“Prima o poi toccherà anche a noi”. Amicarella: “Israele non è nostro alleato”

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Un affondo durissimo del segretario del Socialismo Italico, che non risparmia critiche al mondo del “dissenso”, reo, ancora una volta, di aver abboccato alla narrazione. E sul popolo palestinese: “Eroici, nostro posto è al loro fianco”

Il Tazebao – Chi si dice stupito sull’odierna evoluzione della questione di Gaza, in molti casi lo è in malafede o pecca realmente di un’ingenuità imperdonabile. Il problema del dissenso, termine vacuo e generale, è l’aver sottovalutato il peso politico del sionismo oggi. Già divertiva vedere chi acclamava la vittoria di Trump come un cambio di rotta per gli Stati Uniti, analisi che avevo avuto modo di smontare in quella realizzata a ridosso alle elezioni statunitensi indicando quanto, seppur il meno peggio del duo vista la linea democratica dell’ultima presidenza, Trump avrebbe spezzato i sogni di chi lo acclamava come tribuno della pace internazionale.

Gaza è una carcassa da cui lo sciacallo sionista non mollerà mai la presa, motivo per cui quei tromboni che sono passati dal lodare il contrattacco palestinese a definirlo un’operazione a tavolino dei servizi, dovrebbero tacere.

Improvvisarsi commentatori di geopolitica dal divano e sperare che una manciata di fucili mettano in ginocchio una potenza militare moderna supportata dal centro del mondo unipolare è da illusi, da lodare è la volontà palestinese di non arrendersi e capire che il nostro posto come popolo sarebbe combattere al loro fianco.

La resistenza a oltranza del popolo palestinese, fatta di coesione sociale, unità di diverse idee e anche di azioni armate, è ciò che li ha mantenuti in vita e li sta mantenendo in vita dinanzi ad una bestia che non trova soddisfazione se non nel totale annichilimento altrui.

Tocca però mettere il dito nella piaga, che i miei lettori affezionati sanno essere il mio forte: pensate che prima o poi non toccherà anche a noi

Israele è un’entità occupante che affaccia sul mar Mediterraneo, pur non essendo un paese mediterraneo (al contrario della Palestina che lo è per storia e cultura da millenni), e una delle strategie di difesa, resa pubblica da decenni, è l’opzione Sansone. Ovvero la simpatica pratica di ricorrere ad un bombardamento nucleare indiscriminato intorno al proprio territorio per scampare ad un’eventuale caduta nelle mani nel nemico, con ovvie ricadute radioattive marittime.

Siamo veramente disposti a rimanere alleati di chi vorrebbe renderci una discarica radioattiva? Io certamente no.

Di fatto, l’estensione della questione rende la votazione inutile in partenza: Israele avrà sempre quello che vuole fino a che continuerà ad esistere, tale è l’influenza che esercita a livello internazionale. Dove non ci arriva legalmente, ci arriva illegalmente, come per le alture del Golan o l’intromissione in Libano.

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