Storia della penisola coreana 1/3: prime forme statuali e tentativi di unità

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Per andare più a fondo nella storia di un paese che avrà una notevole rilevanza negli equilibri regionali, pubblichiamo una summa storica in cui si ripercorrono le entità statuali che si sono avvicendate nella penisola coreana, tra processi di unificazione, pause e frammentazioni.

I coreani, soprattutto al nord, vantano spesso la particolarità tutta unica dei 5.000 anni di storia della loro nazione. In Occidente si tende (con alcune lodevoli eccezioni di cui è concreta testimonianza il volume di Storia della Corea ad opera di Maurizio Riotto, pubblicato per i tipi di Bompiani nel 2005) a considerare la storia coreana come se fosse iniziata dal nulla con la Seconda guerra mondiale o, al massimo, con la colonizzazione giapponese; normalmente non si tiene conto, per esempio, che l’entità statale comunemente nota come Corea del Sud non è mai esistita prima del 1948.

I coreani hanno, infatti, sempre vissuto sullo stesso territorio, comprendente anticamente l’attuale provincia cinese del Jilin, dove a tutt’oggi risiede una nutrita comunità coreana, e parte dell’Estremo Oriente russo, parlando la stessa lingua e condividendo tradizioni, usi e costumi.

L’alba dei tempi

I primi coreani si insediarono circa un milione di anni fa, contestualmente all’apparizione del genere umano, sulla riva del fiume Taedong con Pyongyang quale loro centro. Questo perché la zona vantava condizioni di abitabilità assai favorevoli: un’acqua cristallina, pianure fertili, abbondanti risorse naturali e clima temperato. Essa è infatti stata il luogo dove gli archeologi hanno scoperto i primi fossili umani risalenti al Paleolitico e al Neolitico; alla prima categoria appartengono i resti dell’uomo di Ryokpho, dell’uomo di Tokchon e dell’uomo di Hwadae, rinvenuti rispettivamente nel distretto di Ryokpho a Pyongyang e nelle province del Phyongan Meridionale e dell’Hamgyong Settentrionale nella RPD di Corea. Della seconda categoria fanno parte l’uomo di Sungnisan, l’uomo di Mandal e l’uomo di Ryonggok. Grazie a ciò si è potuto determinare che i coreani hanno attraversato tutte le fasi dell’evoluzione umana: preistoria, Paleolitico, Neolitico e successive.

Prime forme statuali: la Corea antica

La prima organizzazione statale del popolo coreano nacque nel 3000 a.C., fondato da re Tangun; esso assunse la denominazione di Joson (“Paese del calmo mattino”), successivamente rinominato Kojoson (“Corea antica”) per distinguerlo dalla posteriore dinastia feudale. Durò fino al 108 a.C. e occupava un’ampia fetta di territorio nell’Asia del nord-est con Pyongyang quale capitale, e si contraddistinse per il suo sviluppo incentrato sull’agricoltura, in particolar modo del riso e della canapa, e per la creazione di strumenti di ferro e bronzo come il pugnale a forma di liuto, che influenzò molto lo sviluppo della metallurgia nei paesi vicini. Gli abitanti del Kojoson, inoltre, inventarono i primi caratteri della scrittura coreana (noti come Sinji) e un planisfero scolpito nella pietra, dotandosi inoltre di un codice penale chiamato Legge in 8 punti sulla prevenzione del crimine. Di essa ci sono arrivati solo tre punti: la pena di morte per l’omicidio, la condanna all’indennizzo tramite cereali per danni intenzionali e la trasformazione del ladro in schiavo della vittima come alternativa a una multa di 500.000 jon. Fu l’atto che sancì formalmente l’affermazione della società schiavista in Corea.

Altri Stati retti da questo ordinamento si affiancarono al Kojoson o lo succedettero, come ad esempio quelli di Puyo, Kuryo e Jinguk. All’inizio del III secolo a.C., un gruppo di uomini capitanato da Ko Jumong si trasferì dal Puyo al Kuryo, dove fondò il Koguryo, il che pose fine all’età antica in Corea e diede inizio all’era feudale: siamo nel 277 a.C.

