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Storia della penisola coreana 3/3: dalla lotta anti-giapponese alle due Coree

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Per andare più a fondo nella storia di un paese che avrà una notevole rilevanza negli equilibri almeno regionali, pubblichiamo la terza parte di una summa storica in cui si ripercorrono le ultime tappe, dalla lotta per l’indipendenza fino allo stato attuale.

(segue) Il 1926 fu anche l’anno in cui Kim Hyong Jik, spossato dalla malattia e dalle continue prigionie, morì a Fusong, da dove conduceva le attività rivoluzionarie. Il 17 ottobre suo figlio Kim Il Sung (1912-1994) fondò l’Unione Antimperialista a Huadian: il programma di base di questo organismo era non soltanto l’indipendenza della Corea, ma anche la vittoria del socialismo e del comunismo sia in patria che nel mondo.

Il grande impegno politico di Kim

A dicembre fondò l’Unione dei Ragazzi di Saenal e aiutò sua madre, pioniera del movimento femminile in Corea, nella creazione dell’Associazione delle Donne Antigiapponesi, prima del suo genere nel Paese. Il 14 gennaio 1927 arrivò a Jilin e si iscrisse alla Scuola Media Yuwen, dove divenne comunista leggendo il Manifesto del partito comunista, Il capitale, Stato e rivoluzione e Lavoro salariato e capitale, oltre a opere letterarie di stampo progressista come La madre, Il torrente di ferro, La benedizione, Sul fiume Amnok e La vera storia di Ah Q. Il 10 aprile fondò l’Associazione dei Ragazzi Coreani, poi divenuta Lega della Gioventù Antimperialista il 27 agosto grazie alla sua rapida espansione. Il giorno dopo creò la Lega della Gioventù Comunista di Corea, quale organizzazione d’avanguardia chiamata a dirigere le organizzazioni di massa della gioventù antigiapponese.

Fu in questo periodo che Kim Il Sung scrisse testi drammaturgici poi diventati film di grande successo in Corea del Nord: An Jung Gun spara a Ito Hirobumi, La sanguinosa conferenza internazionale e Lettera da una figlia, oltre a canti e balli come L’orgoglio delle tredici province, Il polo dell’unità e La stella della Corea.

Attorno al 1928 i suoi compagni di lotta iniziarono a chiamarlo, suo malgrado, col nome di Kim Il Sung (il suo nome di battesimo essendo Kim Song Ju), che significa “colui che si tramuta in sole”.

Le mosse giapponesi

Contemporaneamente, alla fine degli anni ’20 i giapponesi inviarono truppe nella provincia cinese dello Shandong al fine di occupare progressivamente tutta la Manciuria. Kim Il Sung organizza scioperi e manifestazioni di massa in segno di protesta, combattendo i tentativi dei giapponesi di servirsi dei proprietari terrieri cinesi in chiave anti-coreana e fomentare così la discordia tra questi due popoli.

Kim deve giocoforza ricercare il sostegno dei nazionalisti, seppur nei limiti delle loro tattiche e strategie, in quanto il movimento comunista era ancora in uno stato embrionale e molto litigioso: il Partito Comunista Coreano si dissolse dopo soli tre anni di vita (1925-1928) e i gruppi nati dalla sua implosione (Gruppo M-L, Gruppo di Seoul, Fazione Seoul-Shanghai, Gruppo Hwayo ecc.) erano completamente staccati dalle masse e assorbiti negli scontri di fazione, ciascuno rivendicando l’eredità del defunto partito e vantando patenti di “purezza e ortodossia” allo scopo di ottenere il riconoscimento ufficiale del Comintern. Serviva dunque, nella percezione di Kim Il Sung, una nuova linea direttrice per la rivoluzione.

I cardini della rivoluzione coreana

Dopo una breve prigionia a Jilin nel maggio 1930, tra fine giugno e inizio luglio egli convocò una riunione dei quadri dirigenti della Lega della Gioventù Comunista e della Lega della Gioventù Antimperialista a Kalun, ove, nel suo discorso “Il cammino della rivoluzione coreana”, espose la sua linea consistente nel condurre la rivoluzione basandosi unicamente sulla situazione concreta della Corea e nel dare la priorità alle armi nell’ottica della liberazione da ottenere contro il dominio giapponese.

Definì la rivoluzione coreana come una rivoluzione antimperialista, antifeudale e democratica, mirando al coinvolgimento non soltanto dei contadini e dei (pochi) operai, ma anche della gioventù, degli studenti, degli intellettuali, dei capitalisti nazionali patriottici, della piccola borghesia e persino dei religiosi; i bersagli erano invece da lui individuati, oltre che nei giapponesi, nei proprietari terrieri, nei capitalisti e in generale in ogni elemento filogiapponese.

