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L’altro mondo. L’incontro tra Kim Jong Un e Putin del 12-17 settembre

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Una riflessione sull’incontro tra il leader nordcoreano e Putin

Dal 12 al 17 settembre appena trascorsi, come già predetto dalla stampa nazionale e internazionale, si è svolta la visita ufficiale di Kim Jong Un, Presidente degli Affari di Stato della RPD di Corea, nella Federazione Russa. Accompagnato perlopiù da Aleksandr Kozlov e Oleg Kožemyako, rispettivamente ministro delle Risorse Naturali e dell’Ambiente e governatore dell’Amministrazione del Territorio del Litorale, nonché da altri membri della delegazione governativa russa predisposta per l’occasione, si è recato nelle città di Khasan, Vladivostok e Komsomolsk sull’Amur, ha incontrato anche Shoigu e naturalmente Putin e, con quest’ultimo, si è intrattenuto ai colloqui ufficiali.

Due sono gli aspetti da notare in particolare, onde inquadrare correttamente il contesto e le motivazioni di questo incontro, il primo che Kim Jong Un ha avuto dopo la chiusura dei confini nordcoreani a causa del Covid e il più lungo da quando è salito al potere nel 2011, peraltro nell’anno in cui cade il 75° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la RPDC e l’allora Unione Sovietica.

Il primo riguarda i luoghi da egli visitati: il Cosmodromo Vostočnij (“Orientale”), lo Stabilimento aeronautico Yuri Gagarin, la base aerea di Knevici, la base della Flotta del Pacifico e, infine, l’Università Federale dell’Estremo Oriente, l’Acquario del Territorio del Litorale e il Mangimificio Arnika-Bio.

Il primo è, spiega l’agenzia stampa centrale nordcoreana (KCNA), «una base di lancio spaziale generale della Russia, che ha contribuito alla notevole crescita dello sviluppo aerospaziale assicurando con successo i lanci di capsule spaziali e satelliti per diverse applicazioni, svolgendo un ruolo importante nella promozione dello sviluppo socio-economico dell’oblast dell’Amur e della regione estremo-orientale» [1], mentre il secondo «fondato nel 1934, ha apportato un grande contributo alla sconfitta del fascismo nella passata Grande Guerra Patriottica producendo vari tipi di aeroplani, come i bombardieri a lungo raggio. È il più grande produttore di caccia in Russia e una base d’appoggio dell’industria della difesa russa, oltre che un’industria di servizio di aerotrasporti che produce svariati caccia, come i Su-57 di quinta generazione, e aerei di linea» [2].

Da queste visite si può comprendere come ai nordcoreani interessasse soprattutto apprendere dello sviluppo delle forze aeree russe (ma anche navali, infatti è salito sulla Fregata Maresciallo Šapošnikov a Vladivostok il 16, dove, assieme a Shoigu e al comandante della Marina russa, N.A. Yevmenov, è stato da quest’ultimo informato sulla capacità operativa della nave, sulle sue armi e attrezzature principali e sulle sue prestazioni in combattimento), oltre che dello sviluppo socio-economico della Russia, che ha encomiato.

Il secondo aspetto da tenere in considerazione riguarda nello specifico i colloqui tra Kim Jong Un e Putin, in cui, oltre a ribadire il primo il pieno sostegno della RPD di Corea alle politiche del secondo e della Federazione Russa (soprattutto per quanto attiene all’operazione militare speciale in Ucraina), l’appellativo che entrambi hanno usato per rivolgersi l’uno all’altro è quello di compagno, товарищ. Se da parte russa tale prassi è sempre stata usata, non solo per rivolgersi a Kim Il Sung ai tempi dell’URSS, ma anche, con Putin già al potere, nei confronti di Kim Jong Il, da parte coreana ciò non è più successo, dopo il 1991, che fino al 27 luglio di quest’anno, allorché si è impiegata questa parola per riferirsi al ministro Shoigu e alla delegazione militare russa che ha preso parte alle celebrazioni per il 70° anniversario della vittoria della Corea del Nord nella guerra del 1950-1953, oltre che allo stesso Putin il quale, anche in quell’occasione come stavolta, fece recapitare a Kim Jong Un una lettera personale di amicizia e sostegno.

