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“La Zampata dell’orso”. L’offensiva Brusilov nella Prima Guerra Mondiale e l’aviazione imperiale russa

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Gli autori sono Basilio Di Martino, Paolo Pozzato, Elvio Rotondo

Tra la primavera e l’estate del 1916 la cosiddetta offensiva Brusilov, così chiamata dal nome del generale russo Aleksei Alekseevich Brusilov che ne fu il principale protagonista, rappresentò il momento più alto delle fortune dell’esercito zarista. Quel lungo e sanguinoso ciclo operativo fu sul punto di decidere in modo del tutto inatteso le sorti della guerra, spingendo l’Austria-Ungheria sull’orlo del baratro, ma il pronto intervento dell’alleato germanico e i fattori di debolezza intrinseca della Russia, duramente provata dalle disastrose sconfitte del 1914 e del 1915, contribuirono a far sì che la spinta delle armate del fronte sud-occidentale si esaurisse già prima della fine dell’estate, portando a un precario equilibrio che si sarebbe definitivamente rotto nel 1917. Quello che può essere a ragione considerato l’ultimo, disperato sforzo dell’esercito zarista, ebbe però due importanti conseguenze: da un lato determinò la definitiva subordinazione strategico-tattica delle forze imperial-regie all’alto comando tedesco, dall’altro, con il fallimentare intervento rumeno ad agire da catalizzatore, accelerò la crisi finale di quello stesso esercito fino alla sua dissoluzione. L’andamento delle operazioni in Volinia, Galizia e Bucovina, nomi dimenticati che oggi si fa fatica a trovare sulle carte geografiche, nel sottolineare l’interdipendenza tra i vari fronti, un’interdipendenza che, sia detto per inciso, Cadorna aveva ben chiara, evidenzia come l’ossessione di Conrad per il fronte trentino, e la sua decisione di trasferirvi uomini e mezzi dal fronte orientale nel tentativo di sconfiggere una volta per tutte l’odiato “nemico del sud”, abbiano esposto la Duplice Monarchia a un pericolo mortale contribuendo ad avviarla verso un declino inarrestabile.

Quelle lontane vicende, ricostruite attingendo a fonti austro-ungariche, tedesche e russe, nonché successivi studi di matrice britannica e statunitense, senza dimenticare le testimonianze italiane dell’epoca, hanno però anche un altro significato, che ne proietta l’influenza ben oltre l’orizzonte temporale della Grande Guerra: il ruolo tattico svolto dall’aviazione sviluppava la dimensione aeroterrestre del combattimento, e le modalità utilizzate da Brusilov per realizzare lo sfondamento e cercarne lo sfruttamento in profondità davano concretezza a quel livello “operativo” del conflitto, intermedio tra il livello tattico e quello strategico, che sarebbe stato teorizzato negli anni ’30, e gettavano le premesse per una “Russian way of war” destinata a consolidarsi durante la Grande Guerra Patriottica ed a rimanere attuale per tutta la lunga stagione della Guerra Fredda.

Elvio Rotondo ha contribuito spesso a Il Tazebao

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