capire che il nostro posto come popolo sarebbe combattere al loro fianco”.
Amicarella ha elogiato “la resistenza a oltranza del popolo palestinese”, poiché fatta di “coesione sociale, unità di diverse idee e anche di azioni armate”. Secondo Amicarella, ciò “li ha mantenuti in vita e li sta mantenendo in vita di fronte ad una bestia che non trova soddisfazione se non nel totale annichilimento”.
“Tocca mettere il dito nella piaga – ha incalzato Amicarella -: pensate che prima o poi non toccherà anche a noi? Israele è un’entità occupante che affaccia sul mar Mediterraneo, pur non essendo un paese mediterraneo (al contrario della Palestina che lo è per storia e cultura da millenni), e una delle strategie di difesa, resa pubblica da decenni, è l’opzione Sansone. Ovvero la simpatica pratica di ricorrere ad un bombardamento nucleare indiscriminato intorno al proprio territorio per scampare ad un’eventuale caduta nelle mani nel nemico, con ovvie ricadute radioattive marittime. Siamo veramente disposti a rimanere alleati di chi vorrebbe renderci una discarica radioattiva? Io certamente no”.
“Ciò che la bomba e il bulldozer hanno avviato, si completa con la speculazione trumpiana”. Lo ha scritto in un editoriale Lorenzo Somigli, giornalista e direttore de Il Tazebao, che ha ricordato: “La fortuna del palazzinaro Trump si fonda sulla speculazione immobiliare”. In questa visione “mostruosa”, la terra è “semplicemente un metro quadrato su cui edificare”, dal quale “estrarre profitto”. “Non un territorio con un suo ecosistema – si pensi al taglio degli ulivi – e una comunità umana che vi risiede e la tramanda”.

“Si conferma – ha evidenziato Somigli – la centralità della rendita immobiliare e della speculazione annessa al turismo nell’attuale modello capitalistico, insieme alla cibernetica. Ciò che avviene nelle città d’arte italiane, attraverso l’azione sistematica di grandi fondi di investimento stranieri e delle piattaforme digitali, cioè la distruzione dell’abitare e la cacciata dei residenti, trova il suo corrispettivo nell’espropriazione violenta e nella ricostruzione altrettanto brutale di Gaza. Perché sicuramente resort e colate di cemento non fanno parte del paesaggio mediterraneo”.
Restando al quadrante mediterraneo, è arrivata anche una presa di posizione del Fronte della Primavera Triestina. “Le indegne dichiarazioni di Trump, che si atteggia a “sceriffo” del mondo, sono l’ultima dimostrazione della criminale arroganza americano-sionista”, hanno scritto in un messaggio.
“La prospettiva di scacciare e deportare il popolo palestinese viene ora espressa pubblicamente e apertamente, senza filtri o tanti giri di parole. Staremo a vedere se l’amministrazione americana avrà veramente il coraggio di tradurre queste promesse in realtà. Se così fosse, le forze imperialiste dovranno scontrarsi con l’esemplare resistenza del popolo palestinese, che dimostra, alla pari dei libanesi ora sfollati, di non voler in alcun modo cedere e abbandonare la sua terra, a costo della vita. Non lasceranno casa loro, non intendono diventare “migranti”, status tanto idealizzato e venerato dalle nostre parti”.

“Il popolo palestinese e quello libanese, come pure quello yemenita, sono per noi un esempio anche in questo: per la loro terra, la loro dignità, per il loro futuro, non c’è la fuga. C’è la resistenza, c’è la lotta, c’è il sacrificio. Onore a loro”.
A sgombrare il campo da ogni dubbio è, infine, Jean-Claude Martini, delegato ufficiale della Korean Friendship Association e profondo conoscitore delle dinamiche internazionali: “Le dichiarazioni e il programma politico annunciato da Trump sin dal primo giorno del suo insediamento, quando non direttamente prima, dimostrano che a prescindere da chi sia presidente, la natura predatoria, aggressiva ed egemonica dell’imperialismo americano non cambia e non cambierà finché le contraddizioni interne a quel Paese non porteranno all’abbattimento del suo sistema”.

“Inutile illudersi: lo stesso Stato palestinese, che, a differenza di quanto afferma il nostro ministro degli Esteri, esiste compiutamente anche de iure dal 1988, dovrà operare molto tra le sue file per trovare un accordo vero e duraturo che risolva le sue contraddizioni interne, sullo stile di quello mediato un anno fa dalla Cina.
“L’Italia non può e non deve abbandonare il mondo arabo, soprattutto in un momento in cui la sua naturale propensione verso Oriente può farle svolgere un ruolo di primo piano, pari se non superiore a quello che sta iniziando a giocare Pechino”.