Se tale prassi sia stata riscoperta per qualche conoscenza, da parte nordcoreana, di dinamiche interne all’apparato statale-istituzionale russo, naturalmente non ci è dato sapere, ma è un’ipotesi plausibile*; sicuramente la diplomazia nordcoreana, che ha vinto la “piccola guerra fredda” del 2017 da sola contro il mondo, ha saputo muoversi con spregiudicatezza nelle nuove condizioni createsi con l’inizio dell’operazione militare speciale e, riprendendo di fatto il lavoro estero interrotto a causa del Covid (tra il 2018 e il 2019 Kim Jong Un incontrò Xi Jinping sia in Cina che in Corea, ebbe lo storico incontro con Trump a Singapore seguito dai vertici di Hanoi e Panmunjom e rafforzò i rapporti con Cuba e Vietnam, rispettivamente ricevendo il Presidente Díaz-Canel a Pyongyang e recandosi nella capitale vietnamita dal Presidente Nguyễn Phú Trọng), ha operato su due linee direttrici:

  1. Il rafforzamento dell’unità tra i cinque paesi socialisti oggi esistenti, vale a dire, oltre alla RPDC stessa, Cina, Cuba, Vietnam e Laos;
  2. La creazione di un’asse Pyongyang-Mosca-Pechino imperniata sull’antimperialismo e la difesa dell’indipendenza e della sovranità.

La Corea del Nord, infatti, oltre a essere stata tra i primi paesi al mondo, assieme a Bielorussia e Siria, ad aver esplicitamente preso le parti della Russia in Ucraina e prima in assoluto ad aver riconosciuto i risultati dei referendum nel Donbass del settembre 2022, ha sempre sostenuto la Cina nelle questioni del Tibet, di Hong Kong, del Xinjiang e, soprattutto, di Taiwan, che infatti non ha mai riconosciuto a livello statale.

Non è un caso, quindi, che parallelamente all’uniformità di vedute a livello geopolitico si stia consolidando ed espandendo anche l’alleanza militare fra i tre Stati: dopo varie esercitazioni condotte insieme alla Flotta cinese nel Pacifico, e dopo aver più volte smentito l’invio di armi alla Russia, sembra adesso giunto il momento per i coreani, dopo la visita di Shoigu a Pyongyang e l’incontro con Putin in Russia, di compiere anche questo passo. Il politologo Yuri Barancik ha infatti affermato[1] che la RPDC fornirà alla Russia circa 10 milioni di proiettili di calibro 122 e 155 mm, oltre agli MLRS KN-09 e KN-25 (dal raggio d’azione rispettivamente di 200 e 400 km).

Si tratta, di fatto, di una mossa speculare a quella che ben prima di Pyongyang è stata adottata da Seul, laddove la Corea del Sud ha invece preso posizione a fianco dell’Ucraina inviando centinaia di migliaia di munizioni avvalendosi della logistica americana. È inevitabile che ciò rafforzi la distanza e l’ostilità tra le due Coree, date anche le esercitazioni militari congiunte condotte dagli Stati Uniti e dall’esercito di Yoon Suk-yeol, che hanno portato più di una volta allo sconfinamento di jet americani nelle acque territoriali nordcoreane e che hanno causato il continuo innalzamento del livello di allerta dell’Esercito Popolare di Corea, che oggi si dice pronto a combattere una «guerra rivoluzionaria» volta alla riunificazione nazionale e all’occupazione di tutto il territorio a sud del 38° parallelo, azione per il quale, come hanno dimostrato l’ispezione del comando dello Stato Maggiore dell’esercito e le varie visite alle fabbriche di munizioni da parte di Kim Jong Un in agosto, esistono già piani operativi e organizzazione logistica.

La Corea, tanto trascurata dagli analisti occidentali, assume invece un ruolo sempre più centrale nelle attuali dinamiche mondiali e può persino configurarsi come punto di partenza di una guerra mondiale sempre più vicina. Se gli americani saranno disposti a rischiare un attacco nucleare sul proprio territorio continentale, è assai dubbio, ma gli sviluppi della situazione politica internazionale obbligheranno presto tutti gli attori in gioco a scelte assai drastiche e soprattutto inevitabili.

Note

*Da qualche anno in Russia si parla non di rado del progetto “СССР 2.0”, per il quale alcuni avrebbero persino ipotizzato una timeline; nel suo colloquio con Putin dell’anno scorso, il Segretario del Partito Comunista della Federazione Russa, Gennadij Andreevič Zjuganov, ha parlato esplicitamente della necessità del socialismo per far fronte alle esigenze dell’economia interna russa e dello sforzo bellico, e Putin, a denti stretti, gli ha dato ragione. La plausibilità dell’ipotesi sopra ricordata si paleserebbe in un’eventuale collaborazione tra Putin e i personaggi a lui più vicini in Russia Unita e nelle istituzioni russe, da una parte, e il KPRF dall’altra, nell’ottica della trasformazione socialista del sistema russo sul modello cinese, dal quale appunto il Partito Comunista trae grande ispirazione per le sue ricette economiche. Naturalmente, al momento si tratta solo di congetture

  1. Il compagno KIM JONG UN in Russia (12-17 settembre 2023)
  2. Ibidem.
  3. La lunga visita di Kim Jong-un in Russia – Analisi Difesa

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