Se la bolla di Airbnb scoppia, perché i nomadi digitali sono squattrinati, il suo modello politico si è radicato.
Il capitalismo delle piattaforme è, prima di tutto, portatore di un nuovo modello politico. Come ogni altra rivoluzione tecnologica, anche il digitale fa terra bruciata del preesistente, polverizza posti di lavoro, le stesse compagnie tagliano in modo repentino e orizzontale.
Stando a diverse ricostruzioni, sembra che Airbnb sia, almeno in alcune città della casa madre, gli Stati Uniti, in crisi. Il crollo dei ricavi, per quanto smentito dalla stessa società, si attesta anche sul 50% in città come Austin e Phoenix, quasi il 40% a Denver, 37% a New Orleans, 35% a Seattle. Tutte città medio-grandi, tutte con un passato, una storia, un’identità, una narrazione.
Quando Il Tazebao recensì Nomadland: “Ci vediamo lungo la strada”. Nomadland, una nuova epica della frontiera o la normalizzazione della vita precaria?
The Airbnb collapse is real.
Revenues are down nearly 50% in cities like Phoenix and Austin.
Watch out for a wave of forced selling from Airbnb owners later this year in the areas hit hardest by the revenue collapse. pic.twitter.com/xjGkj7bFC5
— Nick Gerli (@nickgerli1) June 27, 2023
Che il capitalismo digitale viva di crisi è intuitivo: sono la leva per una continua “ristrutturazione”. Per indurre continui stati di crisi. Ugualmente, Airbnb è stato, dopo aver drogato il mercato immobiliare, e ancora rimane la leva per introdurre un nuovo modello politico: modello di vita non stanziale, senza abitare, modello della città senza cittadinanza e senza diritti.
In tal senso, ha avuto ampio successo Airbnb e, una volta sedimentato il suo successo, può essere anche semplicemente liquidato.