Il Tazebao – La scorsa settimana è apparso, sul sito di RT, un articolo a firma di Tamara Ryzhenkova, orientalista e professoressa associata presso il Dipartimento di Storia del Medio Oriente all’Università Statale di San Pietroburgo, e intitolato Mani sulle valvole: come questa ex colonia francese potrebbe adesso controllare l’Europa. In esso si dà conto di come nel 2023 Algeri è diventata la principale fornitrice di gas per gasdotti al Vecchio Continente. L’anno scorso essa ha, infatti, superato la Russia posizionandosi seconda dietro alla Norvegia, in ciò certamente aiutata dalle nuove e più ampie sanzioni imposte a Mosca da Bruxelles a causa dell’operazione militare speciale in Ucraina. Algeri è anche il primo fornitore, in particolare, di Spagna e Italia: verso la prima per il gasdotto che ha svolto anche il ruolo di pomo della discordia col Marocco nel 2021, verso la seconda in virtù di un accordo concluso con l’Eni nel 2022. Ciò ha contribuito all’aumento del 4,5% del dinaro rispetto alla valuta forte straniera, con le riserve valutarie algerine aumentate a 70 miliardi di dollari dai 42 disponibili nel 2019, quando l’attuale presidente Abdelmadjid Tebboune si insediò al governo. Ma non solo: l’Algeria è anche prima per esportazioni di GNL dall’Africa, come si apprende dai dati divulgati dall’OAPEC, superando la Nigeria con 13 milioni di tonnellate, +26,1% rispetto al 2022. Va però notato, a margine di ciò, che la società nazionale algerina di gas è al 49% di proprietà di Gazprom, il che non sgancia di fatto l’Europa dalla dipendenza del gas russo (si continua ad acquistare GNL da Mosca), ma nonostante questo l’Algeria è adesso in grado di rapportarsi con l’Europa su un piede di parità, dettando condizioni e favorendo lo sviluppo della propria economia secondo i propri interessi sovrani. (JC)
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