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Quel legame di lunga data tra Corea e popoli africani

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L’intervento durante la conferenza “Voci africane: verso una prospettiva multipolare”

Ringrazio anzitutto il comitato promotore di questa iniziativa e gli stimati compagni del SOCIT, di Indipendenza, di Contronarrazione, di Generazione Z e della comunità africana.

Vorrei iniziare con un omaggio, vista la data odierna, ai soldati dell’Armata Rossa che 79 anni esatti fa hanno liberato i prigionieri di Auschwitz dall’incubo della prigionia e delle torture naziste, nell’atto finale di quell’eroica impresa che fu la sconfitta del nazifascismo internazionale, impresa che oggi viene ereditata e portata avanti da tutti coloro che combattono in ogni forma, anche a rischio della galera e della morte, contro la risorgenza del fascismo e del nazismo in molti Paesi.

Potrebbe sembrare, questo, un richiamo retorico e fuori luogo rispetto alla tematica della conferenza di oggi, ma diventerebbe impossibile capirne la genesi senza rifarci alle dinamiche internazionali scaturite da quel 24 febbraio 2022, che potremmo definire la data di un nuovo auge dell’attuale rivoluzione mondiale dei popoli oppressi per l’indipendenza. L’Africa, in questa cornice, è tornata finalmente protagonista.

Martoriata dalle primavere arabe (le quali, tuttavia, non si sono confinate al Maghreb ma sono servite da copertura per atti di sovversione non meno gravi, come il rapimento del presidente ivoriano Laurent Gbagbo ad opera di una task force francese), gli anni tra il 2021 e il 2023 hanno visto l’Africa risvegliarsi dapprima con un rinnovato attivismo dell’Algeria democratica e popolare per la propria indipendenza e un ruolo più di punta in campo internazionale, ma soprattutto con le rivoluzioni popolari in Mali, Burkina Faso e Niger che hanno portato al potere governi disposti finalmente a fare gli interessi delle masse popolari nazionali.

Gli eventi dell’estate scorsa in Niger hanno portato alla ribalta questi tre Paesi, che oggi lavorano per unirsi a un livello maggiore per far fronte ai tentativi di interferenza e invasione da parte dell’imperialismo occidentale: noi dell’Associazione d’amicizia e solidarietà Italia-RPDC abbiamo notato con estremo piacere e interesse le bandiere di quest’ultima nelle piazze di Niamey e Ouagadougou, e sappiamo che ciò non è una mera ostentazione di ira anti-occidentale.

Tra l’altro, proprio in Mali, nel 1969, nacque il primo gruppo di studio delle idee del Juche al mondo.

La Corea socialista si è infatti sempre prodigata per aiutare l’Africa in tutti i modi possibili.

In Somalia arrivò una spedizione di bulldozer e trattori come regalo personale del Presidente Kim Il Sung; in Burundi, gli ingegneri coreani costruirono un palazzo presidenziale; nello Zimbabwe, i soldati addestrati dalla RPDC combatterono contro il dominio coloniale, così come i suoi piloti combatterono fianco a fianco dell’Egitto e degli altri popoli arabi nella Guerra d’Ottobre del 1973. Non si può non menzionare l’opposizione intransigente e di principio da essa manifestata contro i regimi razzisti del Sudafrica e dell’allora Rhodesia, parallelamente al sostegno che diede ai movimenti rivoluzionari che lottavano in armi contro di essi: i coreani addestrarono le formazioni del Congresso Nazionale Africano in Angola e della SWAPO direttamente in Corea, così come sostennero l’MPLA e il FRELIMO nelle guerre rivoluzionarie in Angola e in Mozambico. I fruttuosi rapporti col Burkina Faso di Thomas Sankara fecero sì che in questo Paese, le opere di Kim Il Sung fossero più lette di quelle di Fidel Castro. Non si può non citare, inoltre, l’incontro tra Muammar al-Gheddafi e il Presidente Kim Il Sung nel 1989.

