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Un’ecologia civica del Mediterraneo – Gianni Bonini a Domus Forum 2020

Gerusalemme, foto di Joshua Armstrong on Unsplash
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Lo scorso 4 novembre a Milano si è svolto l’evento Domus Forum 2020 dedicato al futuro delle città. Tra i relatori anche Gianni Bonini, esperto di geopolitica del Mediterraneo.

Il rapporto tra l’uomo e la città è da sempre problematico ed anima le riflessioni di intellettuali, poeti, artisti e architetti. È la luce vibrante di New York che impressiona Fortunato Depero ma è anche il lato più deteriore dello sviluppo urbano nella periferia industriale di Mario Sironi e quindi la città come luogo nel quale si è soli tra la gente per Edward Hopper. Spiazzati nella metropoli come l’Adriano Meis di Pirandello a Milano che si sente “sperduto tra quel rimescolìo di gente”.

La pandemia squaderna nuovi scenari e impone nuovi temi nel dibattito pubblico intorno sul destino delle città e del rapporto con la comunità umana che la vive. I luoghi di lavoro cambiano, i tempi si dilatano fino quasi a scomparire. Gli spazi pubblici si restringono, gli ambienti domestici devono adattarsi alle esigenze di studio e lavoro. In questo clima di ripensamento generale si inserisce perfettamente l’evento “The future of the cities” organizzato dalla rivista Domus a Milano lo scorso 4 novembre. Per gli ospiti e per i contenuti trattati, Domus Forum 2020 rappresenta uno dei picchi più elevati nel dibattito sulle città dopo la pandemia.

Gianni Bonini, analista geopolitico, espande gli orizzonti della riflessione fino a trattare dell’ecumene mediterranea (QUI l’intervento completo). Bonini rileva un’interconnessione vistosa tra dinamiche geopolitiche, agricoltura e sviluppo urbano. In un passaggio saliente del suo intervento dichiara: “Per impedire un futuro distopico bisogna abbattere i muri e al contempo costruire dei ponti. Abbiamo bisogno di concretezza: di una pratica dell’obiettivo”. Restando al concreto, il già Vicepresidente del CIHEAM ha citato il caso dell’esperimento di architettura partecipata della Casella definendolo “un’ecologia civica ante litteram”. Una pratica cui ispirarsi per un futuro che metta al centro l’ambiente e la comunità umana che lo anima.

 

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