Dal Levante al Sud America: a un passo dalla guerra egemonica. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Il mese di luglio di questo 2024 si è concluso con un improvviso, ulteriore innalzamento della soglia dello scontro tra i campi della nuova Guerra fredda, in un contesto in cui però, a differenza della “vecchia”, è evidente che nessuno stia cercando una qualche mediazione, per non parlare ormai più della pace. Stati Uniti, Israele e Unione Europea sono palesemente decisi ad andare verso la guerra per tentare di salvare quell’unipolarismo che ha garantito loro un’apparente prosperità (sulle spalle della miseria altrui) nell’ultimo trentennio dopo la dissoluzione dell’URSS. E così abbiamo che, con buona pace delle promesse su un “mondo senza guerre”, soltanto negli ultimi tre giorni in Medio Oriente si è giunti al punto di non ritorno con Israele che, in due bombardamenti mirati, ha ucciso i comandanti Fuad Shukr (numero due di Hezbollah) e Ismail Haniyeh (capo di Hamas), rispettivamente a Beirut e a Teheran; è peraltro appena giunta la notizia della conferma, da parte dell’esercito israeliano, dell’uccisione di un altro comandante di Hamas: Mohammed Deif, il 13 luglio, in un bombardamento su Khan Younis. L’Ayatollah iraniano Ali Khamenei ha dato ieri l’ordine di un attacco diretto su Israele, che in sede di Consiglio di Sicurezza è stato definito “operazione militare speciale”: legittimo prevedere che si vada oltre la portata della rappresaglia del 13 aprile. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, in Venezuela, continuano le manifestazioni dell’opposizione fedele a María Corina Machado (gli altri hanno pacificamente riconosciuto la sconfitta), pur assai minoritarie rispetto al 2017: si diffidi dei video che appaiono in rete, gli abbattimenti delle statue di Chávez risalgono a sette anni fa. Un chiaro tentativo di “Maidan” contro Maduro che, riconfermato col 51,2% dei voti (all’80% delle schede scrutinate, i tentativi di hacking impediscono per ora la pubblicazione dei risultati definitivi), proseguirà sulla strada dell’inserimento del Venezuela nell’ottica multipolare, rafforzando soprattutto i rapporti con Russia, Cina, Turchia e Iran. E mentre Mosca, Pechino e Damasco si sono congratulate per la sua vittoria, il Venezuela ha richiamato i suoi diplomatici dai sette Paesi latinoamericani che non l’hanno riconosciuta. (JC)

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