Umberto Minopoli, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, commenta così le elezioni tedesche.
«I Grunen non sfondano e ammettono la battuta d’arresto. C’è nel loro mancato voto qualcosa che parla all’Europa: nel momento in cui, con il green deal, la politica economica e sociale dell’Europa si fa verde, i Verdi subiscono una battuta d’arresto. Perché? La verità è che la neutralità climatica, una volta tradottosi in politiche di governo ( in Europa e negli Stati nazionali europei) sta mostrando i suoi limiti, contraddizioni e ricadute sociali negative:
- Prezzo dell’energia che si impenna per consumatori e imprese;
- Crisi dei settori industriali hard to abate;
- Tassazione non progressiva per finanziare i tagli alle emissioni; forbice tra incentivi (massicci) e resa effettiva, limitata e insufficiente delle energie rinnovabili (solare ed eolico).
In Germania poi si aggiunge una ipocrisia tutta loro: per ragioni non ambientali, ma solo politiche e ideologiche di concessione ai Verdi, hanno (e la Merkel ha le sue responsabilità) abbattuto l’energia nucleare no-carbon e mantenuto quella da carbone lignite (la più inquinante) che fornisce oltre il 50% dell’energia elettrica tedesca. Ora abbattere in 8 anni le emissioni di CO2 per raggiungere i targets climatici, si rivela per la Germania (ma per tutti) un bagno di sangue. Soprattutto perché la chiusura del carbone è prevista per il 2038: vent’anni dopo quella, solo inutile e dannosa (per la CO2 non evitata) decretata per le centrali nucleari tedesche. Un fallimento “verde” clamoroso. Il nuovo governo tedesco dovrà essere molto attento nel correggere il tratto “ecologico” delle politiche energetiche e climatiche, nel modo in cui lo intendono i Grunen. La cosa vale anche per noi e l’Europa intera».
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