Ucronie e dintorni. RT: “Togliere valore alla narrazione dell’impostore”

Condividi articolo:
SEGUICI SU TELEGRAM:
Di socialismo e di antagonismo. Di Parvus, Lenin e Fra Diavolo. Di ucronie e narrazioni. Da una conversazione con RT.

RT. Non è Russia Today, giusto per restare in tema. Né Radicofani Tomorrow. Tazebante ante litteram piuttosto che supporter de Il Tazebao. Geniale, in anticipo come ogni genio. Troppo? Mai troppo. Con Tarchiani ci siamo detti alcune cose – ci sono molte ucronie -, diverse le riportiamo, altre no (per ora?). Vanno tutte lette. E meditate.

Partiamo dalle cose serie: essere socialista oggi è?

«Il socialista “naturale”, ovvero spontaneo, che sorge dalla zuppa culturale mediterranea, è colui che vive per essere utile agli altri; per reciprocità, confida che qualcuno possa essere utile a lui. Gli altri è un insieme non equipollente di persone, sarebbe utopia sociale la perfetta uguaglianza, ma ben si comprende che se un individuo è utile ad almeno due persone, ciò comporta una solidarietà operativa e non teorica. Il socialista liberale è un sottoinsieme di socialisti: egli applica il concetto della utilità, con maggiore dedizione, nel campo lavorativo per creare quella base finanziaria, che è utile sia con gli stipendi sia con le tasse, e innerva solidarietà nella collettività».

Perché la povera Siena – la soluzione potrebbe essere togliere quel palio per almeno 10 anni – ha oggi bisogno, disperatamente, di Montanari?

«Siena ha bisogno di Montanari e viceversa, perché sono opposti: la Siena descritta dal cardinale Lojudice, nella intervista rilasciata a La Nazione il 24 dicembre scorso, trova in Montanari, indipendente, socialista liberale, preside della Università per stranieri (anche in patria), il suo contrappeso: Montanari è gentile e coraggioso e dice di amare una Siena che lo teme. Siena non ha bisogno di fare a meno del palio per 10 anni, Siena ha bisogno per 10 anni di non fare a meno di Montanari».

Un grande, preferisce l’anonimato, mi travolse così una volta: “Odio i contadini, il paesaggio ameno, i sapori “autentici”, la vita serena, le tradizioni di un tempo”. Tu odi il Chianti?

«Non capisco l’origine della domanda… Che sia il fatto che, nell’ultimo confronto che avemmo sui destini dei territori, tornammo sul tema delle difficoltà di bilancio dei comuni del Chianti, da te comunicatemi e io ribadii la visione – mia – di un Chianti unito in un unico comune? Al di là del fatto che ritengo questa una soluzione pratica e oggettiva, nonché possibile, ritengo sia anche augurabile per il bilanciamento di forze: i comuni troppo piccoli non hanno voce sufficiente per farsi rispettare in assenza di sindaci carismatici e anche un po’ spregiudicati».

“Se Parvus fosse vivo oggi…” Completa frase!

«Direbbe che è stato replicato il contesto politico-finanziario in cui lui si distinse, ma più in grande e con maggiore enfasi e visibilità; direbbe che verrà replicato in futuro finché un ucronista inventerà una variante ai fatti storici di Parvus e qualcuno non la metterà in pratica: ad esempio, ti ho esposto alcune applicazioni reali del socialismo finanziario collettivo attuabili oggi».

Sarebbe ucronico immaginare Parvus, che, per reagire a Lenin & Co., distribuisce le azioni delle sue aziende ai rivoluzionari russi.

«Non avrebbero capito perché erano soldati, operai stanchi e impreparati a una cosa del genere, avrebbero rivenduto le azioni per un tozzo di pane».

Chi vuole ancora una città così? Cioè, come possiamo salvare Firenze?

«Per rimanere coerente alle Vostre iniziative e articoli sul tema, ma con una deviazione, dico: gli abitanti delle città hanno subito una diaspora volontaria. Il contesto economico indotto dal turismo ha allontanato i residenti in virtù di un vantaggio economico dei proprietari; a Firenze fu fatta una violenza aggiuntiva, da dismissione anticipata, con l’alluvione; la ragione, o almeno la conseguenza, è stata lo smembramento di quella coesione civile fatta di appartenenza poiché un fiorentino in Chianti è un emigrante triste e lontano che non può riuscire a dar manforte ai quelli rimasti “tra le mura”. Si è così impoverita quella “rivolta dei Ciompi” perpetua il cui sobbollire e minaccia era garantita dalle odierne relazioni sociali. Inoltre, si è ottenuto il trasferimento, deportazione, ma soprattutto isolamento, contenimento degli espulsi/ostracizzati, ex cittadini che della loro città portavano il cuore e la fiamma in luoghi altrui».

Detto ciò e casomai tu fossi d’accordo con questo stato di cose, salvare Firenze è possibile: non si può impedire un fenomeno economico finché ha la sua convenienza e la spinta delle masse arrembanti, ma lo si può indirizzare e contenere con azioni periferiche.

«A Siena, con quello che è stato fatto da articolo che Ti inviai; a Firenze, applicando la teoria delle zone laterali, ovvero esaltando la fiorentinità in coloro che se ne sono allontanati, prima di tutto inculcandogli la ricostruzione sopra fatta come elemento di identificazione e autoproclamazione; poi invitando i “fiorentini per caso”, i turisti più stanziali o ricorsivi, i fiorentini anelanti, ad aspirare a diventare fiorentini un po’ di più fornendo un servizio ad alto valore aggiunto, la narrazione qualificata ed i contatti, quasi la fiorentinità sia perseguibile solo con percorsi iniziatici e frequentazioni scelte al di là del mordi e fuggi».

