Il Tazebao – Nella prima serata di ieri, tardo pomeriggio in Italia, Vladimir Putin ha tenuto un discorso televisivo in corrispondenza dei mille giorni dall’inizio dell’operazione speciale in Ucraina e sullo sfondo del recente permesso accordato di fatto a quest’ultima per l’utilizzo di missili a lungo raggio verso l’entroterra russo. Citando i due attacchi di ieri e di tre giorni fa nelle regioni di Kursk e Bryansk mediante ATACMS, Putin ha testualmente affermato che da questo momento il conflitto ucraino «ha assunto elementi di natura globale», poiché nessun attacco di quel tipo avrebbe potuto essere effettuato con le cognizioni e gli strumenti del solo esercito ucraino, che del resto non possiede. Se tali attacchi non hanno tuttavia avuto effetto sull’andamento dell’operazione speciale, un nuovo IRBM ipersonico russo Orešnik (“nocciolo”) ha colpito lo Yužmaš, grosso centro produttivo di missili e armamenti, a Dnepropetrovsk. Di tali sviluppi Putin ha incolpato precisamente gli Stati Uniti, rei di continuare a distruggere il sistema di sicurezza internazionale già dal loro ritiro unilaterale dal Trattato INF nel 2019, in piena era Trump, fino al dispiegamento odierno, in varie parti d’Europa, dei loro sistemi missilistici avanzati. Un passaggio di cui tener conto, soprattutto se confrontato con altre recenti dichiarazioni da parte del portavoce presidenziale Peskov, del presidente del Consiglio di Sicurezza Medvedev e del ministro degli Esteri Lavrov: Mosca non ripone quella fiducia assoluta in Trump, che tanti, dalle nostre parti, esaltano invece come il “salvatore del mondo” che già ha dimostrato di non essere allorquando, durante il suo primo mandato, rafforzò ed estese le sanzioni alla Russia stessa, inasprì le tensioni con Cuba e Venezuela e diresse l’omicidio extraterritoriale del generale iraniano Qassem Soleimani, oltre a far trascorrere un 2017 all’insegna delle tensioni nucleari con la Corea del Nord. Intanto, l’Ungheria sta dispiegando un sistema di difesa aerea nel nord-est, verso il confine con l’Ucraina, in risposta alla suddetta decisione americana sulle armi a lungo raggio; Orbán, facendo eco al presidente serbo Vučić, ha ammonito gli occidentali a prendere sul serio le parole e gli avvertimenti di Putin. Nonostante l’avvertimento russo agli americani prima del lancio (così da evitare il panico per eventuali timori nucleari), la Francia, nella persona del suo ministro degli Esteri, esorta invece a non ascoltare il presidente russo e «continuare a colpire». Le intenzioni di tutti, ormai, sono aperte e dichiarate. (JC)
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