L’era feudale

Koguryo fu un paese potente che si estendeva su un territorio comprendente la maggior parte della penisola coreana e una zona nei dintorni di Liaohe, in Cina. I suoi abitanti erano degli esperti praticanti di arti marziali e si distinguevano per un forte senso di unità e patriottismo contro gli invasori stranieri; questo Stato durò infatti un millennio, fino al 668 d.C. Tra le battaglie più importanti di questo periodo, si ricorda il vittorioso combattimento del fiume Salsu (nell’odierna città mancese di Xiaojihahe), in cui l’imperatore dello Stato cinese di Sui, sconfitto nella prima aggressione al Koguryo, tornò a invaderlo nel 612 con un gran numero di effettivi, ma furono nuovamente battuti grazie alle tattiche di incursione dei soldati comandati dal Generale Ulji Mun Dok.

Ma le arti marziali non erano l’unica specialità degli abitanti del Koguryo: già nell’era avanti Cristo esso aveva un osservatorio astronomico con astronomi professionisti che studiavano le eclissi solari e lunari, i movimenti dei meteoriti e delle comete e sintetizzavano i dati ottenuti scolpendoli sulla pietra. Il planisfero in pietra noto come Chonsangryolchabunyajido è giunto fino a noi, seppur in copia dal momento che l’originale fu gettato a mare da un’invasione straniera. In esso sono disegnate le costellazioni all’interno di un grande cerchio, con tanto di firme e note esplicative ai margini. La sfera celeste vi è presentata in proiezione orizzontale, incentrata sul polo artico. Segnala correttamente 1.467 stelle raggruppate in 282 asterismi. Vi figurano parimenti le posizioni degli equinozi di primavera e d’autunno e le coordinate di 28 tra le stelle più importanti, insieme ai cerchi equatoriali, zodiacali e polare artico, con le longitudini e la galassia.

Nel frattempo, altri Stati feudali si costituirono accanto a quello di Koguryo, nella fattispecie Paekje, Silla e Kaya.

Il Paekje fu fondato da Onjo, figlio del re Tongmyong, creatore del Koguryo. Divenne uno Stato feudale indipendente verso la fine del I secolo a.C. allorché, nei due secoli precedenti, inglobò i piccoli Stati vicini espandendosi a loro spese. Esistette fino al 660, quando l’invasione del Tang e del Silla mise fine alla sua esistenza.

Lo Stato di Silla

La storia dello Stato di Silla viene convenzionalmente divisa in Silla anteriore e Silla posteriore: il primo fu fondato all’inizio del I secolo d.C. ed esistette fino al VII secolo; il secondo durò dal 676 al 935. Entrambi, però, ebbero sempre come capitale Wanggyong, situata nell’attuale città di Kyongju in Corea del Sud.

Il Silla fagocitò il Paekje nel 660 e il Koguryo nel 668 avvalendosi dell’alleanza dello Stato cinese di Tang (sulla diplomazia cinese), cui si affidò per la realizzazione delle ambizioni espansioniste della sua dinastia dominante; ciò frenò il processo dell’unificazione dei tre regni fino a quel momento guidato da Koguryo.

La ricostruzione di questi fatti storici dettero adito a incongruenze e controversie nella storiografia coreana successiva, in quanto per molti anni l’annessione del Paekje e del Koguryo al Silla fu indicata, essa, come unificazione dei tre regni da parte di quest’ultima. In Corea del Nord tale verdetto fu rovesciato negli anni ’60: il giovane Kim Jong Il, allora universitario, scrisse un breve saggio intitolato Sul riesame dell’unificazione dei Tre Regni e pubblicato il 29 ottobre 1960. Ivi egli osservò:

«Sebbene il Silla abbia rovesciato il Paekje e il Koguryo di concerto con gli aggressori della dinastia Tang, esso non ha tuttavia instaurato uno Stato sovrano unificato. Dopo l’abbattimento del Paekje e del Koguryo, esso occupò soltanto la regione a sud del fiume Taedong, mentre al nord, antica regione del Koguryo, vi fu fondato il Palhae, suo erede, che durò più di due secoli. Il fatto che i due Stati sovrani, Palhae e Silla, siano esistiti sul territorio occupato da Koguryo, Paekje e Silla, esclude che i Tre Regni siano stati unificati da quest’ultimo.

Inoltre, il Silla non aveva l’intenzione di unificare i Tre Regni per trasformare il nostro paese in uno Stato potente e neanche era in grado di farlo. I suoi governanti non avevano che l’ambizione di invadere il Paekje e il Koguryo per espandere il proprio territorio.

