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Si intensifica la corsa al riarmo nell’Indo-Pacifico

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Dal punto di vista geopolitico, l’area Indo-Pacifico è senz’altro definibile come il nuovo centro di gravità globale, essendo diventata la regione più importante per il futuro degli Stati Uniti e il loro teatro prioritario, soprattutto dopo il recente ritiro dall’Afghanistan.

La Cina si conferma una grande potenza militare regionale e le sue rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale sono diventate preoccupazioni sempre più pressanti per la sicurezza in tutta l’area dell’Indo-Pacifico. Pechino è impegnata nel potenziamento della spesa militare ad un ritmo senza precedenti (negli ultimi dieci anni ha quasi raddoppiato la spesa per la difesa).

Dell’importo totale destinato alla spesa per la difesa dei paesi dell’Asia circa la metà è rappresentato della Cina che aumentandola ogni anno negli ultimi 26 anni, ha trasformato l’Esercito Popolare di Liberazione in una moderna forza di combattimento.

Pechino ora spende circa 252 miliardi di dollari all’anno, con una crescita del 76% dal 2011, consentendole di proiettare la potenza in tutta la regione e sfidare direttamente il primato degli Stati Uniti.

Solo l’anno scorso, secondo i dati di SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), l’Asia e l’Oceania hanno destinato più di mezzo trilione di dollari alle loro forze armate.

Ultimamente, nel Pacifico, una raffica di test missilistici e accordi di difesa straordinari ha evidenziato una corsa agli armamenti regionale che si sta intensificando man mano che la rivalità tra Cina-USA cresce.

La Corea del Nord ha lanciato due missili balistici da un treno, mentre la Corea del Sud ha testato con successo il suo primo missile balistico lanciato da sottomarini e l’Australia ha annunciato l’acquisto senza precedenti di otto sottomarini a propulsione nucleare e un numero imprecisato di missili da crociera statunitensi all’avanguardia denominati Tomahawk.

Washington alcuni giorni fa, ha annunciato un nuovo partenariato per la sicurezza nell’Indo-Pacifico, chiamato AUKUS, che coinvolge Australia e Gran Bretagna.

L’Australia, impegnata anche nell’alleanza QUAD (Quadrilateral Security Dialogue) con USA, Giappone, India, è molto attenta all’ascesa della Cina e sulla sua ampia influenza politica ed economica sulle isole del Pacifico, una regione che Canberra considera fondamentale per i suoi interessi nazionali.

A tal proposito il prossimo 24 settembre a Washington, secondo quanto riportato dal quotidiano Nikkei, al vertice Quad i leader di Stati Uniti, Giappone, India e Australia, si impegneranno per creare una catena di approvvigionamento sicura per i semiconduttori, vitali per i loro interessi nazionali. Un segnale che l’alleanza, destinata a contrastare la Cina nell’Indo-Pacifico, starebbe ampliando il suo ambito.

La spesa per la difesa in Australia, India, Giappone, Corea del Sud e in altri paesi è in aumento.

Tokyo avrebbe chiesto l’approvazione di un budget di 50 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2022 superando del 2,6% l’anno fiscale 2021. Seoul starebbe pensando di aumentare il budget della difesa del 4,5% nel 2022 (47,7 miliardi di dollari) rispetto a quest’anno.

La spesa complessiva per la difesa prevista di New Delhi per l’anno fiscale 2021-2022 è di 49,6 miliardi di dollari, con un aumento di 3,4 miliardi rispetto alle stime di bilancio dell’anno fiscale 2020-2021.

La spesa sudcoreana sembrerebbe essere influenzata dalla Cina tanto quanto dalla Corea del Nord. Allo stesso modo, la modernizzazione militare dell’India è chiaramente guidata dalla crescente potenza militare della Cina.

Washington ha comunque sostenuto e incoraggiato gli alleati nel dissuadere la Cina.

La percezione di una crescente insicurezza ha portato alcuni paesi ad aumentare le proprie spese militari e l’acquisizione di armi. Sempre secondo un documento di SIPRI, l’aumento della spesa militare è stato così drammatico che viene utilizzato il termine “corsa agli armamenti”, il che implica un modello di azione-reazione rapido, eccessivo e destabilizzante che porta ad un build-up militare regionale e verso potenziali futuri conflitti armati su larga scala.

Per i paesi della regione Indo-Pacifico, che contrastano le rivendicazioni e l’espansionismo della Cina, è fondamentale dotarsi di una postura credibile che favorisca la deterrenza, anche perché alle forze di Washington, non presenti nella regione, occorrerebbero quasi tre settimane prima di arrivare nella regione dalla costa occidentale e 17 giorni da quella dell’Alaska.


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