In realtà, i rapporti tra RPDC e Africa risalgono già agli anni ’50, allorché il Presidente Kim Il Sung, nonostante la difficile situazione della ricostruzione postbellica a seguito alla Guerra di Corea, non badò a spese per fornire assistenza militare al Fronte di Liberazione Nazionale d’Algeria; la RPDC fu il primo Paese a riconoscere il governo provvisorio e si recò in visita in Algeria nel 1975, incontrando il Presidente Houari Boumédiène e approfondendo i legami amichevoli con lui, con gli altri dirigenti e col popolo algerino.

Samora Machel, presidente del Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) e comandante in capo del suo Esercito Popolare di Liberazione, visitò la RPDC nel settembre 1971. Quando lo incontrò, il Presidente Kim Il Sung gli espresse le sue opinioni sui modi e i mezzi per ottenere la vittoria nella lotta contro gli imperialisti, dicendo che bisogna sempre prendere l’iniziativa nella lotta. Non appena Kim Il Sung gli disse questo, Machel, una volta tornato nel suo paese, costruì le forze interne del FRELIMO, insediò basi di guerriglia segrete tra i cespugli e sferrò colpi al nemico affidandosi a esse e ponendo così fine al dominio coloniale.

Dichiarando l’indipendenza completa del suo paese, egli disse: «Grazie all’aiuto che il Presidente Kim Il Sung ci ha accordato, siamo stati in grado di spezzare le catene della schiavitù coloniale che hanno legato noi e i nostri antenati e di ottenere la liberazione; ringraziamolo anche a nome dei nostri antenati».

Grazie agli insegnamenti e all’assistenza dati da Kim Il Sung, molti altri paesi in Africa, come l’Uganda, lo Zimbabwe e la Namibia, hanno potuto ottenere la liberazione nazionale e l’indipendenza.

In quei giorni, gli africani solevano dire: «Per fare la rivoluzione bisogna incontrare il compagno Kim Il Sung».

Questi offrì anche una disinteressata assistenza materiale e spirituale ai paesi africani nella loro edificazione della nuova società.

A metà degli anni ’70, il presidente del Togo, Gnassingbe Eyadema, visitò la RPDC e lo incontrò. Gli chiese, con l’occasione, di parlargli delle preziose esperienze maturate nella RPDC. Kim Il Sung gli spiegò in dettaglio l’esperienza della trasformazione del paese in uno Stato industriale socialista, indipendente in politica, autosufficiente nell’economia e nella difesa nazionale, sulla base delle idee del Juche, iniziando con la spiegazione di come il suo Paese costruì il primo trattore tramite i suoi propri sforzi.

In seguito, allorché apprese che il Togo soffriva di una carenza di quadri autoctoni, disse: «Dovremo costruire una scuola di partito per il Paese, e che sia meravigliosa; comprare quei materiali che non possiamo prendere dal nostro Paese; costruire la scuola in modo eccellente in modo che sia un regalo per il popolo togolese». Fu così che a Lomé, capitale del Togo venne costruita la Scuola Superiore dell’Assemblea del Popolo Togolese e il paese poté formare molti quadri capaci di guidare l’edificazione di una nuova società.

Se i Paesi africani avessero richiesto degli esperti, Kim Il Sung avrebbe fatto in modo di inviarglieli; se avessero richiesto aiuto nella costruzione di fabbriche e fattorie, egli non avrebbe mai badato a spese per inviare loro i fondi e i materiali ad essi necessari. L’assistenza materiale e spirituale coprì non solo il settore economico ma anche quelli politico, militare, dell’istruzione, della sanità pubblica e dello sport. La RPDC non era così ricca da offrire una quantità di aiuti così enorme ai paesi africani a quei tempi. Ma Kim Il Sung disse ai funzionari coreani: «Anche se dobbiamo stringere la cinghia, dobbiamo aiutare i Paesi africani con sincerità cosicché possano raggiungere un’indipendenza completa in politica e in economia e reggersi sulle loro gambe».

