Il Tazebao – Ci siamo. Ed è bene sapere che siamo molto più vicini, non solo geograficamente, di quanto si pensi. La guerra, tra Mar Nero e Mediterraneo di Levante, è già qui. Invero, era sufficientemente chiaro: l’industria, cuore del modello italiano, è in segno meno da 17 mesi consecutivi e le famiglie tagliano pure sui consumi alimentari. Non stupiscono le spiagge vuote, e le gazzette non strombazzano sul “tutto esaurito”. Il quadrante mediorientale è quello dove la complessità è maggiore per l’intreccio e compresenza di attori e interessi. A una Cina che ha lavorato per saldare tutte le fazioni palestinesi, segue un inasprimento delle tensioni con le uccisioni mirate ad opera di Israele. Israele si gioca il tutto per tutto perché sa che la sua sopravvivenza è in gioco, ma i nemici non sono i “barbari” che una certa narrazione vorrebbe dipingere. Visto che il caro, amato Libano è di nuovo il fronte della guerra, rivolgiamo un pensiero a quel popolo, alla sua raffinatezza e alla sua ospitalità antica. Nel mentre, il primo round di tosatura, partito naturalmente il venerdì, sui mercati internazionali lascia presumere un crollo più profondo, partendo dai colossi digitali, quelli che dovrebbero guidarci verso «magnifiche sorti e progressive», cui noi naturalmente non crediamo. Intanto, yen – tutto è cominciato in Giappone – e franco svizzero sono in difficoltà. Occhio alle banche, come Societé Générale che registra una perdita del 40% da giugno. E pensare che la Francia dovrebbe guidarci stante il Trattato del Quirinale firmato sub Mario. Traballa, barcolla ma è pur sempre l’opzione migliore. Invero, questo governo ha dei limiti strutturali che alla lunga emergeranno fino a minarne l’azione; tuttavia, al netto di un Lollobrigida – perché si può fare meglio ed essere meno esposti – nel delicato settore agricoltura, Meloni riesce a destreggiarsi. Non si sa fino a quando ma ci riesce. Con la Cina c’è un ponte naturale. E la Cina, molto più della Russia, può essere la sponda.
Non solo un anno “di transizione”
Nonostante un Natale in sordina e una crisi che morde tutti, quello che ci accingiamo a vivere insieme è un