Il Tazebao – Non ogni contraddizione si risolve con un deal e la propaganda a reti unificate sui colloqui di Riad, o meglio, sulle aspettative soggettivamente nutrite da essi, serve a celare che i venti di guerra spirano a macchia di leopardo, ma sempre più forti, in altre zone del mondo. E mentre in Africa, ne abbiamo parlato, proseguono guerra e tensioni da un lato all’altro del continente (attenzione anche alla contesa turco-russa per i porti della Guinea Equatoriale, mentre il Somaliland sta conducendo un’attività diplomatico-commerciale che potrebbe valergli diversi importanti riconoscimenti nei prossimi mesi), sembrano riaccendersi, in Asia, le tensioni nel subcontinente indiano: nella prima metà di questo mese, si sono avuti due scontri tra India e Pakistan, con scambi di fuochi di rappresaglia, fortunatamente senza vittime, lungo la Linea di Controllo nel Jammu e Kashmir, recentemente tornato in toto all’India con l’abolizione, da parte di Modi, del suo status di autonomia. Ma nella penisola coreana la situazione è ancor più infiammata: gli Stati Uniti hanno fatto entrare il sottomarino nucleare della classe Alexandria nel porto di Pusan, nella Repubblica di Corea, e dall’inizio di quest’anno hanno condotto diverse esercitazioni militari e simulazioni di invasione della Corea del Nord utilizzando anche proiettili veri e in collaborazione con Giappone e Corea del Sud, laddove sono state aumentate le forniture di armi a quest’ultima e anche alla Conferenza di Monaco si è parlato della “denuclearizzazione completa della Corea del Nord”, il tutto ovviamente rispedito al mittente da Pyongyang. Se, infine, consideriamo le rinnovate minacce americano-israeliane all’Iran circa i bombardamenti, quest’anno, dei suoi siti nucleari, appare fin troppo evidente che la pace promessa da Trump e ingenuamente sperata da alcuni è quantomai lontana: altro che “progressivo ritorno alla normalità”! (JC)
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