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Criminalità & Terrorismo: I legami tra organizzazioni criminali e terroristi

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Camorra, ndrangheta, Farc, Hezbollah, al-Qaeda, Boko-Haram, Cartelli Messicani.
Una recensione al libro di Costantino Pistilli.

Quali legami hanno Hezbollah e i Cartelli della droga messicani? Perché l’amministrazione Obama ha facilitato questi rapporti? Cosa c’entra Assad con le amfetamine? E al-Qaeda con la Camorra? Quali Stati Ue dovrebbero adottare il 41bis? Le risposte le troverete nel libro dove viene analizzato il nesso, tra criminalità organizzata e terrorismo, che rappresenta una minaccia crescente in tutto il mondo a causa della connivenza a breve, medio e lungo periodo tra attori, tattiche, risorse criminali e terroristiche.

Come evidenziato nel 2021 nella valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata e dalle forme gravi di criminalità dell’Unione europea (European Union Serious and Organised Crime Threat Assessment, SOCTA dell’UE) del 2021, in tutti gli Stati membri sono presenti gruppi di criminalità organizzata. Il panorama della criminalità organizzata è caratterizzato da un ambiente in rete in cui la cooperazione tra i criminali è fluida, sistematica e mossa da interessi incentrati sui profitti.

Marbella, ad esempio, è stata giornalisticamente denominata la sede global del “crimen organizado”, dal momento che nella città spagnola della Costa del Sol si concentrano almeno 113 gruppi criminali organizzati che appartengono ad almeno 59 nazionalità differenti, secondo i dati condivisi dal Centro de Inteligencia contra el Terrorismo y el Crimen Organizado (CITCO).

Mentre Anversa è divenuta la principale porta d’accesso della cocaina nel Vecchio Continente grazie al secondo porto più grande d’Europa, che rende il Belgio un crocevia di organizzazioni criminali (italiana, marocchina, turca, algerina, albanese, russa, cecena) dedite al traffico di droga (cocaina, eroina, cannabis, metamfetamine), traffico di esseri umani (immigrazione illegale e prostituzione), furti organizzati, riciclaggio di denaro.

Esistono prove e una lunga narrativa utili a dimostrare connivenza e rapporti tra gruppi appartenenti alla criminalità organizzata transfrontaliera e gruppi affiliati ad organizzazioni terroriste di ispirazione jihadista composte da militanti. Ad esempio, nel 2008 la Drug Enforcement Administration (DEA) degli Stati Uniti avviò un’indagine soprannominata Cassandra Project, allo scopo di raccogliere prove sui finanziamenti di Hezbollah provenienti da fonti illecite in Sud America: contrabbando di sigarette, cocaina (avrebbe fruttato a Hezbollah almeno 1 mld di dollari l’anno), armi, diamanti, riciclaggio di denaro sporco, grazie a collaborazioni tra il Partito di Dio e i cartelli della droga colombiani messicani. L’indagine poi è stata boicottata dall’Amministrazione Obama in nome dell’Accordo sul nucleare iraniano. Mentre, nel capitolo dedicato alla minaccia rappresentata dai narco-Stati, si descrive, ad esempio, la Siria di Assad.

Nel 2021, il regime di Assad in Siria è stato considerato il più grande narco-Stato al mondo, con una produzione annuale di oppioidi per 30 miliardi di dollari. Si stima che vengano esportati in tutto il mondo fino a 57 miliardi di dollari di pillole di Captagon, la droga del combattente. Ugualmente, l’amfetamina che in questi giorni è stata più volte citata perché usata dai feddayn, dai terroristi, palestinesi per compiere la Strage del 7 ottobre. D’altronde i nazisti usavano Pervitin, o altre amfetamine.

Nelle conclusioni viene avanzata una proposta. Per quanto riguarda la criminalità organizzata, per esempio, occorrerebbe estendere il reato di associazione mafiosa, oggi vigente solo in Italia con l’articolo 416 bis del Codice penale. Inoltre, è necessaria la possibilità di confiscare i beni della criminalità organizzata anche senza condanna definitiva, quando gravi indizi di colpevolezza si associano all’incapacità di dimostrare la legittima provenienza dei beni. Come è emerso a luglio, ad Aranjuez, in Spagna, durante la riunione del Comitato operativo per la sicurezza interna dell’Unione europea che, dal 2009, riunisce i massimi rappresentanti delle Polizie dei Paesi membri, al momento, manca una definizione giuridica comune a livello europeo per differenti tipi di reati.


Costantino Pistilli (1980), originario di Cori in provincia di Latina. Studi in sociologia, ha collaborato con Fondazione Magna Carta, L’Occidentale, L’Opinione delle Libertà, Panorama, Il Giornale, Tpi, VoceNews, Il Pensiero Storico. Analista politico, ha lavorato per la Commissione Esteri del Parlamento italiano e per la Commissione Esteri del Parlamento europeo. Autore de Il grande ricatto. L’apertura delle frontiere come strumento di pressione politica. Il caso Marocco-Spagna (Paesi Edizioni, 2023).

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