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Il Re dei Re

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Un ritratto veritiero di Gheddafi a cura di Andrea Marcigliano precedentemente uscito su Electo Magazine.

Electo Magazine – C’era una volta… un re, diranno i miei (non più) piccoli lettori. E, questa volta, avranno pienamente ragione. Anche se questo Re, era un Re ben strano. Perché diceva lui di esserlo. Anzi, si autodefiniva, e autoproclamava, Re dei Re. Dell’Africa Nera.

Alcuni, forse, avranno compreso che sto parlando di Muhammar El Geddafya. Ovvero il, famoso, per alcuni famigerato Colonnello Gheddafi. Che governò la Libia dal golpe militare del 1° settembre 1969, sino al 29 ottobre del 2011. Quando, dopo una “rivolta”, una di quelle che vennero, con volo pindarico, chiamate Primavere Arabe, fu assassinato. In modo che definire barbaro sarebbe mero eufemismo.

Personaggio, certo, controverso. E chiaroscurale. Con una forte vena di eccentricità, sulla quale giocava come un provetto attore.

Però era anche l’uomo che seppe assicurare a lungo una certa stabilità ai paesi a Sud del Sahel. Con l’uso, abile, delle ricchezze libiche. E, talvolta, ricorrendo ad un uso misurato della forza.

E fu questo a dare fastidio. Un ingerire nelle vicende interne dei paesi dell’Africa sub-sahariana. Quelli che Parigi continua, ancora oggi, a considerare sue colonie. E a tentare, con sempre maggiore difficoltà, di controllare.

Quelli che Londra e Washington ritengono terreno di sfruttamento indiscriminato per le multinazionali che fanno capo alla City e a Wall Street.

Se Gheddafi fosse stato un tirannello africano che massacrava il suo popolo, ma che non si permetteva di ingerire negli interessi occidentali, probabilmente sarebbe ancora lì. A Tripoli. Al comando.

Ma era uomo molto, troppo ambizioso.

Aveva tentato, inutilmente, di farsi alfiere del panarabismo dopo la scomparsa di Nasser. Aveva agitato la bandiera di una sua, personalissima, Rivoluzione islamica. Al contempo, però, reprimendo con pugno di ferro i tentativi di penetrazione in Libia del jihadismo islamista.

Aveva, più volte, sfidato Washington. E, almeno a parole, anche Israele. Con la quale si era però sempre guardato bene dall’arrivare all’aperto conflitto.

Però la sua azione più profonda, ed efficace, era stata nei confronti dell’Africa sub-sahariana. Tanto che amava, appunto, definirsi “Re dei re dell’Africa Nera”.

La sua, dichiarata, ambizione era strappare a Parigi, e indirettamente a Washington e Londra, il controllo delle risorse (e della politica) dei paesi dell’Africa del Nord Ovest, e di quella Centrale. Paesi dalle immense ricchezze e potenzialità. Che finiscono però, tutte a Occidente. Soprattutto a Parigi. Mentre le popolazioni locali vivevano, e ancora vivono, in una condizione di estrema arretratezza e miseria.

Intendiamoci. Non era… buono. Ma non fu eliminato perché autocrate anti-democratico. Fu catturato, sembra, dai parà francesi. E consegnato ai suoi nemici. Che ne fecero scempio in modo indegno.

L’ultimo sfregio, probabilmente la goccia che fece traboccare il vaso e segnò il suo destino, fu l’opporsi a una grande via di trasporto merci dal sub-sahara al Mediterraneo. Progetto del Gruppo Bolloré.

Piccola nota a margine. L’allora presidente francese, Sarkozy, è stato in seguito indagato dalla magistratura francese per certi “fondi” ricevuti da Bolloré.

Nessuna correlazione, naturalmente.

Comunque, la scomparsa del Colonnello non ha, solo, dato inizio alla, sanguinosa e annosa, guerra civile fra le kabile (tribù) libiche, che vede il paese fratturato tra Bengasi e Tripoli. Con i Tuareg a sud e i Berberi del Rif, di fatto, indipendenti. Ha anche aperto una serie di problemi che stanno, oggi, gettando nel caos l’Africa e lo stesso Mediterraneo.

Gheddafi filtrava e frenava i flussi migratori verso nord. Combattendo il traffico di esseri umani, oggi incontrollato. Un problema che ci riguarda direttamente. E che dimostra le buone ragioni di Berlusconi nell’intrattenere rapporti amicali con il Colonnello.

Ma Berlusconi fu messo nell’angolo, in quel 2011, da Napolitano con la collaborazione, a quanto scrive Bruno Vespa, del Ministro degli Esteri Frattini e di quello della Difesa La Russa. Per altro era già sotto schiaffo per lo “scandalo Rubi”. Opportunamente esplosi proprio in quel periodo. E l’attacco alla Libia fu sostenuto dalle basi aeree NATO in Italia.

Anche qui… nessuna correlazione.

Ma l’effetto più dirompente della scomparsa dalla scena di Gheddafi, lo possiamo constatare in questi ultimi tempi. Con i paesi dell’Africa sub-sahariana travolti da golpe militari. Appoggiati, però, da movimenti di popolo.

Una situazione che sta sfuggendo di mano a un, attonito, Macron. E che sta spiazzando le cancellerie europee e la stessa Washington.

Forse, per una volta aveva ragione Obama. Che, in un’intervista dopo la fine della sua presidenza, disse di rimpiangere di aver dato ascolto alla Clinton, all’epoca Segretario di Stato. E di aver appoggiato Parigi e Londra nel disegno di eliminare il Colonnello.

Rimorso tardivo. Gli effetti di quella decisione sono ora sotto gli occhi di tutti. E mi piace pensare che il Colonnello, ovunque sia, se la stia ridendo di gusto. Mentre contempla cosa sta succedendo tra Sahel e Mediterraneo.

Fonte: Il Re dei Re

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