Il Tazebao – Il 9 Maggio non è un giorno come gli altri nella storia del Novecento: è la definitiva vittoria dell’URSS sul Nazismo, che ha portato all’estensione del comunismo a tutto l’Heartland europeo. Mosca, la capitale euroasiatica, ha celebrato la ricorrenza con il consueto stile e l’indiscutibile bellezza. C’è un contributo russo alla “vittoria finale” che non si potrà mai disconoscere, al netto di qualsiasi altra considerazione. Russia e Cina, non va dimenticata quest’ultima, i due giganti che poggiano sulla massa euroasiatica, assorbono larga parte del dinamismo dell’Asse. Stalin sa quali manovre si celano dietro “l’imbianchino austriaco” – Willi dixit – che ha una visione interpolata della geopolitica. I lettori di questo dissing domenicale sanno quante volte ci siamo fustigati domandandoci perché, di nuovo, far guerra alla Russia anziché costruire una strada per l’integrazione. Il 10 maggio è coinciso con un rilancio, per ora alle prime battute, delle operazioni russe in Ucraina: l’epicentro è, non casualmente, Charkov. Pochi giorni fa, sull’altro fronte del conflitto mondiale, è partita l’attesa operazione di terra a Rafah. Un giorno qualcuno spiegherà perché queste “operazioni” o “controffensive” vengano diuturnamente spoilerate. Passi avanti verso il riconoscimento internazionale della Palestina con il voto dell’Assemblea generale, l’Italia si è astenuta. L’Italia è in «gran tempesta», tra incidenti, scioperi, app che non si applicano. Una condizione di crescente instabilità alle soglie della guerra mondiale. Certo, non solleverà il clangore mediatico e lo strepitio di gazzette come una Salis, è un detenuto in attesa di giudizio, Hannibal Gheddafi, delle cui condizioni un’Italia mediterranea dovrebbe interessarsi. Il 2011 ha segnato la fine definitiva dell’Italia cristiana, socialista, mediterranea.
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