Per questo coinvolsero le forze aggressive della dinastia Tang, che aspettavano soltanto l’occasione per invadere il nostro Paese, commettendo così un atto criminale. A quel tempo, Kim Chun Chu, loro rappresentante, concluse coi governanti della dinastia Tang un accordo segreto sull’abbattimento del Paekje e del Koguryo. Condusse con essi delle transazioni in base alle quali Silla e i Tang avrebbero distrutto il Paekje e il Koguryo per la loro alleanza, dopodiché il primo avrebbe occupato la regione a sud del Taedong e i secondi il vasto territorio al nord» [1].

Dopo l’invasione Tang: lo Stato di Palhae

Lo Stato del Palhae nacque infatti nel 698 a seguito della rivolta popolare che cacciò la dinastia Tang. La sua prima capitale fu Tongmosan, nei pressi dell’attuale distretto di Dunhua in Cina. Abbracciava al sud l’area centrale della penisola coreana dal bacino del Taedong fino ai dintorni del fiume Ryonghung dello Stato di Kumya confinante col Silla; a est comprendeva tutta la costa orientale fino al Primorje russo; a ovest e a nord, l’area dallo sbocco inferiore del Liaohe fino alla regione dell’Heilongjiang e a quella bagnata dal Songhua. Esistette per circa 230 anni col soprannome di Haedongsongguk e il suo primo re fu Tae Jo Yong. Costui mobilitò nel 696 una sollevazione dei soldati di Koguryo dalla sua residenza di Yongju (attuale Chaoyang), dove fu obbligato a trasferirsi a causa della politica di deportazioni forzate promosse dalla dinastia Tang, e li sconfisse. All’inizio del 698, sulla collina Tianmen (ad ovest di Zhangwu, provincia del Liaoning) sterminò in un’imboscata le truppe dei Tang capeggiate da Li Haigao e, fedele all’aspirazione del popolo dell’ex Koguryo di restaurare la propria antica potenza, fondò il Regno di Palhae con Tongmosan quale capitale. Instaurò, inoltre, un ordinato sistema di governo statale, organizzò un potente esercito e praticò una politica estera flessibile. Si disintegrò nel 926 allorché la parte nord fu conquistata dai Khitani e dalla dinastia Liao, mentre al sud si insediò il nascente Stato del Koryo.

Un’idea di “Corea”

Esso nacque ufficialmente nel 918 da Wang Kon e, tramite l’annessione del Silla (935) e del Paekje posteriore (936), fondò il primo Stato unificato della nazione coreana, che durò fino al 1392. Dal suo nome, infatti, deriva l’odierna parola “Corea”. Il nome simile a Koguryo deriva dall’aspirazione di Wang Kon a riprendere quella storia, restaurando la grandezza che contraddistinse quel periodo tramite una politica mirante all’unificazione nazionale.

Tale sviluppo degli eventi non poteva non suscitare la contrarietà e l’attiva opposizione delle potenze confinanti: vi furono altre due invasioni da parte dei Khitani, una nel novembre 1010 e l’altra tra il dicembre 1018 e il febbraio 1019. Entrambe si conclusero con la sconfitta degli aggressori, i quali pure avevano mobilitato in entrambe le occasioni un quantitativo assai ingente di effettivi: si parla di 400.000 unità nella prima guerra e 100.000 nella seconda (conosciuta come Grande vittoria di Kuju, dal nome della località ove si svolsero i combattimenti). In entrambe, come detto, i coreani riportarono la vittoria sotto la guida del comandante Kang Kam Chan (948-1031).

Nel periodo di Koryo si assisté a una fioritura generale della cultura coreana: vide la luce la Grande collezione di Scritture buddhiste, comprendente 6.793 volumi in 1.539 parti mediante l’uso di più di 80.000 blocchi xilografici. Attualmente è conservato nel tempio di Pohyon sul monte Myohyang. Altre stampe furono pubblicate grazie all’invenzione dei caratteri a stampa a cavallo tra l’XI e il XII secolo, come si è potuto evincere dai caratteri in rame rinvenuti nella tomba di un re di Koryo a Kaesong e dal libro Nammyongchonhwasangsongjungdoga, stampato nel 1076 e giunto fino a noi. Tale tecnica fu divulgata poi in Cina e in Europa, precedendo di trecento anni la creazione della tecnica di Gutenberg.

