Crisi di coesione sociale francese tra “Esprit banlieusard” ed “Esprit républicain”

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In occasione della Presa della Bastiglia, proponiamo una riflessione sul modello francese, alla luce delle proteste.

a cura di Antonio Bellizzi di San Lorenzo

Parigi, 14 luglio 2023 – La vampa di fuoco sociale che sta devastando centri e periferie delle città francesi a seguito della uccisione da parte della Polizia di un diciassettenne alla guida abusiva di un veicolo il 27 giugno 2023, merita alcune osservazioni, per il valore paradigmatico mondiale che ha la Democrazia francese, unico Stato UE membro del Consiglio di Sicurezza ONU, la “République” per eccellenza. Ciò al fine di maggior consapevolezza critica, e non meramente ideologica, del modello d’integrazione europea.

Il modello sociale di Liberté, Égalité, Fraternité uscito dalla Rivoluzione dell’89 e perfezionatosi con la Legge istitutiva della Laïcité (1905), è sottoposto a dura prova. Infatti, il mito della Laicità è stato l’ultima ipostasi dell’Illuminismo, che assumeva di emancipare lo Stato francese da ogni dimensione trascendente sul presupposto che il Cristianesimo fosse la Gestalt della sola dimensione trascendente francese e non anche della stessa Società francese che aveva prodotto i valori di Libertà, Eguaglianza e Fraternità, inconcepibili senza il Cristianesimo di cui costituiscono una laicizzazione, una entificazione valoriale immanente deprivata del suo Essere trascendente ridotto a mera “Ragione”.

In pratica, si pensava che, liquidato il Cristianesimo, come forma della rilevanza pubblica della Trascendenza e instaurato un nuovo paradigma assiologico trinitario ‘more geometrico’ accettabile, il progresso tecno-socio-economico avrebbe esaurito ogni problema inerente alla convivenza civile, espressione disincarnata di un modello astratto da ogni tradizione e percorso storico: il che ha comportato un modello di integrazione sociale inteso come una mera “res extensa” in senso cartesiano, a geometria variabile per qualsiasi tessuto antropologico.

In una temperie di predominio della Economia finanziaria su quella reale potremmo dire che Libertà, Eguaglianza e Fraternità sono diventati come dei Derivati finanziari completamente scissi dalla Economia reale, che ha dato loro fondamento: derivati che han prodotto altri derivati. Infatti, mentre il ‘mondo derivato’ della Cultura e delle Leggi dava per scontato di rappresentare la lettura valoriale e normativa di una società secolarizzata, la Società francese è mutata demograficamente grazie – prima ancora delle ondate migratorie afroasiatiche endemizzate in Europa con il terzo Millennio – alle masse di cittadini musulmani importati dalla decolonizzazione algerina, marocchina etc. e adesso oltre la terza generazione: fenomeni non dissimili si possono riscontrare in altro Stato francofono qual è il Belgio o nella Germania con una forte connotazione migratoria turca.

Ecco quindi che il radicamento territoriale di masse di persone con inscindibile identità islamica ha provocato un venir meno della République, come ragion sufficiente della coesione sociale della cittadinanza francese, che visibilmente non coincide affatto con un Peuple français inteso come Collettività di Persone che s’identificano con i valori nazionali francesi, cui si affiancano invece gruppi di cittadini francesi, demograficamente in crescita, i quali non s’identificano con i valori repubblicani, tranne che per la fruizione – sempre più pretensiva! – del Welfare. Un Welfare possibile anche grazie a delle Imposte di successione para-espropriative per i ceti proprietari e produttivi caratterizzati da uno specifico stress individualistico generazionale di riconquista di un benessere sottratto alla naturale continuità patrimoniale familiare. E questa non identificazione, da passiva marginalità sociale di periferia metropolitana o di ghetti urbani, sta assumendo sempre più dimensione attiva di ribellismo sociale, nelle forme della devastazione, saccheggio e incendio di luoghi simbolo dello Stato o del Mercato – a tacere di Chiese date alle fiamme e di atti di antisemitismo – ogni qual volta si verifichi una scintilla come l’uccisione di Nahel. Viceversa, non omologa mobilitazione attiva di massa era seguita allo sgozzamento del Prete di Saint Etienne du Rouvray (Rouen) durante la Messa nel 2016, piuttosto che alla decapitazione del professore di Storia e educazione civica della ridente Conflans (Parigi), nel 2020 e ad altri delitti di matrice terroristica islamica. Ma sarebbe riduttivo leggere la crisi della coesione sociale, attorno all’Esprit républicain, come limitata alla non identificazione banlieusard della popolazione di origine extraeuropea, quando si sono protratti per inverno e primavera 2023 violente manifestazioni contro l’aumento dell’età pensionabile portata avanti inesorabilmente dal Presidente della Repubblica rieletto dal Popolo nel 2022 e, sin dal 2018, le rivendicazioni socio-economiche dei jilets jaune eran state relativamente sopite dalle limitazioni pandemiche.