Contestualmente, nacque, sempre a Kalun, la prima organizzazione del futuro Partito del Lavoro di Corea, che nacque dal basso e non dal comitato centrale, come accadde invece per tutti gli altri partiti comunisti al mondo (fatta eccezione per il PC Cubano): la Società per l’Unione dei Compagni, assieme al suo organo di stampa, Il bolscevico. Prese contatti col Comintern, cui spiegò natura e scopi delle organizzazioni da lui formate, ma rigettò il consiglio dei suoi compagni di andare a studiare in Unione Sovietica, preferendo restare in Corea a dirigere la rivoluzione.

Sistematizzazione della lotta rivoluzionaria

Pochi giorni dopo la riunione di Kalun, il 6 luglio 1930 Kim Il Sung fondò a Guyushu, nel distretto di Yitong, l’Esercito Rivoluzionario di Corea. La missione di quest’ultimo, nelle sue parole, era quella di dotarsi delle prime armi per condurre una lotta armata cosciente e organizzata, accumulare esperienza militare e radunare le masse popolari per prepararle alla guerra di liberazione contro i giapponesi.

In agosto inviò un gruppo armato capeggiato da Kim Hyong Gwon in patria, che il 14 attaccò un commissariato di polizia a Phabal-ri, nel distretto di Phungsan, giustiziandone il commissario, e avanzò fino a Pukchong e Hongwon, combattendo battaglie sul monte Taedok e sul massiccio di Jolbu. Frattanto, altri gruppi dell’ERC avanzavano fino a Uiju e le formazioni armate in Manciuria combatterono a Changchun, Harbin e Daomugou, uccidendo poliziotti, soldati, spie e agenti segreti, ottenendo un quantitativo crescente di armi.

Vi furono tuttavia anche pesanti sconfitte, come quelle causate dalle insurrezioni avventuristiche del 30 maggio e del 1° agosto che danneggiarono pesantemente le organizzazioni rivoluzionarie ivi radicate a causa della repressione che ne seguì.

Tale lavoro fu sistematizzato e portato a termine con regolarità dopo la riunione dei quadri della Gioventù comunista a Mingyuegou tenutasi il 20 maggio 1931, che segnò l’avvio ufficiale della lotta armata antigiapponese.

Era il periodo del cosiddetto “Incidente del 18 Settembre” con cui i giapponesi dettero avvio all’invasione su larga scala della Manciuria. L’Esercito Rivoluzionario passò quindi alla tattica della guerriglia, di cui Kim Il Sung acquisì padronanza anche tramite la lettura dei classici cinesi; questa fase propiziò la nascita dell’Esercito di Guerriglia Popolare Antigiapponese il 25 aprile 1932. In agosto esso combatté la sua prima battaglia nei distretti di Dunhua ed Emu assieme ai nazionalisti cinesi e altre unità antigiapponesi e ottenne la vittoria.

Tuttavia, in quell’anno i giapponesi, vista la crisi sempre più aspra sul piano militare, lanciarono una particolare campagna di guerra psicologica contro gli eserciti avversari, rendendo pubblico di aver infiltrato i loro ranghi con un’organizzazione chiamata Minsaengdan per disgregarli dall’interno. Questa fu rapidamente scoperta e annientata, ma gli elementi più estremisti tra i coreani ne approfittarono per scatenare una violentissima campagna di repressioni interne accusando scriteriatamente questo o quel soldato di esserne un membro sotto copertura anche col più insignificante dei pretesti; tale modus operandi, che provocò anche molte frizioni coi cinesi, perdurò per circa due anni essendosi esteso a parecchie zone, quando fu risolta personalmente da Kim Il Sung con lo stralcio e l’incendio di tutti i “documenti” che avrebbero dovuto provare la colpevolezza degli accusati.

Questo biennio, pur avendo arrecato danni considerevoli al radicamento e alla crescita organizzativa dei reparti militari antigiapponesi, rallentò ma non impedì l’estensione delle zone controllate dall’esercito guerrigliero in Manciuria, che per l’autunno del 1933 crebbe talmente tanto da doversene imporre una riorganizzazione, che avvenne il 9 marzo 1934 allorché si trasformò in Esercito Rivoluzionario Popolare di Corea. Tale iniziativa mise le basi, attraverso l’espansione dei suoi ranghi, per il ritorno in patria dei combattenti coreani, che lanciarono la prima battaglia in tal senso a Pochonbo nel giugno 1937: la notte del 3 i soldati dell’ERPC attraversarono l’Amnok a bordo di una zattera alla diga di Koyushui stabilendosi sulla collina di Konjang, da dove discesero la mattina dopo per effettuare le ricognizioni preliminari all’occupazione di tutti i punti prestabiliti. Liberarono in poco tempo tutta la località dopo la distruzione dei comandi e dei commissari di polizia, dell’ufficio della sottoprefettura e di altri organi repressivi delle autorità giapponesi. Le masse, festanti, iniziarono a diffondere il Programma in dieci punti dell’Associazione per la Restaurazione della Patria (fondata da Kim Il Sung nel 1936).