L’UNESCO comunicò infatti che il Jikjisimgyong, pubblicato nel 1377 nel tempio di Hungdok a Chongju, è il libro impresso a caratteri metallici più antico al mondo e nel 1972, Anno internazionale del libro, esso fu presentato alla mostra generale di Storia del libro di Parigi.

Il regno di Koryo eccelse anche nell’arte della ceramica e della scultura: si segnalano in particolare i celadon grigi di epoca medievale e le variopinte porcellane con relativi ornamenti in rilievo, concavi, scolpiti o intarsiati. Nella scultura, le statue in pietra nel mausoleo del re Kyonghyo (1330-1374) sono state ritenute le migliori opere scultoree dell’antichità coreana finora conservatesi, specialmente quelle dei quattro mandarini civili e militari le cui caratteristiche plastiche fanno risaltare la diversità dei loro caratteri.

Nel febbraio 1388 si verificò l’incidente che metterà fine, quattro anni più tardi, alla dinastia Koryo: in quel periodo, osservando le manovre espansioniste della dinastia Ming che pretendeva di istituire sul bacino del fiume Amnok un’unità amministrativa e militare denominata Cholryongwi allo scopo di occupare la regione nord-orientale del Paese, i governanti di Koryo decisero d’inviare una spedizione per impedire che avanzassero fino a Liaodong. Choe Yong, comandante dell’esercito coreano, diresse le sue truppe restando a Pyongyang assieme al re, mentre i generali Jo Min Su e Ri Song Gye dirigevano le unità sul terreno.

Fin dal principio quest’ultimo si oppose alla proposta di Choe Yong, argomentando che fosse sconvenevole che un paese piccolo ne attaccasse uno grande, che l’estate non è una stagione adeguata per mobilitare i soldati e altri pretesti. Sull’isola di Wihwa, situata nel corso inferiore dell’Amnok, ordinò quindi alle truppe di ritirarsi per attaccare Kaesong. La sconfitta disastrosa che ne seguì mise fine alla dinastia di Koryo.

Nel luglio 1392 Ri Song Gye espulse Kongyang, ultimo re di questa dinastia, si impadronì del trono e rinominò Joson il paese. Diede quindi inizio alla dinastia feudale che durò fino al 1910, ultima del suo genere nella storia della Corea.

I notevoli progressi scientifici

In questo lungo periodo fu fondata l’Accademia Jiphyonjon allo scopo di raccogliere e studiare i libri delle generazioni anteriori (1420) grazie all’idea di re Sejong (1397-1450) e della collaborazione dei mecenati di corte. Fu inoltre inventato il primo pluviometro al mondo (1441) e si creò un sistema scientifico di trascrizione fonetica denominato Hunmin Jong-um, che significa “il suono corretto che alfabetizza il popolo” (1444), riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio mondiale e da essa raccomandato alle nazioni ancora prive di un proprio alfabeto. Tra il 1431 e il 1613, infine, si pubblicarono i Tre libri di medicina Koryo: Hyangyak Jipsongbang, Uibang Ryuchwi e Tongui Pogam.

Il primo, la cui redazione iniziò nel 1431 e fu pubblicato nel 1433, classifica le malattie in 959 categorie e presenta più di 10.700 metodi terapeutici, 1.500 tipologie di agopuntura e moxibustione e 693 piante mediche.

Il secondo, composto tra il 1443 e il 1445, consta di 365 tomi e sintetizza globalmente le ricche esperienze cliniche acquisite dai paesi orientali.

Il terzo, un libro enciclopedico che sintetizza i successi raggiunti dalla Corea nelle scienze mediche fino all’inizio del XVII secolo, fu redatto nel 1610 dal medico specialista Ho Jun e pubblicato nel 1613. È una delle pubblicazioni dal carattere più scientifico e razionale nella categoria.

Nel 1861, grazie al lavoro di Kim Jong Ho (m. 1864), vide la luce la Mappa di Taedongyo, una cartina della Corea di 33 m² divisa in 22 parti di cui ogni foglio, dalle dimensioni di 30×20 cm, rappresenta un’estensione territoriale di 48×32 km, su una scala di 1:162.000. I punti segnati sulla mappa sono collocati correttamente e la linea che segnala le strade evidenzia dei punti ogni 4 km per dare una percezione della giusta distanza tra uno e l’altro.

