“La privatizzazione di Poste è stata un (raro) caso di successo. Il sindacato come spazio di confronto tra l’Azienda e il Lavoratore. Sengi Express…”
Per rispondere a questo interrogativo abbiamo contattato il sindacalista Renzo Nardi, segretario regionale FNC UGL comunicazioni Toscana.
Come molti altri settori della nostra economia anche i servizi postali, in generale, hanno dovuto adeguarsi a quello che uno dei fenomeni più profondi del nostro tempo, la digitalizzazione.
Il sistema Poste ha retto? Proviamo a tracciare un primo bilancio
“Anche Poste deve confrontarsi con un consistente e progressivo calo dei ricavi e dei volumi nei servizi postali. Da un lato gli effetti di una crisi economica ancor più acuita dalla pandemia, dall’altro l’inevitabile processo di erosione della corrispondenza cartacea da parte di quella digitale e elettronica, che producono inevitabilmente una crescita dei costi del Servizio Universale. Poste Italiane però in questa situazione dovrebbe rilanciare il servizio, sviluppando e accelerando i processi e i servizi di innovazione, come l’e-commerce per esempio e non limitarsi a percorrere sempre la strada più semplice, quella del taglio dei posti di lavoro. In questa fase, e mi fa piacere sottolinearlo ancor di più dopo il ricordo che ieri avete pubblicato su Marco Biagi, è sempre più fondamentale il ruolo del Sindacato, che non si deve nascondere dietro posizioni ideologiche o di retroguardia, ma deve assumersi le proprie responsabilità, per aprire un confronto serio con l’azienda sulle prospettive industriali e per affrontare, anche con le istituzioni, il tema della regolamentazione del Servizio Universale. Bisogna mantenere e sviluppare quel servizio strategico, anche per il Paese, per garantire qualità e la tenuta dei livelli occupazionali”.
Poste Italiane è un caso interessante di come sapersi aprire ai capitali privati senza perdere la matrice originaria, ovverosia essere un servizio pubblico.
Perché, in questo caso, ha funzionato?
“In Italia quando parliamo di privatizzazioni inevitabilmente si pensa subito a insuccessi e sperpero di denaro. La nostra privatizzazione invece ha avuto successo, contro ogni aspettativa, grazie soprattutto al lavoro e al sacrificio dei lavoratori di Poste. Per noi è fondamentale però che Poste Italiane non sia smembrata, che resti una e una sola realtà senza spacchettanti o cessioni di rami d’azienda e che la quota maggioritaria e di controllo resti in mano allo Stato così come è ora, per garantire equilibrio e fiducia ai lavoratori e ai mercati. Il nostro successo nasce infatti dal nostro impegno su vari terreni, dalla tecnologia all’innovazione, dalla finanza moderna ai servizi sui territori per le imprese e soprattutto per le famiglie. Bisogna continuare su questa strada, cominciata oltre 150 anni fa, per garantire con equilibrio ricchezza, servizi e soprattutto occupazione”.
Il nostro blog è liberamente ispirato alla rivoluzione culturale. Anche per Poste Italiane la Cina è più vicina…
“Poste Italiane prova a sbarcare in Cina, acquisendo una quota di controllo di Sengi Express. In Poste e nel mondo, la logistica cresce e cerca nuove rotte. Sengi Express garantisce servizi agli operatori dell’e-commerce cinese e offre una gestione completa della logistica su tutto il territorio cinese, diventando così per Poste un importante Hub su un territorio strategico e promettente. Noi stiamo monitorando e vigilando su questa operazione appena conclusa, che dovrebbe portare grossi benefici di crescita all’azienda, sia in termini economici sia, in prospettiva, in termini occupazionali e che potrebbe aprire anche per il mondo sindacale nuovi orizzonti”.
Abbiamo letto molte delle sue uscite di denuncia, tra cui sul Centro Meccanizzato Postale e la campagna vaccinale. Sicuramente i dipendenti hanno continuato, seppur con immense difficoltà, a svolgere il proprio lavoro.
Quali criticità avete riscontrato durante la gestione Coronavirus? Come dovrebbe muoversi l’azienda?
“Prima di parlare di come si dovrebbe muovere l’azienda, vorrei ricordare il sacrificio e l’abnegazione dei dipendenti postali durante la pandemia. Siamo stati sempre aperti e operativi, anche nei momenti più critici e difficili, garantendo un servizio essenziale e spesso, rimanendo l’unico punto di riferimento per la gente. L’azienda si è mossa subito, con una comprensibile impreparazione e difficoltà iniziale. Come Sindacato abbiamo cercato da subito di segnalare le criticità maggiori, con spirito costruttivo e propositivo, nei territori e negli organismi preposti. Molte nostre segnalazioni hanno avuto riscontro, altre purtroppo no o non in tempi consoni. Non bisogna abbassare la guardia ora e bisogna continuare a percorrere la strada della prevenzione e della sicurezza, possibilmente migliorando quello che ancora non sta funzionando o potrebbe funzionare meglio, senza perdere di vista il ruolo fondamentale che Poste e i Lavoratori postali hanno avuto e stanno avendo in questa drammatica situazione. Per questo abbiamo appreso nei giorni scorsi e ne siamo soddisfatti, che le nostre richieste sulle vaccinazioni ai lavoratori postali sono state accolte dalle istituzioni. Speriamo quindi che la campagna vaccinale per i lavoratori postali parta prima possibile, per tutelare e salvaguardare quei lavoratori, che per tutta la pandemia non si sono mai tirati indietro”.
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