DOPO BAKHMUT/ Se (solo) adesso gli Usa parlano di congelamento coreano della guerra – Leonardo Tirabassi su Il Sussidiario

PH Julia Rekamie (Unsplash)
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Caduta Bakhmut Russia e Ucraina non sembrano avere strategie valide. Per evitare un’escalation bisogna riporre le armi e cercare di riavvicinare l’Europa a Mosca.

Il SussidiarioChe è successo a Bakhmut? E come sta andando la guerra? “La grande incertezza … in tempo di guerra è di particolare difficoltà perché tutte le azioni devono in una certa misura essere pianificate con una leggera zona d’ombra che … come l’effetto della nebbia o del chiaro di luna dà cose esagerate o dimensioni innaturali”. Quando Clausewitz scrisse queste parole – Della guerra apparve nel 1832 ma fu pensato all’epoca delle guerre napoleoniche – la nebbia, il fumo, tutto quello che ingannava la vita e distorceva le informazioni erano elementi materiali reali, fisici, che inducevano a produrre false ed errate informazioni e valutazioni.

Adesso che l’informazione è un’arma, una quinta dimensione della guerra, la cortina fumogena è diventata ancora più spessa. E districarsi tra il vero e il falso, tra la propaganda russa e quella ucraina, tra quella prodotta dagli esperti di comunicazione di entrambi i campi, tra le migliaia di fonti open dei vari social media è sempre più difficile. Ma la ragione non può rinunciare all’impresa e quindi non ci resta altro che provare.

Primo dato

Bakhmut è caduta dopo 224 giorni di combattimento e, ironia della sorte, mentre Zelensky era al G7: macerie conquistate da un esercito privato contro forze regolari. Non sono a conoscenza di altri eventi di questa natura dopo la seconda guerra mondiale. Quindi è una vittoria della Wagner e del suo discusso capo, il personaggio Evgenij Prigožin. Ed è una sconfitta per l’Ucraina.

Secondo punto

Per che cosa si è combattuto? Russi e ucraini non avevano lo stesso obiettivo. Lo scopo di Zelensky era prettamente politico, tenere davanti alle tv del mondo la resistenza del popolo in armi ucraino, far vedere agli alleati e sponsor che gli ucraini sanno combattere, che possono resistere all’invasore e quindi essere legittimati a batter cassa. Impegno coronato dal successo, come dimostra l’ottenimento degli F16 e la nuova tranche di aiuti americani pari a 375 milioni di dollari in munizioni ed equipaggiamento.

Per la Wagner, gli obiettivi erano molteplici. Uno privato, aumentare la credibilità del gruppo per acquisire clienti, vedi gli Stati africani. Uno politico interno: è chiaro che Prigožin vuole più potere nell’arena a Mosca, anche se forse non contro Putin. Un ultimo, prettamente militare, quello di trasformare Bakhmut, come detto e ridetto con fin troppo realismo, in un tritacarne, cioè usurare le forze ucraine.

Terzo punto

Quanto è vero lo scontro tra Wagner ed esercito russo? Prigožin, che non è uno stratega, ha ringraziato dopo i combattimenti i generali russi Sergei Surovikin e Mikhail Mizintsev che hanno reso possibile la vittoria in una situazione estremante difficile. Surovikin è conosciuto come il generale “Armageddon” ed è stato assegnato dal comando russo alla Wagner dove ha portato la sua esperienza nel combattimento urbano, dopo il successo nella battaglia di Idlib in Siria, quando distrusse la città. Anche Mikhail Mizinstev ha esperienza di guerra in Siria, nell’altra triste battaglia di Aleppo.

L’articolo completo: DOPO BAKHMUT/ Se (solo) adesso gli Usa parlano di congelamento coreano della guerra

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