Tarchiani, lei oggi è Ministro dell’economia – e ha un piccolo Parvus come consigliere – che fa per fermare la dismissione?

«La stravaganza verticistica che proponi è un ossimoro, anzi due: Tarchiani vs Ministro e Parvus vs Consigliere. Ti propongo un compromesso, Parvus è il ministro e Tarchiani è il consigliere, meglio no? Parvus proporrebbe di indurre con forza il trasferimento delle azioni delle aziende di Stato nei portafogli dei risparmiatori italiani per sanare il debito pubblico e responsabilizzare, in senso socialista, il cittadino fornendogli un controvalore azionario che potrà tenere o cedere. Con forza, sosterrebbe l’iniziativa contraendo debiti con la comunità europea al fine di costruire quel debito comunitario che sarebbe la vera coesione europea da Parvus teorizzata e, con tale debito, diminuirei le tasse sul lavoro e sulle imprese per invitare i cittadini a comprare azioni e far sì che le realtà sociali come partiti e amministrazioni locali si declinino in forma di azionariato. In tal senso, il ministro potrebbe imporre l’acquisto di azioni delle aziende di servizi locali in luogo della tassa di soggiorno, affinché la masse sciamanti di turisti sostengano la “cassa”, sul modello già esposto per la multiutility toscana».

Ne deriverebbe un rigurgito, un rivoltamento, quasi loro malgrado, della popolazione che, vorrebbe accontentarsi il consigliere, per qualche anno faccia rivivere l’ottimismo anni ’80 in forma più stabile, cosciente e diffusa su tutto il territorio.

E del “nostro” Fra diavolo? Ne vedi oggi lungo il cammino?

«Fra Diavolo era un reazionario, un nobile mascherato (prodromo di molti altri) dalla doppia personalità, come nobile e col suo viso era noncurante del cambiamento e distaccato dalla povera gente, da mascherato rapinatore di ricchi (quindi suoi finanziatori occulti) e ben voluto dal popolo che foraggiava (primigenio? mah forse no!): quindi ti chiederai se mi piace o no, e la risposta è no! Come tutti gli eroi è il perpetuarsi di quella droga sociale paternalista che passa dalla divinità e scende, di livello e fisicamente, avvicinandosi alla realtà, attraverso stadi intermedi dei semidei/santi/martiri/salvatori della patria/capipopolo/sindacalisti/preti, ed infine eroi mascherati, maschera che giustifica la tastiera per celare, non tanto, l’opinione dietro alla identità. Sicuramente è storicamente interessante la vicenda del personaggio e stimolante l’operetta omonima, le cui parole possono essere di stimolo nei cuori spenti degli oppressi. Comunque non ne vedo sul cammino. Ed è meglio così».

Dobbiamo introdurre un notevole grado di antagonismo, per tutelare la nostra autonomia. Cioè far esplodere le contraddizioni, cioè spargere veleno. Come?

«Antagonismo? Immagino tu intenda un movimento antagonista composto da molte persone unite dalla critica al sistema. Io partirei dal singolo individuo per arrivare all’antagonismo collettivo, poiché un sistema intelligente è un sistema complesso costituito da moltitudine di unità elementari, elementari al punto tale da poter essere anche stupide; dunque, l’antagonismo nel singolo individuo ha bisogno di un pensiero o, almeno, di un istinto critico. L’istinto critico non è indotto dalla caotica possibilità di scelta tra una gamma ampia di opzioni, ma dalla oppressione per le scelte obbligate: quindi, l’antagonismo si coltiva imponendo qualcosa al momento giusto. Ritengo che il momento giusto, eticamente, sia l’ingresso nella collettività: la scuola con percorso unico fino all’obbligo, un percorso di inserimento per gli immigrati; non importa che il percorso obbligato sia giusto, anzi ancora meglio se è difettoso, l’importante è che sia imposto. La licenziosità avvizzisce il senso critico e dunque lede la libertà, o meglio il suo afflato».

Trump ci distruggerà. Ci metterà i dazi. Però, l’export italiano sembra crescere. Le merci, insegna l’ammiraglio Mahan, sono “politiche”. Tuttavia i suoi trumpismi minano le residue basi di cooperazione europea. Che fare?

«… Ho letto i Vostri articoli del fine settimana: complimenti, sono facili da leggere e mi permettono di essere (forse) più sintetico: il principio di riferimento è sempre quello che ci governa da molti secoli, da quando il mondo nuovo ha messo in buca il vecchio, e non parlo di continenti ma di relazioni umane».

I soldi hanno cambiato il mondo varie volte, l’ultima volta quando è stato inventato il principio di dare valore a ciò che non lo ha. Gli anglosassoni lo fanno, facciamolo anche noi, come abbiamo già fatto in passato, quando eravamo fantasiosi e non eravamo storditi dalla cacofonia e dalle sguerguenze. In antitesi c’è una altro principio, antagonista: togliere valore alla narrazione degli impostori.

«Ucronia di ucronia! Molto pericolosa per la salute! È molto più facile il primo principio e giova a chi lo applica grazie al sistema dominante delle società quotate in borsa e del denaro immaginario!»

Cerca un nuovo articolo

Resta sempre aggiornato
Scopri Il Tazebao

Ho letto la Privacy Policy

Il Tazebao
Scopri altri articoli