Dopo quello su Novoli il nuovo reportage de Il Tazebao sulla periferia fiorentina in collaborazione con il fotografo Jacopo Canè: oggi siamo all’Isolotto.
Isolotto, via Canova, 6 maggio 2021. «A vederlo così, col cavolo che verrebbe voglia di fare un “film sulle case”, per citare il Nanni Moretti di “Caro Diario”. Non serve nemmeno l’espediente del musical sul “pasticciere trotzkista nell’Italia conformista del anni ’50” per ficcare il naso qua e là, in quello e quell’altro giardinetto. Sotterrate dalle immani brutture, le macerie di un’umanità stralunata nemmeno si accorgono del nostro passaggio. Vivono confinati in edifici che tentano di essere moderni ma che sono brutti da morire, con le loro parabole per rifocillarsi di trash. Dice fosse un quartiere tanto ben progettato. Dice. Il punto più allucinante è quel proto-giardinetto con quella proto-lastra bianca nel mezzo (foto di copertina, ndr): un’ipotesi di socialità.
Il senso di pietà per i pochi che incrociamo è forte. Molti sopravvivono con il reddito di stato, con lavoretti di fortuna, con le pensioni. Forse con qualche furtarello. Mi ha colpito particolarmente una donna, di circa cinquant’anni. Non erano nemmeno le 10:00 di mattina e già stava tracannando un bicchiere di vino al ‘barre’. Ho intuito che dopo sarebbe andata dai figli.
Un tempo sarebbero stati l’anima del PCI. Avrebbero creduto a una vita altra e il sogno avrebbe fatto loro sopportare le miserie quotidiane. Oggi vivono così: deprivati di ogni prospettiva, periferici alla storia. Ex operai, ex dipendenti, ex lavoratori, tutti ex attori o ex coprotagonisti di quella storia. Due domande mi sovvengono: se abitassi qui come potrei evadere? Se non riuscissi a evadere come potrei continuare a viverci? La risposta: no exit».
Lorenzo Somigli
Gli scatti sull’Isolotto
Sono Jacopo Canè e sono un fotografo pubblicitario e di reportage, scopro l’arte della fotografia fin da bambino. Nel corso degli anni ho approfondito la passione del reportage e del fotogiornalismo grazie alla professione dei miei genitori, entrambi giornalisti, coadiuvandola alla fotografia di moda (e pubblicitaria in genere) e a quella di eventi. Dopo tanta gavetta e tanti corsi di formazione, ho deciso di mettermi in proprio, volendo realizzare i progetti secondo il mio punto di vista.
Tramite la fotografia cerco di raccontare delle storie che sono invisibili ai più, raccontare tutti quei dettagli che rendono speciale un evento, un capo o la quotidianità di un luogo. I dettagli sono ciò che rendono speciale ogni storia, e in questo mondo sempre più frenetico, saperli notare è sempre più raro. Adoro raccontare le mie storie con “lentezza”, dando risalto a tutto ciò che rende speciale l’ambito che sto raccontando.
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