Il Tazebao – Dall’inizio dell’operazione militare speciale russa, il governo ucraino ha messo in moto un meccanismo di persecuzione su larga scala degli ortodossi, mascherandola con la creazione scismatica di un “patriarcato di Kiev” e la diffamazione del Patriarcato di Mosca come “covo di spionaggio russo”. Sono note le modalità estremamente autoritarie e repressive con cui è stato chiuso il monastero della Percevska Lavra e con cui sono stati messi alla pubblica gogna i fedeli, purtroppo non è l’unico caso. L’ultimo in ordine di tempo riguarda il diniego, da parte del regime di Kiev, all’apertura di un vescovato romeno della Chiesa Ortodossa a Cernauti (Cernivtsi nella pronuncia ucraina). Questa ultima mossa si colloca anch’essa nel contesto più generale dell’ucrainizzazione forzata dell’intera società, che ha comportato sempre più restrizioni e divieti non solo per la lingua russa, ma anche per quella di altre minoranze come l’ungherese e, appunto, la romena. Questo è infatti l’aspetto alla base delle aspre contraddizioni che dividono l’Ucraina da questi due Paesi, con Budapest che rivendica la Transcarpazia e Bucarest che mantiene i propri progetti di riannessione della Bessarabia storica. (JC)
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