L’Africa (di nuovo) in subbuglio. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Il quattordicesimo anniversario dell’inizio del caos libico, con i disordini del 17 febbraio 2011 che precedettero di un mese l’intervento militare della NATO, ad Addis Abeba è stata finalmente firmata la Carta per la pace e la riconciliazione nazionale in Libia, propedeutica allo svolgimento delle elezioni presidenziali a cui prenderà parte anche Saif al-Islam Gheddafi, secondogenito del colonnello finito vittima illustre proprio dalla guerra di quattordici anni fa. E mentre il governo senegalese ha già definito una timeline per il ritiro delle truppe francesi dal suo territorio, fatto da cui anche la Costa d’Avorio sta traendo ispirazione, nell’altrettanto francofona Repubblica Democratica del Congo, invece, i ribelli filo-ruandesi di M23 avanzano e, dopo aver conquistato Goma (capitale del Nord Kivu), ieri hanno occupato Buvaku (capitale del Sud Kivu), mentre il Ruanda continua a negare ogni coinvolgimento nel conflitto in corso, auspicando anzi una risoluzione pacifica del conflitto, mentre il presidente congolese Tshisekedi ha annunciato che non parteciperà al vertice dell’Unione Africana e ha accusato Kigali di ambizioni espansionistiche nella regione. Si registrano sommovimenti anche sul Mar Rosso, dove il 31 gennaio le forze aeree di Gibuti hanno attaccato con droni il villaggio etiope di Eli-Dar per neutralizzare un gruppo autonomista etnico (ma uccidendo 8 civili, tra cui donne e bambini), sicuramente con un sostegno occulto tra le varie basi NATO e occidentali presenti nel Paese e alle spalle dei cinesi, anch’essi sul territorio. Poco lontano, non senza fatica, la Russia ha infine concluso l’accordo col governo sudanese per la costruzione di una base militare a Porto Sudan, le cui trattative erano iniziate nel 2017 ai tempi di Omar al-Bashir, deposto due anni dopo. Uno “sblocco” che favorirà anche l’Iran, che con la Russia sostiene le Forze di Supporto Rapido contro il governo frutto del golpe del 2023, laddove Teheran otterrà verosimilmente un altro punto d’appoggio in loco per sostenere lo Yemen in chiave anti-israeliana qualora dovessero riprendere i combattimenti in Medio Oriente. Cosa tutt’altro che improbabile, vista l’incandescente situazione libanese in cui le piazze di Beirut si sono riempite alla chiamata di Hezbollah contro l’impedimento all’atterraggio di un aereo iraniano su pressioni americano-israeliane per sabotare la partecipazione ai funerali ufficiali di Hassan Nasrallah. Altro che pace: le nubi di guerra continuano a incombere sempre più pesantemente. (JC)

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