Si piega ma non si spezza: l’Asse della Resistenza continua a sfidare Israele. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Caduta la Siria baathista, non sono cessate le difficoltà e gli “intoppi” per Israele e i suoi progetti di espansione. Un Paese egualmente in guerra (l’anno prossimo saranno dieci anni) e con una bandiera simile pare aver raccolto con maggior decisione il testimone passato, o meglio lasciato cadere, da Bashar al-Assad: lo Yemen degli Ansarallah. Nelle ultime settimane essi hanno, infatti, rafforzato l’impegno al fianco della Palestina lanciando un maggior numero di missili e droni verso Israele: segnatamente, quando non sono stati intercettati sono riusciti a colpire in particolar modo Eilat, Ashkelon e Tel Aviv. Nella capitale israeliana uno dei loro missili ipersonici Palestina-2, sviluppati col sostegno iraniano, ha colpito l’area di un parco ferendo 37 persone. Pur non assai rilevante dal punto di vista strettamente militare, l’eco mediatica derivata dall’ennesimo “schiaffo” preso dalle forze del Paese più povero in Medio Oriente ha attizzato le fiamme della volontà conquistatrice dei “falchi” del governo Netanyahu, che ha risposto con varie mandate di missili su Sana’a e Hodeydah, non senza il sostegno aperto e mascherato degli angloamericani. Si registra anche un tentativo di riaccensione del conflitto sul modello siriano, nello specifico con un tentativo (fallito) di sfondamento nella città meridionale di Taiz, sotto il controllo degli Ansarallah, ad opera dei militanti del Partito Islah, affiliato alla coalizione filosaudita. Una partita ancora apertissima, quella mediorientale, che poco giustifica i volubili animi degli analisti nostrani più o meno improvvisati, passati in queste settimane dalla prontezza ad accogliere le (inesistenti) armate dei BRICS nella marcia liberatrice su tutta Europa e il Nordamerica al catastrofismo da caduta imminente, nello stile dei Paesi socialisti nel 1989, di tutti i Paesi fautori del multipolarismo: Russia, Iran, Libano, Yemen, Palestina e chi più ne ha più ne metta. Sine ira et studio, questo l’approccio che deve sempre guidare ogni analisi. Specie quando si parla di contesti di cui non si può che avere una conoscenza relativa e limitata. (JC)

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