In quello stesso anno scoppiò la guerra sino-giapponese (1937-1945), nella quale i guerriglieri coreani si unirono ai cinesi sui vasti territori della Manciuria.

Verso la guerra mondiale

Nel corso del 1938 la situazione sembrò volgere a favore dei cinesi e dei coreani: Kim Il Sung in particolare diresse le vittoriose battaglie di Miaoling, Dayangcha, Jiazaoshui, Shierdaogou, Liudaogou, Shuangshanzi, Wujiaying e Jiajiaying. Tuttavia, i giapponesi gettarono nel conflitto la maggior parte delle principali divisioni dell’Armata del Kwantung, l’esercito del Manchukuo e le unità di polizia locale lungo i fiumi Tumen e Amnok per lanciare “operazioni punitive” contro le forze antigiapponesi, seguendo una strategia di accerchiamento e annientamento che costrinse le truppe coreane a una drastica soluzione, analoga alle misure intraprese dai cinesi qualche anno prima:

iniziò una enorme ritirata tattica rimasta nella storia coreana come “Ardua Marcia” e che terminò soltanto all’inizio del 1939.

Con ciò l’iniziativa tornò gradualmente nelle mani delle forze antigiapponesi, grazie anche al consolidamento delle basi più lontane dai teatri degli scontri più aspri.

Lo scoppio della Seconda guerra mondiale in quell’anno e gli strascichi degli scontri armati tra URSS e Giappone sul Lago Khasan e a Khalkhin-Gol trascinarono anche i sovietici nello scenario sino-nippo-coreano. Ciò si rifletté nella piattaforma della riunione di Xiaohaerbaling, nel distretto di Dunhua, svoltasi il 10 e l’11 agosto 1940. In essa, oltre al bilancio dei precedenti dieci anni di lotta armata antigiapponese, si cominciarono a svolgere i preparativi per le operazioni offensive e la liberazione definitiva della Corea, trattandosi anche il tema del coordinamento fattuale operativo con l’Unione Sovietica. Si riorganizzarono infatti le truppe dell’ERPC in piccoli gruppi e unità, instaurandovi al contempo un sistema di direzione unificato, combinando quadri politici e militari ma dividendo nettamente i compiti per unità.

All’inizio del 1941, Kim Il Sung, sua moglie Kim Jong Suk e pochi altri comandanti furono convocati in Unione Sovietica dove fu decisa la formazione delle Forze Alleate Internazionali, che ebbe luogo nell’estate dell’anno seguente. Nonostante l’autonomia di cui godevano le forze che componevano quest’organismo (soprattutto i coreani che rafforzarono la loro convinzione di condurre la rivoluzione coi propri sforzi dopo la conclusione del patto di non aggressione sovietico-giapponese nel 1941, che creò parecchie incomprensioni tra i comunisti più “ortodossi”), l’unità di sovietici, coreani e cinesi non ne risentì mai, e il 15 agosto 1945 la Corea fu liberata dai giapponesi grazie all’azione congiunta dell’Armata Rossa e dell’Esercito Rivoluzionario Popolare di Corea.

Il Dopoguerra

Tuttavia, gli Stati Uniti, col pretesto di disarmare le truppe giapponesi, sbarcarono nella parte meridionale della penisola coreana l’8 settembre di quello stesso anno e iniziarono a dissolvere con la forza i comitati popolari creati dai comunisti coreani, senza esitare a ricorrere alla forza bruta, come nel caso della repressione della rivolta di Jeju nel 1946, e alla divisione intenzionale del Paese tramite le elezioni da essi organizzate il 10 giugno 1948, che videro vincitore Syngman Rhee (1875-1965).

Nella parte settentrionale della Corea, invece, si mise immediatamente mano alle prime riforme economiche: nel 1946 furono approvate leggi sulla riforma agraria, il lavoro, la parità dei sessi e l’obbligo scolastico, tra le altre. Le tensioni militari, dopo l’iniziale gioia per la sconfitta dei giapponesi, non si placarono: molte furono le provocazioni al confine effettuate da parte sudcoreana dietro istigazione degli americani, provocazioni che non cessarono né con la convocazione della Conferenza Nord-Sud (volta a scongiurare la divisione anche effettiva della Corea), né col ritiro delle truppe sovietiche come da accordi. Siamo nel 1948, l’anno in cui, infatti, verranno istituite sia la Repubblica di Corea (15 agosto) che la Repubblica Popolare Democratica di Corea (9 settembre). Il resto è storia assai più conosciuta.

L’autore è uscito di recente con il libro “Le idee del Juche e la Repubblica Democratica Popolare di Corea”.

Gli approfondimenti precedenti
  1. Storia della penisola coreana 1/3: prime forme statuali e tentativi di unità
  2. Storia della penisola coreana 2/3: dominazione straniera e resistenza

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