Il Tazebao – Nel turbinio di notizie che avvolge, per vie perlopiù non mainstream, la Siria post-Assad (ultimissima in ordine di cronaca l’annuncio del ritiro delle truppe americane da parte di Trump, che ha mandato su tutte le furie Israele, il quale vuole invece rimanere “indefinitamente” sul monte Hermon, non fidandosi evidentemente della nuova giunta di al-Sharaa), la meno riportata è, per ovvi e analoghi motivi rispetto al magma libico, la formazione e l’operatività della Resistenza Popolare. No, non quella co-organizzatrice della nostrana “Prospettiva Unitaria”, ma un vero e proprio movimento in armi che, soprattutto nelle zone di Tartus e Latakia ma non solo, ha già messo a segno dei colpi importanti. Dopo le immagini dell’assalto al carcere Sednaya qualche settimana fa, a Jabla, sulla costa, forze dell’ex Esercito Arabo Siriano hanno attaccato il 23 gennaio un checkpoint di Hayat Tahrir al-Sham, uccidendo due suoi membri e ferendone altri tre. Due giorni dopo, la Resistenza Popolare Siriana ha rivendicato l’assassinio di Mohammad Khaled Safadi, il capo della polizia di Sheikh Miskin, a sud, vicino alla Quneitra dove di recente si sono avute manifestazioni di dissenso da parte dei civili contro l’occupazione israeliana. Ciò costringe la giunta di HTS a distogliere forze dal fronte curdo per dirigerle a ovest, compiendo veri e propri raid, come nelle stesse Tartus, Latakia e Jabla, nella campagna di Homs e a Hama, per arrestare persone (realmente o presuntamente) legate al vecchio regime e tentare di sciogliere con la forza i nuclei degli ex soldati rimasti fedeli ad Assad e ancora determinati a restaurare il sistema baathista. Forse, anche questi eventi sono alla base della richiesta, formulata ieri dal presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, più conosciuto col vecchio nome di battaglia Abu Mohammad al-Julani, di estradare Assad dalla Russia in Siria. Che si tema l’ispirazione che la sua provvidenziale salvezza può infondere a chi combatte ancora? (JC)

Dalla culla… alla Rsa
Il Tazebao – Negli stessi giorni in cui la Toscana tenta una forzatura sul suicidio assistito (la “rivoluzione permanente” richiede sempre