Grazie al prodigo aiuto e sostegno offerto dalla RPDC, furono costruite molte infrastrutture nel continente africano: una fabbrica di mattoni ad Arusha, un istituto di ricerca agricola e uno stadio a Zanzibar; una stamperia e un centro culturale in Benin; una centrale idroelettrica in Etiopia; un istituto agricolo e un palazzo nazionale in Guinea; una fattoria sperimentale in Ghana; una fattoria sperimentale dell’amicizia in Zambia; un edificio governativo in Lesotho; il palazzo del parlamento nella Repubblica Centrafricana; un teatro all’aperto e un grattacielo in Burkina Faso; lo stadio Victoria alle Seychelles e impianti di irrigazione in Etiopia, Mozambico e Ruanda.

Il presidente della Namibia, Sam Nujoma, durante la sua visita nella RPDC nel settembre 1992, disse: «Se voi, compagno Kim Il Sung, non ci aveste dato sagge istruzioni né offerto una prodiga assistenza materiale e spirituale, il mio paese, la Namibia, sarebbe rimasto l’unico paese colonizzato nel continente africano. Voi, che ci avete aiutato quando eravamo in difficoltà, siete un grande maestro e benefattore per il popolo namibiano».

Nel marzo 1981 il presidente della Tanzania, Julius Nyerere, visitò la RPDC. Quando incontrò Kim Il Sung, lo mise al corrente della situazione dell’agricoltura nel suo paese e gli chiese assistenza a questo riguardo. La sua più grande preoccupazione era l’irrigazione e soprattutto le pompe d’acqua.
Kim Il Sung gli disse che avrebbe potuto dargliene una grossa, ma che nel futuro avrebbero dovuto fabbricare le proprie, e gli mostrò una fabbrica di pompe d’acqua.

Spiegandogli in dettaglio come la fabbrica fu costruita e ampliata, egli disse alla sua controparte tanzaniana che la RPDC avrebbe potuto aiutare la Tanzania a costruire una fabbrica di pompe d’acqua. Egli intendeva dire che era necessario, per il continente africano, avere assistenza ma era importante che seguissero la via dell’appoggio sui propri mezzi, credendo nella loro forza.

Un funzionario tanzaniano che accompagnava il suo presidente disse: «Il Presidente Kim Il Sung ci ha incoraggiati a contare sulle nostre forze mostrandoci una fabbrica di pompe d’acqua; altri paesi avrebbero pensato a far soldi vendendocene; l’esperienza di appoggio sulle proprie forze maturata dalla RPDC è senza dubbio l’assistenza di cui abbiamo bisogno».

Il presidente malgascio Ratsiraka disse: «Altri Paesi avrebbero pescato per noi quando avevamo fame; questo avrebbe significato una nostra continua dipendenza da loro nel futuro, ma il Presidente Kim Il Sung ci ha insegnato a pescare cosicché avremmo potuto prendere pesci da soli ogniqualvolta lo avremmo voluto».

Sotto la grande attenzione del Presidente Kim Il Sung per lo sviluppo dell’agricoltura nei Paesi africani, furono costruiti istituti agricoli in Tanzania e in Guinea e la RPDC inviò tecnici agricoli in questi paesi per rendere loro assistenza tecnica.

In onore di Kim Il Sung, il presidente guineano Sekou Touré fece nominare l’istituto costruito nel suo paese Istituto Agricolo Kim Il Sung.

L’aiuto che Kim Il Sung diede ai popoli africani era motivato dal suo sincero senso del dovere.

Quando scoppiò un’epidemia di colera in un paese, egli ordinò a una squadra medica operante in quel paese di non evitare i malati ma adottare le necessarie misure di prevenzione e fare del loro meglio per curare i pazienti.

