I rapporti tra Russia e Bielorussia, da sempre forti, si stanno sempre più irrobustendo. Anche sotto il profilo militare.
Bielorussia e Russia, stetti alleati, terranno esercitazioni militari congiunte vicino ai confini orientali della NATO e all’Ucraina nel mese di febbraio. Il ministero della Difesa bielorusso, il 18 gennaio scorso, ha dichiarato che le esercitazioni, denominate “Allied Resolve”, saranno svolte in due fasi, una prima fase di preparazione al combattimento prevista per il 9 febbraio e la seconda fase fissata per il 10-20 febbraio.
Secondo quanto riportato da The Moscow Times, Bielorussia e Russia avevano già organizzato massicce esercitazioni militari strategiche (Zapad-2021) che hanno visto coinvolto fino a 200.000 soldati, lo scorso settembre.
L’agenzia di stampa Interfax riporta che il ministero della Difesa russo ha affermato di aver schierato un’unità di paracadutisti in Bielorussia il 26 gennaio scorso, un giorno dopo aver spostato forze di artiglieria e marine prima delle esercitazioni congiunte del mese prossimo.
Nell’esercitazione saranno coinvolte anche unità militari russe provenienti dal distretto militare orientale.
Il vice ministro della Difesa russo, Alexander Fomin, ha affermato che “l’obiettivo dell’esercitazione è mettere a punto i compiti di repressione e respingere l’aggressione esterna durante un’operazione difensiva, contrastare il terrorismo e proteggere gli interessi dello Stato dell’Unione. Fomin ha inoltre detto che 12 caccia Sukhoi Su-35, due unità del sistema missilistico antiaereo S-400 e un sistema missilistico Pantsir sarebbero stati schierati in Bielorussia per le esercitazioni.
Il “build up” di forze russe in Bielorussia, a nord dell’Ucraina, creerebbe un nuovo fronte per un possibile attacco.
Secondo alcuni analisti, in caso di un’ampia invasione, la Russia potrebbe utilizzare le sue forze attraverso la Bielorussia, dilatando efficacemente le difese dell’Ucraina sfruttando il confine di quasi 700 miglia dei due paesi.
Nel frattempo, nell’estremo nord, le navi da guerra russe sono entrate nel Mare di Barents per esercitarsi per la protezione di un’importante rotta di navigazione nell’Artico. Mosca ha annunciato la scorsa settimana ampie esercitazioni navali. Il ministero della Difesa ha affermato che le forze di artiglieria russe nella regione meridionale di Rostov, al confine con l’Ucraina, avrebbero effettuato esercitazioni per la prontezza al combattimento del distretto militare meridionale.
In tutti i casi (di attacco o non all’Ucraina), Mosca potrebbe decidere di mantenere le sue truppe in Bielorussia permanentemente.
Il sito ufficiale della Repubblica di Bielorussia, Belarus, riporta che il 20 gennaio il presidente Aleksandr Lukashenko ha firmato il decreto n. 14 “sull’indizione del referendum nazionale”. Secondo il documento, il 27 febbraio 2022 si terrà il referendum nazionale sugli emendamenti e le integrazioni della Costituzione della Repubblica di Bielorussia.
Secondo il Dipartimento di Stato americano, il referendum potrebbe essere utilizzato per permettere alla Russia di mantenere le sue forze sul territorio bielorusso. Tali progetti di modifiche costituzionali potrebbero indicare che la Bielorussia intende consentire lo stazionamento delle forze nucleari e convenzionali russe sul suo territorio.
L’integrazione delle forze armate russe e bielorusse sono proseguite a ritmo sostenuto da quando la repressione del dissenso di Lukashenko a seguito delle contestate elezioni presidenziali dell’agosto 2020 lo hanno spinto sempre più nelle braccia di Mosca.
Lukashenko ha fatto sempre più affidamento sulla Russia per tutti i tipi di supporto e Putin probabilmente non fornisce questo supporto gratuitamente. È chiaro che la Russia sfrutterebbe la vulnerabilità di Lukashenko (che farebbe di tutto per restare al potere) fornendo supporto ma passando, successivamente, a riscuotere i crediti con gli interessi.
Il leader bielorusso ha risposto alle pressioni e all’isolamento internazionali rafforzando i legami con la Russia, ricevendo sostegno diplomatico ed economico dal Cremlino per combattere le sanzioni occidentali. Lukashenko ha anche abbandonato la posizione neutrale del suo paese sul conflitto in Ucraina e ha pubblicamente approvato l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014.
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