In ambito letterario e artistico, meritano di essere segnalati i nomi del pittore Kim Hong Do, che, vissuto nel XVIII secolo, riprodusse realisticamente la vita dei suoi contemporanei e soprattutto dei lavoratori in opere come Ferramenta, Ssirum [wrestling tradizionale coreano] e Danza, ma anche soggetti naturali come Le cascate di Kuryong, Il bosco nella notte di luna, Cane e Leone anziano; del letterato Pak Ji Won (1737-1805), autore del Racconto del saggio Ho, del Racconto di un nobile e di Reprimenda di una tigre, in cui denunciava il parassitismo degli aristocratici corrotti e simpatizzava coi lavoratori e la loro vita miserabile, oltreché del Diario Rehe, narrante il suo viaggio in Cina; e di Jong Yak Yong (1762-1836), funzionario governativo poi dedicatosi interamente alla ricerca accademica e alla scrittura. Autore del Canto del popolo affamato e di Caccia alla tigre, non si limitò a simpatizzare con le miserie del popolo e a denunciare l’avidità degli aristocratici, ma riconobbe la teoria della rotondità della Terra, spiegò l’origine scientifica dei fenomeni atmosferici, accentuò la necessità di sviluppare le tecnologie, studiò l’agricoltura, la tessitura, la costruzione di barche, ponti e muraglie e disegnò la cittadella di Suwon, inventando anche una sorta di gru che fu fondamentale in quest’opera.

Anche la scienza militare fece progressi nel periodo di Koryo. Nel 1413 fu costruito il kobukson (nave a testuggine), il primo vascello corazzato al mondo, così chiamato perché il suo ponte era coperto da tavole di legno che assomigliavano al guscio di una tartaruga. Larga 35 metri, larga 11,8 e alta 5,2, dotata di 10 remi a babordo e a tribordo e più di 70 feritoie, permetteva di issare o ammainare le vele in base alla necessità e collocare spunzoni in qualsiasi punto, tranne in un ingresso stretto in cui potevano passare soltanto uno o due membri dell’equipaggio alla volta e che complicava molto l’accesso al nemico. Fu perfezionata nel 1592 sotto la direzione dell’ammiraglio Ri Sun Sin (1545-1598), poco prima dello scoppio della Guerra Patriottica di Imjin (1592-1598) provocata dall’invasione dei giapponesi capeggiati da Toyotomi Hideyoshi, che comandò per l’occasione 158.700 effettivi delle forze terrestri e navali. Per difendere il Paese, l’intero popolo coreano si sollevò al combattimento facendo emergere molti comandanti patriottici come appunto Ri Sun Sin, ma anche Kwon Ryul (1537-1599), Kim Ung So (1564-1624), Kwak Jae U (1552-1617), l’abate Sosan (1520-1604), Samyongdang (1544-1610), e soldati valorosi come Kye Wol Hyang  (m. 1592) e Ron Kae. La guerra terminò definitivamente nel 1598 con la sconfitta dei giapponesi, ma non fu l’unica che i coreani dovettero combattere in questa epoca.

Alla fine del giugno 1592 il Giappone, vedendo che le forze navali coreane guidate da Ri Sun Sin controllavano stabilmente il Mar Meridionale di Corea ed erano sul punto di frustrare il suo tentativo di “avanzata simultanea via mare e via terra”, formò tre flotte e le introdusse nelle acque territoriali della Corea. Ri Sun Sin fece in modo di attirare verso sé e distruggere le flotte nemiche ancorate presso l’isola di Hansan, facendo nascondere il grosso delle truppe vicino alle rive settentrionali. Una volta che quasi tutte le imbarcazioni giapponesi giunsero al punto previsto, diede l’ordine d’attacco: con un kobukson alla testa, queste furono attaccate frontalmente e ai fianchi, col risultato che 59 navi nemiche su 73 vennero affondate e migliaia di soldati furono feriti. L’esito di questa battaglia passò alla Storia col nome di Grande vittoria nella battaglia navale nei pressi dell’isola di Hansan. (prosegue…)

L’approfondimento successivo: Storia della penisola coreana 2/3: dominazione straniera e resistenza

Fonti
  1. Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 1, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2014, pagg. 28-29 ed. fr.

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