Ossia, parallelamente alla cronica non identificazione nei valori repubblicani di masse di ‘nuovi francesi’ si assiste ad una progressiva dis-identificazione di ‘vecchi francesi’ rurali e periferici, nonché degli ex benestanti impoveriti, che condividono disagio sociale con i nuovi, rispetto allo stesso paradigma valoriale. Il che la dice lunga pure sul fatto che un Capo dello Stato eletto direttamente dal Popolo e proattivo di precise  politiche, non è affatto un fattore di maggior coesione sociale ma anzi può esserne concausa di crisi e che il Capo dello Stato come Garante costituzionale nella forma italiana di Presidente della Repubblica, viva vox Constitutionis, ovvero di Re extra Partes nella forma inglese, spagnola, etc., costituisce un saldo presidio arbitrale di una Democrazia rappresentativa, che pur in Governi stabili reperisca la sua efficienza di conduzione di società pluralistiche e complesse. Ma una società pluralistica non deve perdere di vista tanto gli aspetti quantitativi e socio-materiali della propria sostenibilità, quanto la percezione di appartenenza ad una Collettività organizzata come accettazione di doveri oltre che di diritti, ossia la ‘virtù civile’ di Montesquieu.

Ma vi è un altro dato antropologico dei french riots attuali: l’età sempre più giovane dei casseurs – minorenni un terzo degli arrestati – che hanno spinto lo stesso Capo dello Stato, il 30 giugno, a fare appello alla responsabilità di Genitori per tenere a casa questi precoci cittadini eccessivamente attivi e in modo politicamente scorretto emuli dei Rivoluzionari protagonisti del mito fondativo della République. E qui assistiamo ad una vera e propria nemesi del percorso politico francese, leggibile, secondo Lacan, in termini di ‘evaporazione del Padre’rectius della sua uccisione simbolica, come archetipo della Regola – dalla decapitazione di Luigi XVI al Maggio del 1968, fino ad arrivare al divieto di menzione dei concetti ‘obsoleti’ di Padre e Madre nel linguaggio scolastico con la Loi Blanquer (2019) e l’espresso emendamento voluto dal partito di Macron a favore dei ‘neutri’ lemmi ‘Genitore 1 e Genitore 2’, panacea linguistica del novus Ordo Familiae: la massima Autorità repubblicana, compiendo un corto circuito simbolico, si rivolge all’evaporata Autorità parentale per risolvere ‘domesticamente’ il problema dell’ordine pubblico, ingestibile come ordre dans la rue, mentre parallelamente ammonisce sulla pericolosità delle piattaforme social Tiktok e Snapchat, quali veicolo di propagazione del pubblico disordine. Parallelamente gruppi invocanti ‘La France aux Français’, rivendicandosi come ‘veri francesi’ infrangono il monolite simbolico soggettivo del ‘Citoyen’ rendendo più problematica la ‘reconquête républicaine’, di cui si dovrà saggiare la bontà come filo simbolico per ricucire tessuti logori con tessuti nuovi della Cittadinanza di un inquieto inizio del Terzo Millennio.

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