Spirale di aumenti dei prezzi energetici e non ‘pragmatica sanzione’

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Di sanzioni ed effetti indesiderati. Torniamo a ospitare Antonio Bellizzi di San Lorenzo, con la sua penna forbita e una dissertazione puntuale.

Il grande clivage che separerà gli italiani (e non solo) nell’autunno a venire – quale che sia l’esito elettorale – sarà quello tra coloro che, a reddito fisso, subiranno passivamente l’aumento dei prezzi di energia e materie prime e, invece, imprenditori di commercio che hanno la possibilità di aumentare i prezzi di beni e servizi: tanto noto è, infatti, il meccanismo di correlazione marginale tra prezzo del gas e quello dell’elettricità, per cui aumento dell’uno traina il secondo, quanto significativo è già l’aumento fin a 13 volte del pane (dati Coldiretti), in cui converge sia l’aumento del grano, sia quello dei costi energetici e ciò è altamente simbolico nella specificità di una Nazione che produce direttamente non più della metà del suo fabbisogno di grano (anche per esportazione) e il cui cibo per eccellenza è costituito proprio da pasta (grano duro) e pane/pizza, etc. (grano tenero).

La riduzione dell’effettivo potere di acquisto dei consumatori italiani già visibile rispetto al periodo pre-pandemico, presenta allora notoriamente previsioni da brivido convocando i pubblici decisori a una urgente tutela del principio costituzionale di eguaglianza sostanziale dei cittadini, tanto più se si considera che anche il ‘reddito fisso’, visto da chi ne è privo, è una invidiabile sicurezza.

Ma questa drammatica contrapposizione autunnale rischia di ricompattarsi in una tragica comunanza di destino economico invernale: in tempi ben più accelerati di un manualistico medio-lungo periodo, l’aumento sconsiderato dei prezzi ingenerante inflazione rischia di tradursi in una stagflazione implicata da contrazione della produzione per riduzione della domanda, in una spirale depressiva generalizzata di spinta internazionale. Ciò, in un contesto di faticosa uscita(?), di gran parte dei settori produttivi dall’epidemia, rinominata ‘pandemia’ e divenuta endemia. Ecco che quindi se in piena pandemia ogni istanza sociale era stata prefigurata, dagli ideologi digitali, come smaterializzata nel nuovo mondo digitale, adesso la cogente materialità della privazione dai beni/servizi basici (cibo, gas, elettricità) si delinea a un fosco e vicino orizzonte che fa intravedere razionamenti di energie e, quindi, lockdown energetico con chiusure al freddo, buio e dieta forzosa.

È evidente che l’origine del problema sta nella polarità logica del concetto di sanzione che, nelle intenzioni europee, è stata indirizzata da membri UE alla Russia per sua nota violazione della sovranità Ucraina. Una ‘sanzione’ è tale se l’effetto negativo rimane circoscritto alla sfera del soggetto sanzionato ma se la sanzione – come era ampiamente prevedibile – si ritorce in effetto boomerang in capo al soggetto sanzionante, ecco che l’effetto sanzionatorio non solo ne è eliso ma determina effetti controproducenti in misura direttamente proporzionale all’assenza di reperibilità immediata di fonti di approvvigionamento alternativo a quello precedentemente fornito dal soggetto sanzionato più forte. La sanzione nell’intenzione così oggettivamente si commuta non pragmaticamente in una auto-sanzione.

Quindi, in assenza di una riconsiderazione di tali sanzioni – non pragmatiche verso la Terza Roma – onde fronteggiare calcolabili effetti indiretti della Nemesi storica del “Generale Inverno”, il Governo c.d. tecnico, che si è assunto tale responsabilità di politica internazionale, dovrebbe tempestivamente compensarla almeno con precise misure tecniche di contenimento del prezzo delle materie prime e di altri prezzi soggetti ad abuso speculativo, come ha fatto quello spagnolo che ha posto un preciso tetto normativo all’aumento sostenibile addossandone il quod superest a debito dello Stato, magari traducibile in precisi titoli da collocare sul mercato.

Dunque, in assenza peraltro di comprovato beneficio delle sanzioni antirusse per la causa ucraina, la interpretazione estensiva di obblighi pattizi internazionali non può andare a detrimento, addirittura strutturale e non contingente, del proprio interesse nazionale che un governo deve perseguire in ossequio al principio “Salus Rei publicae suprema Lex esto”.

I precedenti interventi su Il Tazebao
  1. Irragionevolezza del coprifuoco ed insensatezza della chiusura di taluni commerci per contenere la Pandemia
  2. Plenitudo temporis paolina ed intitolazione a Maradona dello stadio di Napoli

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