Un fine settimana di sorprese elettorali: di nuovo tra Teheran e Parigi. Il Tazebao del giorno

Il Tazebao – Si sono alfine conclusi i secondi turni delle elezioni in Iran e in Francia: se nel primo caso il verdetto è chiaro (emerge vincitore, contro ogni pronostico, il riformista Masoud Pezeshkian col 54,76%), nel secondo viene ribaltato il risultato iniziale, col Rassemblement National che da primo finisce terzo e il Nuovo Fronte Popolare di Mélenchon che si aggiudica la vittoria, pur senza il numero di seggi necessario per formare un governo monocolore, il che lo obbligherà giocoforza a ricercare un compromesso con Ensemble di Macron. In Iran poco cambierà dal punto di vista delle alleanze e del posizionamento geopolitico della Repubblica Islamica: Pezeshkian, eletto sull’onda delle promesse di rinnovamento e risanamento economici, non modificherà il corso di avvicinamento a Russia e Cina e di attiva partecipazione a BRICS e OCS (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), probabilmente tenterà di aprire spiragli di dialogo con gli Stati Uniti, perlomeno fino alla quasi certa rielezione di Trump. In Francia un eventuale “Mélencron” renderebbe difficile l’asse franco-italiano di cui parlavamo nel precedente Tazebao del giorno sul tema, fattore da cui potrebbero derivare contraddizioni e difficoltà di tenuta per Giorgia Meloni, dopo la prevedibile e schiacciante (ma con appena il 33,69%) vittoria dei laburisti nel Regno Unito, la Germania di Scholz che tiene e la Spagna che resta “a sinistra”. La posizione chiaramente filoucraina di Mélenchon, Starmer e Sánchez suggerisce che l’Europa si stia tingendo di fucsia per indorare ai popoli la pillola di guerra, con la crescente instabilità italiana che sembra riproporre pari pari il copione del 2019. La tesi espressa su queste colonne dall’ottimo Amicarella il 22 giugno pare trovare piena conferma. (JC)