Quando il Benin gli chiese di inviare medici specializzati, funzionari nel settore dell’economia pianificata e tecnici della produzione di ceramica, Kim Il Sung risolse il problema senza remore.

Questi sono solo alcuni esempi dell’assistenza internazionalista che la Corea popolare diede concretamente all’Africa.

Non posso, da ultimo, non menzionare il discorso da egli tenuto il 31 agosto 1981 alla riunione consultiva dei ministri dell’Agricoltura dei Paesi dell’Africa orientale e occidentale che avevano partecipato al simposio dei Paesi non allineati e in via di sviluppo, svoltosi a Pyongyang, sull’aumento della produzione alimentare e agricola, e intitolato Per lo sviluppo dell’agricoltura nei Paesi africani.

Avendo studiato in ogni minimo particolare la situazione alimentare africana, egli illustrò per sommi capi l’esperienza dell’edificazione socialista agricola nella RPDC e, facendo il punto sulla situazione della cooperazione tra Corea e Africa, formulò alcuni consigli per la meccanizzazione dell’agricoltura in quei Paesi, mettendo a disposizione i tecnici e gli specialisti coreani per ogni evenienza. Disse tra le altre cose che in Madagascar costoro stavano effettuando lavori d’irrigazione che avrebbero coperto 1000 ettari di terre coltivabili e si stava costruendo un’azienda di colture sperimentali. Propose di creare due istituti, uno in Tanzania e l’altro in Guinea, che coprissero rispettivamente l’Africa orientale e quella occidentale e, per non pesare sulle spalle dei governi ospitanti, affermò che i materiali all’uopo sarebbero stati portati dagli specialisti coreani, che non avrebbero ricevuto alcun compenso bensì vitto e alloggio in base alle usanze del posto.

La solidarietà della Corea popolare con l’Africa non è svanita, tutt’altro: in occasione delle ricorrenze delle visite del Presidente Kim Il Sung in Algeria e in Mauritania nel 1975, come anche degli anniversari dell’instaurazione dei rapporti diplomatici, il Ministero degli Esteri della RPDC pubblica articoli di approfondimento dal carattere militante e riafferma i vincoli che tutt’oggi legano la Corea socialista alla Guinea Equatoriale, alla Repubblica del Congo o al Congo Democratico e altri Paesi. Nel 2013, Kim Jong Un inviò un messaggio di condoglianze a suo nome per la scomparsa di Nelson Mandela e dieci anni esatti dopo la Corea popolare è ancora in prima linea nella solidarietà e nel sostegno ai Paesi africani per l’indipendenza, come dimostra la partecipazione di una delegazione governativa di alto livello della RPDC all’ultimo vertice del Movimento dei Non Allineati e al III vertice del Sud svoltisi a Kampala, in Uganda, la settimana scorsa.

Vi è poi un articolo di Jong Il Hyon, analista internazionale coreano, intitolato La politica truffaldina degli americani in Africa è destinata a fallire, laddove si denuncia il turbinio di visite allora in atto da parte di vari politici americani in diversi Paesi africani, volti a seminare discordia tra questi e la Cina per i loro interessi egoistici e imperialistici. Si trova integralmente tradotto in italiano sul nostro sito (italiacoreapopolare.wordpress.com) e in estratti sul canale Telegram a noi affiliato, Pyongyang Internazionale.

La RPDC è in prima linea nella lotta per un mondo indipendente e multipolare e l’Africa ne è uno dei motori principali. Si può dire che i suoi Paesi stiano realizzando adesso e su base inizialmente nazionale il progetto visionario e lungimirante che il Fratello Guida Muammar al-Gheddafi aveva per il continente intero.

Auguriamo ogni successo ai nostri fratelli e compagni africani!

Gli altri interventi
  1. Africa: un problema che la classe dirigente deve porsi. L’importanza delle infrastrutture

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